2025-01-19
Troppa libertà su X: l’Unione minaccia Musk
L’Europarlamento martedì discuterà della corretta applicazione del Dsa. La Commissione, intanto, chiede una nuova indagine sulla piattaforma, che sarà costretta a conservare tutta la documentazione. Il proprietario provoca: «Make Europe great again».«Da Maga (Make America great again, ndr) a Mega: rendiamo l’Europa di nuovo grande!». Con questo messaggio postato ieri su X Elon Musk insiste sull’acronimo Mega per rilanciare il Vecchio continente. Proprio mentre l’Europa, intesa come Bruxelles, insiste col pressing su Musk. La mattina di martedì 21 gennaio, ovvero il giorno dopo la cerimonia di insediamento a Washington di Donald Trump, alla plenaria dell’Europarlamento terrà banco proprio «la corretta applicazione della legge sui servizi digitali (Dsa) per salvaguardare la democrazia», così recita l’agenda della riunione. Dove si aggiunge che il dibattito con il Consiglio e la Commissione si concentrerà sulla conformità delle principali società di social media Digital services act» e che «i deputati dovrebbero sottolineare la mancanza di trasparenza e di responsabilità degli algoritmi di raccomandazione delle piattaforme e l’incapacità di queste ultime di affrontare rischi come la disinformazione e le interferenze straniere». È probabile, viene aggiunto, «che i deputati sollevino anche la questione del futuro del partenariato transatlantico sulla tecnologia, in particolare nel contesto dell’insediamento del presidente eletto Donald Trump il 20 gennaio, del coinvolgimento di Elon Musk nel governo degli Stati Uniti e della recente decisione di Meta di porre fine al suo programma di fact checking». Il dibattito sarà acceso: un assaggio s’è avuto già alla conferenza dei presidenti, dove l’asse composto da Ppe, Ecr, Patrioti e Afd, ha imposto di togliere ogni menzione diretta a Musk nel titolo del dibattito sulle piattaforme social previsto per martedì. Nel frattempo, la Commissione Ue ha chiesto al social network di fornire entro il 15 febbraio la documentazione interna relativa al suo sistema di «raccomandazione» che suggerisce contenuti agli utenti, e qualsiasi modifica apportata di recente. La Commissione ha inoltre emesso un «ordine di conservazione» con il quale si richiede alla piattaforma di conservare documenti e informazioni interne riguardanti future modifiche alla progettazione e al funzionamento dei suoi algoritmi di raccomandazione, per il periodo compreso tra il 17 gennaio 2025 e il 31 dicembre 2025, a meno che l’indagine in corso non venga conclusa prima. Infine, da Bruxelles hanno chiesto di accedere ad alcune interfacce di programmazione delle applicazioni commerciali di X, che consentono una verifica diretta dei fatti sulla moderazione dei contenuti e sulla viralità degli account.Venerdì scorso sono state dunque avviate tre ulteriori misure di indagine tecnica sulla piattaforma di Musk nell’ambito del procedimento formale partito il 18 dicembre 2023 ai sensi del Digital services act (Dsa). La vicepresidente esecutiva per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, ha spiegato che tali ulteriori misure servono «a far luce sulla conformità dei sistemi di raccomandazione di X con gli obblighi previsti dal Dsa. Ci impegniamo a garantire che ogni piattaforma che opera nell’Ue rispetti la nostra legislazione, che mira a rendere l’ambiente online equo, sicuro e democratico per tutti i cittadini europei». Ieri il leader della destra olandese, Geert Wilders (che domani sarà presente all’insediamento di Trump a Washington) ha attaccato l’Unione europea, accusandola di censura. «I pezzi grossi a Bruxelles sono in rivolta perché Elon Musk ha dialogato su X con la leader dell’Afd, Alice Weidel. Sebbene il Dsa europeo renda omaggio alla libertà di parola, è in realtà uno strumento di censura per limitare la libertà di espressione sulle piattaforme social», ha detto. «Aziende come X e Facebook stanno abbandonando la censura. Le plaudo per questo. I media mainstream dicono che» le due società «corrono a baciare l’anello di Trump, ma la loro decisione» sullo stop al fact checking «è semplicemente di buon senso: la censura è costosa e non vale la pena di impegnarsi», ha aggiunto Wilders.Il portavoce dell’Ue per il digitale, Thomas Regnier, ha insistito sul fatto che la richiesta di venerdì è «completamente indipendente da qualsiasi considerazione politica o da eventi specifici accaduti di recente». Di certo, Trump - che domani assumerà la carica di quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti - ha criticato varie politiche della Ue. E di recente anche Meta di Mark Zuckerberg si è allineata evidenziando il crescente numero di leggi che istituzionalizzano la censura in Europa. Quanto a Musk, che ha già definito la Dsa varato da Bruxelles uno strumento di censura, ieri ha rincarato la dose su X: «Molte persone in Europa non hanno speranza per il futuro o pensano che l’Europa sia in qualche modo “cattiva”. Un pessimismo dilagante. Questo porterà alla fine dell’Europa. Pertanto, deve cambiare». Più chiaro di così.