2021-11-13
Truffe del reddito di cittadinanza: Inps cieco
Dagli atti dell'inchiesta sulla banda accusata di aver chiesto il sussidio per migliaia di romeni che vivevano all'estero si scopre che in centinaia dichiaravano di risiedere nello stesso palazzo. Nessun sospetto, nessun controllo: campo libero ai criminali.«Il suo nome era Cerutti Gino, ma lo chiamavan Drago, gli amici al bar del Giambellino, dicevan che era un mago». Molti di voi lettori, almeno quelli più stagionati, riconosceranno in queste parole il ritornello di una famosa ballata. La ballata del Cerutti Gino, il drago o il mago del Giambellino. Simpatico ladruncolo della periferia milanese di soggiorno nel carcere di San Vittore più che a casa sua. Così cantava il compianto e indimenticato Giorgio Gaber. Cerutti era specializzato nel rubare vespe e motocicli in genere. Fosse stato vivo oggi forse lo avremmo trovato in fila al patronato a chiedere il reddito di cittadinanza. Il mago del Giambellino forse non c'è più. O forse non è mai esistito. Ma in via del Giambellino di maghi oggi sembrano essercene ancora un bel po', 566 per l'esattezza. Tutti rumeni; e tutti rigorosamente invisibili. Ma capaci di materializzarsi come veri maghi il 27 del mese per riscuotere il reddito di cittadinanza. Pur non avendo mai visto Milano neppure su Internet. Ma ai maghi, si sa, nulla è precluso. In realtà l'esercito dei percettori abusivi del reddito di cittadinanza è molto più corposo. Non qualche centinaio, ma qualche migliaio. O forse poche decine. Secondo l'ordinanza firmata dal giudice Teresa De Pascale del Tribunale di Milano, 16 sono i cittadini rumeni presunti organizzatori di una colossale truffa ai danni dello Stato italiano. Sarebbero responsabili - si legge nel provvedimento - di aver organizzato «un'associazione a delinquere finalizzata a far ottenere a circa 6.200 soggetti il beneficio del reddito di cittadinanza o reddito di emergenza pur non avendone diritto (in quanto mai residenti in Italia, o comunque non residenti in Italia da almeno dieci anni di cui gli ultimi due in modo continuativo), così cagionando un danno all'erario quantificato in circa 14.600.000 euro, pari al reddito indebitamente percepito fino alla revoca». La particolarità di questi fantomatici percettori del reddito, stando alla lettura delle carte, era quella di ammassarsi praticamente agli stessi indirizzi con densità abitative teoricamente tali da far impallidire una qualsiasi favelas brasiliana. Oltre ai 566 di via Giambellino, ve ne erano 618 tutti ammassati in via degli Apuli e 686 in via Selinunte. L'abolizione della povertà voluta dal ministro Luigi Di Maio non conosce confini e si fa beffe delle più elementari leggi della fisica. Dove ci sta un corpo non ce ne sta un altro a meno che non si debba riscuotere il reddito a 5 stelle. L'«organizzazione criminosa», si legge ancora nelle carte, era dedita alla «commissione seriale di numerosissime truffe volte al conseguimento indebito del beneficio […] in favore di migliaia di persone di nazionalità rumena mediante la compiacenza di alcuni Caf/Patronati». «La quasi totalità delle istanze» erano istruite da dipendenti e soci di una società legalmente rappresentata dal primo degli indagati. L'azienda aveva un «modus operandi sistematico e collaudato» con tanto di «condotte intimidatorie e minacciose». Ancorché necessaria la presenza fisica del richiedente, gli organizzatori si erano inventati procedure di richiesta alternative tramite delega rilasciata ai procacciatori che si presentavano ai Caf compiacenti con mazzette di 3040 richieste per volta. L'impianto accusatorio si presenta robusto grazie al certosino incrocio delle banche date da parte degli inquirenti. Se l'Inps di Pasquale Tridico - sempre solerte nel punire severamente i nostri imprenditori quando sbagliano una virgola nelle dichiarazioni e nei versamenti - avesse fatto lo stesso in tempo reale ci saremmo risparmiati un ammanco finanziario difficilmente recuperabile. È difficile infatti capire come, davanti a truffe così macroscopiche, l'istituto non si sia accorto di nulla.Non ci voleva un genio per capire che il perverso meccanismo del reddito di cittadinanza potesse prestarsi a queste truffe. Rabbrividiamo a pensare cosa sia possibile architettare in futuro. La legge di bilancio firmata da Mario Draghi destina 80 miliardi in otto anni al Rdc. L'equivalente dei sussidi che sempre in questi anni l'Ue riconosce all'Italia attraverso il Next generation Eu. Che poi in realtà scendono a 20 perché 60 ce li mette l'Italia con il suo bilancio. Ma il solo far fare ai soldi questo giro - anzi raggiro - porta con sé un bel pacco di condizionalità in più. Non numerose come le pratiche fantasma predisposte dai rumeni, ma poco ci manca. Una pianta malata non può che dare pessimi frutti. Qualcuno riesce a convincerci che per lo Stato sia più logico offrire un salario a un disoccupato perché questo continui a non far nulla piuttosto che un impiego? Se lo Stato facesse verniciare all'imbianchino disoccupato un asilo nido - pagandolo il giusto - avremmo un posto di lavoro aggiuntivo, una persona realizzata e un asilo migliore. Non sarebbe più semplice assegnare ai beneficiari 28 assegni da 1.300 euro che incasserebbe ogni mese il datore di lavoro che li assume? Buona parte del costo del lavoro dei primi due anni sarebbe rimborsato. Tredicesime e quattordicesime incluse. Se lo scopo del Rdc è inserire le persone nel mondo del lavoro si offra loro questo. Semplice e senza trucchi da mago del Giambellino, appunto.