
Powell non taglia i tassi e boccia le gabelle: «Porteranno più inflazione e meno crescita». Però il presidente si concentra sul tavolo con Tokyo: Honda sposta la produzione in Usa. Giudice contro le espulsioni: «Oltraggio». Gli Stati Uniti vedono nella Cina l’unica vera minaccia e tutte le azioni dell’attuale amministrazione, dai negoziati sull’Ucraina alle trattative sui dazi, vanno lette all’interno di questa cornice. In un’intervista rilasciata a Fox Noticias, Donald Trump non ha escluso di chiedere ad alcuni Paesi - la conversazione verteva, in particolare, su quelli latinoamericani - di scegliere tra Pechino e Washington. La stessa notizia è stata data dal Wall Street Journal, secondo cui la Casa Bianca intende usare le trattative sui dazi come strumento di pressione per portare i propri partner commerciali a limitare i rapporti con il Dragone. Un’informazione da tenere presente anche nell’ottica dei colloqui di ieri tra Usa e Giappone, che il mese scorso ha firmato un accordo con Cina e Corea del Sud per rafforzare la cooperazione tra i tre Paesi.«Il Giappone arriva oggi per negoziare sui dazi, il costo del supporto militare e “l’equità commerciale”», ha scritto Trump su Truth: «Parteciperò all’incontro, insieme ai Segretari del Tesoro (Scott Bessent, ndr) e del Commercio (Jamieson Greer, ndr). Speriamo si possa raggiungere un accordo che sia buono (ottimo!) per il Giappone e gli Usa!». Il presidente degli Stati Uniti, dunque, ha preso direttamente parte alla prima sessione di trattative dal «giorno della liberazione». A Washington è arrivato, ieri, il ministro giapponese per la Rivitalizzazione economica, Ryosei Akazawa. Prima ancora di iniziare, Trump aveva già incassato la sua prima vittoria: Honda, nota casa automobilistica giapponese, ha infatti annunciato la decisione di spostare la produzione della sua Civic ibrida negli Stati Uniti. Il settore dell’automotive rappresenta il 28,3% delle esportazioni nipponiche verso gli Usa.Il Giappone, tradizionalmente un Paese esportatore, ha registrato negli ultimi anni un deficit nella bilancia commerciale dei beni, sebbene in miglioramento nel 2024. Questo deficit è attribuibile in buona parte alla forte dipendenza energetica, che comporta elevate importazioni di combustibili fossili. Tuttavia, il saldo delle partite correnti è sorprendentemente positivo e ha raggiunto i 193 miliardi di dollari nel 2024, grazie ai redditi primari provenienti dagli investimenti diretti esteri. Nel commercio dei beni con gli Stati Uniti, però, Tokyo conta un attivo di 68,5 miliardi di euro nel 2024, in calo del 4,3% rispetto al 2023, un dato che gli Usa chiedono di riequilibrare.Nel frattempo, Trump ha avviato un’indagine per approfondire l’eventuale necessità di dazi sui minerali essenziali. L’azione è stata intrapresa in base alla «Sezione 232» del Trade Act del 1962, norma che consente di limitare le importazioni ritenute una minaccia per la sicurezza nazionale. «Gli Stati Uniti stanno incassando numeri record coi dazi», ha scritto il tycoon in un altro post, «con il costo di quasi tutti i prodotti in calo, inclusi benzina, generi alimentari e praticamente tutto il resto. Allo stesso modo, l’inflazione è in diminuzione. Promesse fatte, promesse mantenute!». Di tutt’altro avviso il presidente della Fed, Jerome Powell, che ieri ha attaccato Trump: gli effetti economici dei dazi, ha dichiarato, «includono inflazione più alta e crescita più bassa». Nessuna azione, dunque, ma soltanto attesa di «maggiore chiarezza prima di prendere in considerazione qualunque aggiustamento», visto anche che «il livello dei dazi annunciati finora è più rilevante di quanto anticipato». Dopo le parole di Powell, Wall Street ha approfondito la discesa in una giornata già di per sé non brillante, segno che i mercati probabilmente speravano in un intervento sui tassi. Secondo il Wto, nel 2025 la guerra commerciale contrarrà il volume degli scambi internazionali da un minimo dello 0,2% fino a un massimo dell’1,5%. Fitch, invece, ha abbassato dello 0,4% le stime di crescita del Pil mondiale, portandolo sotto al 2%. Il governatore della California, Gavin Newsom, intende invece avviare un’azione legale per fermare i dazi. L’esponente dem ha anche chiesto al resto del mondo di esentare il suo Stato dalle eventuali ritorsioni (e se lo può chiedere uno Stato degli Usa, non si capisce perché non dovrebbe farlo un membro dell’Ue). Un giudice federale di Washington, inoltre, ha stabilito che esistono «fondati motivi» per ritenere l’amministrazione Trump colpevole di oltraggio alla Corte per aver violato un suo ordine che vietava l’espulsione di immigrati venezuelani verso El Salvador. Se non risponderanno alle sue domande entro il 23 aprile, ha affermato, deferirà la questione per una possibile azione penale. La Casa Bianca, in un post su X del direttore delle Comunicazioni, Steven Cheung (ripreso anche dalla portavoce ufficiale Karolone Leavitt), ha annunciato immediato ricorso: «Il presidente è impegnato al 100% a garantire che terroristi e clandestini criminali non rappresentino più una minaccia per gli americani».
