2023-11-11
Truffe Veneto banca: tutti prescritti
Vincenzo Consoli, ex ad di Veneto banca (Ansa)
In arrivo il non luogo a procedere per Vincenzo Consoli e gli altri ex dirigenti. Destino opposto, invece, per l’istituto di credito del Chianti: condannati in appello i vecchi vertici.Prescrizione per la banca che non c’è più e condanne per quella che c’è ancora. In poche ore la giustizia ha dato la sua risposta (tardiva) a due scandali di sette anni fa. Il processo di Treviso agli ex vertici di Veneto banca, crollata bruciando 5 miliardi dei soci, viaggia verso la prescrizione. Invece la Corte di appello di Firenze ha emesso 15 condanne per gli amministratori e gli ex manager di Chianti banca, a processo per falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza. Anche qui la prescrizione è in agguato tra pochi mesi. Veneto banca, dopo lo scandalo, è stata ceduta gratis a Intesa Sanpaolo e fatta sparire nel 2017, con lo Stato che ha offerto garanzie pubbliche per 5 miliardi. Mercoledì è iniziato il processo d’appello a Treviso e ieri il collegio si è preso un mese per calcolare con precisione la prescrizione, che comunque è già certa ed era stata già paventata dai legali dei risparmiatori il 15 luglio dell’anno scorso, quando era stato disposto il rinvio a giudizio. La sentenza di non luogo a procedere è attesa per l’ex amministratore delegato ed ex direttore generale Vincenzo Consoli, per Mosè Fagiani, ex condirettore generale e capo dell’area commerciale, e per Renato Merlo, ex direttore pianificazione e controllo. Erano tutti imputati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, nel filone d’indagine sulla vendita delle azioni dell’ex Popolare di Montebelluna, che per l’accusa erano state sopravvalutate del 77% con un danno da 107 milioni. Altre presunte truffe precedenti al 15 gennaio 2015 erano già state dichiarate prescritte dal giudice dell’udienza preliminare. Potrebbe invece andare in porto il processo Veneto banca sulla bancarotta fraudolenta, che si prescriverebbe solo nel 2029 e riguarda un buco da 309 milioni. A riprova del fatto che, anche su altri crac bancari, per la lentissima giustizia italiana è stato perdente non contestare ai colletti bianchi i reati fallimentari, come La Verità aveva scritto all’epoca. Intanto, a gennaio scorso, in un altro filone d’inchiesta, Consoli ha subito una condanna a tre anni di reclusione in secondo grado (erano tre in primo grado). La prescrizione scontata per il processo di Treviso non è andata giù a Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale del Veneto. L’esponente della Lega dice: «È indegno di una nazione civile: la prescrizione sulla truffa delle azioni al processo di Veneto banca segna una sconfitta inaccettabile dello Stato di diritto. Come possono le istituzioni democratiche chiedere la fiducia dei cittadini se lo Stato non riesce a fare giustizia davanti a un caso in cui è lampante il danno subito?». Danno che ha colpito non solo 2.300 risparmiatori, ma anche le tasche di tutti i contribuenti italiani. Quella di Chianti banca è una storia diversa e l’istituto cooperativo è sano, con un bilancio 2022 che ha registrato 41 milioni di utile e un coefficiente di solidità patrimoniale (Cet1 ratio) al 17,5%. Qui è arrivata una condanna in secondo grado all’ex direttore generale Andrea Bianchi (un anno e otto mesi), all’ex presidente Claudio Corsi (un anno e mezzo), all’ex vicepresidente Stefano Mecocci (un anno e mezzo) e all’ex presidente del collegio sindacale Enzo Barbucci (un anno e mezzo). In primo grado erano stati assolti. Condannati a un anno e quattro mesi anche undici ex membri del cda del periodo 2015-2016. Le difese degli imputati hanno annunciato ricorso in Cassazione e va ricordato che falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza di Bankitalia si prescrivono in sette anni e mezzo, quindi non manca molto. La vicenda alla base del processo, partita da un esposto interno, riguarda in gran parte un Btp 2046 da 100 milioni classificato in modo scorretto, secondo l’accusa, per mascherare le reali condizioni patrimoniali dell’istituto. Qui, rispetto al crac delle venete, la storia non era particolarmente complicata, ma dalla richiesta di rinvio a giudizio alla seconda sentenza sono comunque passati quattro anni.