2025-01-30
Trump vieta il cambio di sesso dei minorenni
Detto, fatto: il leader Usa ha firmato un decreto per porre fine al fenomeno dei baby trans. «Troppi i bambini mutilati» su spinta dell’agenzia pro gender Wpath e della Levine, funzionaria Lgbt di Biden che brigò per eliminare ogni vincolo d’età per le transizioni.Elon recupererà i due bloccati sulla Iss. E l’ad di Meta valuta di trasferirsi a Washington.Lo speciale contiene due articoli.Per realizzare il nuovo «sogno americano» il presidente Donald Trump, come promesso in campagna elettorale, ha firmato un decreto che vieta, si spera definitivamente, ogni «transizione sessuale» dei minorenni.Datato 28 gennaio e intitolato «Proteggere i bambini dalle mutilazioni chimiche e chirurgiche», si tratta di un «ordine esecutivo» piuttosto sintetico, suddiviso in dieci punti ed emanato direttamente dalla White House.Se il decreto sui «due sessi» se la prendeva con «l’ideologia del gender», richiamata e confutata, anche qui la ratio legis è chiarissima ed espressa alla luce del sole. «In tutto il Paese», si afferma, alcuni «medici professionisti» stanno «mutilando e sterilizzando un numero crescente di bambini» e ciò sulla base dell’affermazione «estremista e falsa» che gli adulti potrebbero «cambiare il sesso di un bambino» attraverso una «serie di interventi medici irreversibili».La costatazione di partenza è un fatto acclarato. Secondo le ricerche di UnHerd per esempio, «almeno 5.747 bambini» hanno subito «delle chirurgie di transizione di genere negli Stati Uniti» e questo solo «tra il 2019 e il 2023». Secondo i giuristi di Trump, dunque, «questa pericolosa tendenza» non rappresenta affatto un avanzamento sociale - come nell’era Biden - ma «una macchia nella storia della nostra nazione» che, grazie alle nuove regole, «deve finire». Anche perché «innumerevoli bambini», per i quali i mass media hanno creato il termine di «detransitioners», si pentono «presto di essere stati mutilati». E dopo l’euforia effimera e social della «transizione», iniziano a comprendere «l’orribile tragedia» a cui sono stati indotti da adulti e «medici» senza scrupoli: i maschietti «non saranno mai in grado di concepire figli» e le ragazze non potranno «nutrire i propri figli allattandoli al seno».E anche qui i dati stanno con Trump. Le mastectomie, ovvero le asportazioni di seni per ragioni di «transizione sessuale», tra le ragazzine minorenni dai 13 ai 17 anni, quasi inesistenti agli inizi del XXI secolo, sono state «238 nel 2019 e 282 nel 2021». San Paolo parlava di una «scienza di falso nome» (1 Tm 6), la legge di Trump usa la locuzione analoga di «scienza spazzatura» (junk science), in nome della quale «si ritarda l’inizio o la progressione della pubertà» (coi famigerati bloccanti) o si «rimuovono gli organi sessuali» di un giovane per «ridurre al minimo» o «distruggere le sue funzioni biologiche naturali».Quindi nella Great America in ri-costruzione, «la politica degli Stati Uniti», sarà d’ora in avanti «quella di non finanziare, sponsorizzare, promuovere, assistere o sostenere» la cosiddetta «transizione» di un «bambino da un sesso all’altro». Applicando, «rigorosamente», e su ciò nessun dubbio è lecito, «tutte le leggi che proibiscono o limitano queste procedure distruttive» e che «alterano la vita». Le linee guida su cui tale «falsa scienza» si è fondata negli ultimi anni si trovano negli Standards of Care editi dalla famigerata World professional association for transgender health (Wpath), una sorta di agenzia militante e pro gender, che dovrà imperativamente «modificare o revocare» i suoi Standard, che del resto «mancano di integrità scientifica».Nessun dubbio che il dipartimento della Salute, saldamente in mano all’avvocato cattolico Robert Kennedy jr, saprà mettere in pratica le nuove direttive. E ciò assai meglio di quando al dicastero, nell’era fluida di Joe Biden, era approdata l’ammiraglia transessuale Rachel Leland Levine, silurata da Trump il 20 gennaio scorso. La Levine, per non smentire le sue propensioni, cercò di usare proprio la summenzionata Wpath per portare avanti varie istanze liberal. E lottò come un leone, pardon come una leonessa, per eliminare «i requisiti dell’età minima» per effettuare la chirurgia di «riassegnazione sessuale». A causa sua, infatti, l’età dei richiedenti si abbassò di colpo.In tal contesto, La Verità fu tra i pochi giornali a denunciare l’esistenza di una vera e propria «chat degli orrori» che aveva come protagonisti i medici della Wpath che parlottavano tra loro come nulla fosse di «annullamento sessuale» di bambini, estrogeni che creavano «dolori strazianti» e «vaginoplastiche» che «non sempre hanno risultati perfetti». Si parlò allora di «Wpath leaks» giudicati dai veri professionisti del settore come «deliranti».Ora gli istituti e gli enti di ricerca, «comprese le scuole di medicina e gli ospedali», dovranno «adottare immediatamente» le «misure appropriate» per «porre fine» alle operazioni di «mutilazioni