2023-03-20
Se dietro l'eventuale arresto di Trump spunta il nome di Soros
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George Soros (Getty Images)
Non è ancora chiaro se Donald Trump sarà realmente arrestato martedì. Il diretto interessato dice di sì, mentre il suo team legale nega di aver ricevuto finora delle notifiche in tal senso. Per il momento, l’unica cosa certa è che il procuratore distrettuale che lo sta braccando, Alvin Bragg, appartiene al Partito democratico. E intanto spunta anche il nome di George Soros. Durante la sua campagna del 2021 per l’elezione a procuratore di Manhattan, Bragg è stato supportato dalla onlus Color of Change. “Manhattan è in ritardo per la riforma e siamo fiduciosi che Alvin Bragg possa realizzarla”, dichiarò a maggio del 2021 Rashad Robinson, portavoce di Color of Change. “In qualità di residente di Harlem per tutta la vita e unico uomo di colore in questa corsa, Alvin Bragg ha avuto esperienze dirette con il sistema legale criminale che hanno plasmato la sua comprensione delle ingiustizie e le sue posizioni politiche”, proseguì. Ora, stando a quanto riferito dal New York Post nel dicembre di quello stesso anno, “Soros ha [...] donato un milione di dollari alla campagna di successo per la procura distrettuale di Alvin Bragg a Manhattan, incanalando il denaro attraverso il comitato di azione politica Color of Change, secondo documenti pubblici”. A confermare che i soldi di Soros sono finiti a sostenere Bragg sono state anche le testate conservatrici Washington Free Beacon e National Review, rispettivamente a giugno e luglio dell'anno scorso. Tutto questo, sebbene a febbraio del 2022 il Daily Mail rivelò che, del milione complessivo versato da Soros, Color of Change avrebbe successivamente ritirato 500.000 dollari dalla campagna di Bragg a seguito di una non meglio precisata “accusa inquietante” mossa da una donna contro di lui.Ricordiamo che, negli scorsi anni, il magnate liberal ha assai spesso finanziato le campagne elettorali di procuratori distrettuali progressisti in varie parti degli Stati Uniti: procuratori dalle posizioni molto blande e ideologizzate, durante i cui mandati è frequentemente aumentato il tasso di crimini. “George Soros ha speso più di 40 milioni di dollari negli ultimi dieci anni per eleggere decine di pubblici ministeri liberal in metà delle più grandi giurisdizioni americane, molte delle quali sono ora tormentate dalla criminalità”, riferì a giugno il Washington Free Beacon. Non solo. Dati ufficiali del Dipartimento di polizia di New York City hanno evidenziato che, nel 2022, si è registrato un aumento del 22% dei crimini complessivi. Ora, è chiaro che la responsabilità di questa situazione non è attribuibile esclusivamente a Bragg. Tuttavia è difficile non pensare che la linea lassista del procuratore distrettuale non abbia avuto alcuna incidenza su questo preoccupante dato (ricordiamo d’altronde che il diretto interessato è entrato in carica proprio a inizio gennaio del 2022).Davanti a questa situazione, verrebbe quindi onestamente da chiedersi per quale ragione Bragg si concentri tanto sul caso di Stormy Daniels e se non ci sia invece qualcosa di più urgente di cui occuparsi. Anche perché, sulla questione del sospetto di violazione delle leggi federali sui finanziamenti elettorali, c’è un precedente: quello dell’ex candidato presidenziale dem John Edwards. Un precedente che, a detta di vari esperti legali, giocherebbe a favore di Trump. Siamo quindi proprio sicuri che un eventuale arresto non poggerebbe su motivazioni politiche?
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)