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2021-11-07
A Trieste sfilano in 8.000, scontri e 12 fermi
Ansa
«Chi non rispetta tutte le prescrizioni dell'autorità di pubblica sicurezza rischia l'arresto», avevano intimato dalla questura di Trieste. Piazza Unità d'Italia, ormai simbolo della protesta contro il green pass, come disposto dalla prefettura era completamente transennata.
Ben 400 unità delle forze dell'ordine hanno, invece, controllato la città e gli ingressi, anche quelli dalla Slovenia, per impedire l'arrivo di facinorosi e black bloc. A manifestazione ormai sciolta, circa 200 persone, verso le 18, hanno tentato di raggiungere piazza Unità d'Italia da piazza della Borsa, spingendo le transenne nel tentativo di far arretrare lo schieramento delle forze dell'ordine. Queste, però, hanno reagito respingendo i manifestanti e agitando anche i manganelli. Insulti sono stati rivolti presidente del Consiglio Mario Draghi e al sindaco Roberto Dipiazza. Verso le 20, però, c'è stato un secondo tentativo. Polizia e carabinieri hanno respinto ancora una volta i manifestanti, spingendoli fino a piazza della Borsa, usando anche i manganelli e gli scudi per farsi largo. Poco prima dell'azione un nucleo delle forze dell'ordine si era anche staccato per posizionarsi alle spalle dei manifestanti. Molti hanno lasciato la piazza. E alla fine tra i due blocchi di polizia c'erano un centinaio di persone. In totale si sono contati 12 fermati.
Il corteo era partito alle 15, come previsto, da piazza Libertà. Alle 15.30 c'erano già circa 5.000 partecipanti, un dato stimato dagli organizzatori e confermato anche dalla questura. Ma alle 16 avevano raggiunto quota 8.000.
Nonostante le prescrizioni, in pochi indossavano la mascherina. Man mano che le file della protesta si sono ingrossate, però, con il megafono qualcuno ha rivolto più volte l'invito a usarla e a mantenere il distanziamento. Fino all'altezza della chiesa greco ortodossa, a due passi da Piazza Unità d'Italia, il corteo ha avanzato in modo sereno, tra gli slogan «Libertà» e «La gente come noi non molla mai». Lì, però, alcuni manifestanti si sono avvicinati allo sbarramento di forze dell'ordine urlando «vergogna» e la situazione si è surriscaldata una prima volta. Ma non è degenerata.
Il corteo si è snodato lungo le Rive, per poi avviarsi verso il centro della città. Qualche insulto è volato anche mentre i manifestanti passavano sotto la sede del quotidiano Il Piccolo. Nel corteo c'erano anche un gruppo di sanitari sospesi dal servizio perché non si sono sottoposti al vaccino e il consigliere comunale Ugo Rossi del movimento 3V. Giunto in piazza Oberdan, il corteo si è fermato e la manifestazione è stata sciolta prima del ritorno al punto di partenza, in piazza della Libertà, come era stato previsto. Gli organizzatori hanno spiegato che i manifestanti si sono fermati prima perché in piazza Oberdan c'è la sede del Consiglio regionale e, siccome i no green pass si sono sentiti attaccati anche dalle istituzioni, hanno voluto lanciare un segnale. Sul posto sono rimaste comunque circa 300 persone che hanno continuato a raccogliere fondi per sostenere eventuali spese legali. Anche perché, a quanto pare, non c'era un servizio d'ordine.
Rossi, però, durante la manifestazione ha spiegato che «mascherine e steward» non c'erano, «perché era un compito della pubblica sicurezza, dell'autorità, non certo di chi manifesta». Rossi ha detto di non essere intimorito da eventuali sanzioni: «Ho già accumulato multe per 25.000 euro prese in un anno e mezzo, non ho alcun timore, la protesta continuerà a oltranza fino a quando l'obbligo vaccinale e il green pass non saranno aboliti. Vaccinati e non vaccinati, noi insieme e contro le discriminazioni». E sulle possibili infiltrazioni di facinorosi ha affermato: «Siamo gente pacifica e cittadini comuni che lottano per la libertà». E, infine, ha risposto alle domande dei giornalisti sul rapporto con Stefano Puzzer: «Lui fa le sue scelte», ha detto Rossi, «ma gli obiettivi possono essere comuni. Noi abbiamo messo da parte simboli e personalismi. C'era già un coordinamento e non ne serviva anche un altro». Puzzer intanto ha fatto sapere che oggi sarà a Pordenone per partecipare alla manifestazione «La verità ci rende liberi», in programma alle 14.30 in piazza Risorgimento e autorizzata. Una sessantina di simpatizzanti del referente dei portuali di Trieste, invece, ieri sera si sono radunati in piazza del Popolo a Roma. Il gruppo è stato monitorato dalle forze dell'ordine. Nei confronti di Puzzer nei giorni scorsi la questura di Roma ha emesso un foglio di via obbligatorio dalla Capitale con divieto di soggiorno per un anno, perché aveva posizionato un banchetto, proprio a piazza del Popolo, attirando una folla di alcune centinaia di persone.