iStock
Dal 2000 le quotazioni fondiarie valgono oltre il 20% in meno, depurate dall’inflazione. Pac più magra, Green deal e frontiere aperte hanno fatto sparire 1,2 milioni di aziende.
Bill Emmott (Ansa)
Giannini su «Rep» favoleggia di un mondo parallelo di complotti neri, mentre sulla «Stampa» Emmott minimizza il video manipolato di The Donald. Quando giova ai loro obiettivi, indulgono su bavagli e odio.
S’avanza la Cosa Nera. Un orrore primordiale simile all’It evocato da Stephen King, entità oscura che stringe la città di Derry nelle sue maligne grinfie. Allo stesso modo agiscono le «tenebre della destra mondiale» descritte ieri su Repubblica da Massimo Giannini, che si è preso una vacanza dal giornalismo per dedicarsi alla narrativa horror. E ci è riuscito molto bene, sceneggiando una nuova serie televisiva: dopo Stranger Things ecco Populist Things. Una narrazione ambientata in un mondo parallelo e totalmente immaginario in cui «populisti e estremisti deridono le istituzioni democratiche, avvelenano i nostri dibattiti, traggono profitto dalla paura». Un universo alternativo e contorto in cui «gli autocrati possono spacciare le loro verità alternative a community scientemente addestrate a un analfabetismo funzionale coerente con lo spirito del tempo».
Maurizio Landini (Ansa)
- Aumentano gli scontenti dopo il divorzio dalla Uil. Ma il leader insiste sulla linea movimentista e anti Meloni In vista di elezioni e referendum è pronto a imporre il fedelissimo Gesmundo come segretario organizzativo.
- Proteste contro l’emendamento che chiede di comunicare 7 giorni prima l’adesione.
Lo speciale contiene due articoli.
Da mesi, chi segue da vicino le vicende del sindacato e della politica economica del Paese si pone una domanda, se vogliamo banale: ma è possibile che di fronte alla trasformazione della Cgil in una sorta di movimento d’opposizione al governo, ai continui no rispetto a qualsiasi accordo o contratto di lavoro che possa coinvolgere la Meloni e a cospetto di un isolamento sempre più profondo, non ci sia nessuno che dall’interno critichi o comunque ponga qualche domanda a Maurizio Landini?
2025-11-16
Borghi: «Tassare le banche? Sostenibile e utile. Pur con i conti a posto l’Ue non ci premierà»
Claudio Borghi (Ansa)
Il senatore della Lega: «Legge di bilancio da modificare in Aula, servono più denari per la sicurezza. E bisogna uscire dal Mes».
«Due punti in più di Irap sulle banche? È un prelievo sostenibilissimo e utile a creare risorse da destinare alla sicurezza. Le pensioni? È passato inosservato un emendamento che diminuisce di un mese l’età pensionabile invece di aumentarla. La rottamazione? Alla fine, anche gli alleati si sono accodati». Claudio Borghi, capogruppo della Lega in commissione Bilancio del Senato e relatore alla legge di bilancio, sciorina a raffica gli emendamenti di «bandiera» del suo partito con una premessa: «Indicano una intenzione politica che va, poi, approfondita». E aggiunge: «Certo, la manovra avrebbe potuto essere più sfidante ma il premier Giorgia Meloni non ha fatto mistero di volerci presentare nella Ue come i primi della classe, come coloro che anticipano il traguardo di un deficit sotto il 3% del Pil. Io, però, temo che alla fine non ci daranno alcun premio, anche perché, ad esempio, la Bce ha già premiato la Francia che ha un deficit superiore al nostro. Quindi, attenti a non farsi illusioni».