chimiche e chirurgiche dei bambini». Per la gioia di tutti, ad esclusione delle multinazionali della transizione, che hanno entrate miliardarie e prosperano proprio negli Stati Usa guidati dai democratici.In conclusione è bene ricordare ai solerti vescovi Usa, i quali (giustamente) si battono per il rispetto di poveri e rifugiati, che papa Francesco, nella recente dichiarazione Dignitas infinita (2024), a proposito della «transizione», scriveva esattamente così: «Siamo chiamati a custodire la nostra umanità», e ciò significa «anzitutto rispettarla e accettarla così come è stata creata». Quindi, «qualsiasi intervento di cambio di sesso», di norma, «rischia di minacciare la dignità unica che la persona ha ricevuto fin dal concepimento» (n. 60).Benché le lobby Lgbt Usa inizino a protestare contro le riforme di Trump, specie sull’estromissione dei trans nell’esercito, auguriamoci che Giorgia Meloni si ispiri all’alleato americano nel sostegno alla eutanasia celere dell’ideologia gender e di tutti suoi derivati.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/trump-cambio-sesso-2671031229.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="zuck-cerca-casa-vicino-a-donald-musk-andra-a-salvare-gli-astronauti" data-post-id="2671031229" data-published-at="1738235449" data-use-pagination="False"> Zuck cerca casa vicino a Donald. Musk andrà a salvare gli astronauti Sembra che i capi delle Big tech americane stiano tessendo una grande alleanza intorno alla nuova amministrazione americana targata Donald Trump per fare scudo alle minacce esterne. Una coalizione, insomma, che si muove soprattutto in chiave anticinese. Del resto le immagini della cerimonia inaugurale di Trump lo scorso 20 gennaio parlavano già da sé: Mark Zuckerberg, Jeff Bezos, Sundar Pichai ed Elon Musk assistevano all’insediamento vicini, uno accanto all’altro. E a distanza di meno di 10 giorni dall’ingresso del tycoon alla Casa Bianca, i passi delle Big tech della Silicon Valley si muovono verso questa direzione, lasciando diversi indizi. A partire del ceo di Meta, Zuckerberg che, secondo quanto riportato dal Financial Times, starebbe cercando casa nella sede del potere politico americano, a Washington. Una dimora «vicino» alla Casa Bianca sarebbe funzionale a rafforzare i rapporti con l’amministrazione americana anche nell’ottica di avere voce in capitolo in materia di Intelligenza artificiale. Già, perché l’attenzione del papà di Facebook sarebbe proprio concentrata sull’Ia, con l’annuncio di spendere fino a 65 miliardi di dollari il prossimo anno in progetti relativi a questa nuova tecnologia. E con l’obiettivo di analizzare i fattori del successo della startup cinese DeepSeek (e magari scalzarla), Meta ha creato quattro squadre denominate war rooms che dovranno comprendere come DeepSeek sia riuscita a ridurre i costi di formazione e di gestione. Intanto, sulla startup cinese sono già piombate le accuse di OpenAi, l’azienda fondata da Musk e Sam Altman, proprietaria di ChatGpt: DeepSeek avrebbe usato i modelli di apprendimento di OpenAi per sviluppare la propria Ia. David Sacks, il cosiddetto zar di Trump per l’Ia e le criptovalute, anche lui reduce dall’acquisto di una casa a Washington, è intervenuto sul caso a Fox News: «C’è una tecnica nell’Intelligenza artificiale chiamata distillazione», cioè «quando un modello impara da un altro modello, in un certo senso, succhia la conoscenza dal modello principale». Quindi ha concluso: «È possibile che si sia verificato un furto di proprietà intellettuale». L’intesa tra i leader delle Big tech pare essere confermata anche dalla collaborazione tra Apple, l’operatore T-Mobile e SpaceX di Musk. Gli iPhone saranno infatti pronti a supportare il sistema Starlink. Come riporta Bloomberg, nel codice dell’ultimo aggiornamento di Ios è presente l’integrazione alla rete Starlink per gli Stati Uniti, che dovrebbe consentire una maggiore affidabilità e velocità. Ma SpaceX porta a casa anche un’altra vittoria: gli astronauti della Nasa Butch Wilmore e Suni Williams, bloccati sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) da giugno saranno riportati sulla Terra dall’azienda aerospaziale di Musk. Il presidente degli Stati Uniti su Truth ha annunciato di aver chiesto «a Musk e SpaceX di andare a riprendere i due astronauti coraggiosi che sono stati abbandonati virtualmente nello Spazio dall’amministrazione Biden». Williams e Wilmore sono stati inviati sulla Ssi il 5 giugno 2024 per un volo di prova di una settimana con la nuova capsula Starliner di Boeing. Tuttavia, a causa di un malfunzionamento tecnico di Starliner, la data di rientro dei due astronauti è stata posticipata e la Nasa ha ordinato alla capsula di tornare vuota. «Hanno aspettato per molti mesi alla Stazione spaziale», ha ricordato Trump. Ovviamente la risposta di Musk alla richiesta del tycoon è stata affermativa: cercherà finalmente di riportarli sulla Terra.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?