Più di 300 persone, poi, si sono riunite in piazza Santa Maria Novella a Firenze per un'assemblea pubblica promossa dal coordinamento fiorentino dei no green pass e, al grido «libertà», hanno dato vita a un corteo, partito alle 16.45, che ha sfilato per le vie del centro prima di tornare in piazza per la conclusione. In questo caso non c'è stata alcuna tensione.
A Milano il corteo blocca il traffico. A Torino anarchici per i migranti
A Milano, tranne un momento di tensione con la troupe di Fanpage, il sedicesimo corteo contro il green pass, con oltre 4.000 manifestanti, sembrava essersi avviato senza troppi scossoni da piazza Fontana. Come ogni sabato gli attivisti si sono radunati fin dalle 16 tra il Duomo e piazza Beccaria. Poi, però, il cordone umano ha deviato il percorso indicato dal questore di Milano, Giuseppe Petronzi. D'altra parte, i promotori dell'iniziativa avevano rifiutato una mediazione sul tragitto che aggirava obiettivi indicati come «sensibili»: la Cgil, il palazzo di giustizia e le sedi di giornali. Il rifiuto da parte del comitato, che aveva ritirato il preavviso inviato alla questura per la manifestazione, aveva già alzato la tensione. Tant'è che sul canale Telegram gli organizzatori avevano annunciato che le disposizioni della questura non sarebbero state rispettate. E già alla partenza un giornalista e un operatore di Fanpage sono stati spintonati da due giovani manifestanti che, però, sono stati bloccati e identificati dagli agenti della Digos presenti.
Uno dei due ha se l'è presa con i giornalisti, l'altro si è avvicinato dopo l'arrivo della polizia e al controllo è risultato sprovvisto di documenti. Entrambi sono stati accompagnati in questura. Ed è tornata subito la calma. Il corteo, al quale hanno preso parte anche Paolo Maurizio Ferrari, ex brigatista, considerato uno degli irriducibili delle Br, già stato denunciato due settimane fa per una manifestazione non autorizzata, e una quindicina di ultrà della Triestina, si è diretto in piazza Duomo percorrendo via Mazzini. E a quel punto ha cercato di imboccare corso di Porta Romana.
«L'ipotesi proposta ai manifestanti», era stato spiegato, «ha trovato, in linea con i comunicati dei giorni precedenti, la ferma opposizione di questi, che hanno palesato, in tal modo, un maggiore interesse alla contrapposizione fine a se stessa che alla ricerca di un'ipotesi volta a garantire il diritto di manifestare». Il questore Giuseppe Petronzi ha quindi emesso un provvedimento di prescrizione con orari e tracciato fissi per la manifestazione. Gli accessi alle altre strade sono quindi stati blindati con uomini e mezzi delle forze dell'ordine. Ma alcuni manifestanti hanno deviato in corso di Porta Vigentina, uscendo dal percorso indicato dalla questura. Viale Beatrice d'Este è stata invasa e il traffico bloccato. Poi chi ha deviato si è diretto verso i Navigli. Tra i manifestanti che hanno seguito il percorso indicato dalla Questura, circa 700, alcuni hanno portato in spalla una bara di cartone avvolta in una bandiera dell'Italia con dei garofani poggiati sopra, per celebrare quello che hanno definito «il funerale della libertà». «Giù le mani dai bambini», i cori accompagnati da fischietti e trombe. Tra i manifestanti c'era anche un gruppo di lavoratori della logistica con i gilet gialli e con lo striscione «ora e sempre resistenza», in omaggio alle proteste francesi.
La polizia, in viale Beatrice d'Este, strada con due corsie per carreggiata piena di auto, ha tentato di bloccare il secondo corteo, schierandosi in cordone a metà del viale, non lontano dall'università Bocconi, per cercare di evitare che la protesta raggiungesse la Darsena, mentre i manifestanti urlavano «Libertà» e accendevano fumogeni. Poco prima delle 19.30, però, il gruppo ribelle ha aggirato il blocco, girando attorno all'isolato, ed è tornando a occupare viale d'Este. A quel punto il corteo si è ulteriormente frammentato in gruppi che si sono mossi in modo confuso.
A Torino, invece, durante il corteo, arrivato al quindicesimo sabato consecutivo, la polizia è stata costretta a una carica di alleggerimento contro 400 anarchici, che protestano per le vie del centro contro frontiere e Cpr (e non contro il green pass). Le parti sono entrate in contatto in piazza Savoia. In precedenza i manifestanti avevano imbrattato muri e vetrine di UniCredit e Banca del Piemonte in via Pietro Micca e via Cernaia. In piazza Savoia, invece, sono state lanciate uova piene di vernice e bottiglie contro le forze dell'ordine.
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Partecipata manifestazione no green pass, nonostante le pesanti misure di sicurezza e la città blindata dalla questura A evento terminato, qualche tafferuglio con la polizia, con un drappello che ha provato a forzare il cordone degli agenti.A Milano tragitto non concordato e tensioni. In Piemonte kompagni caricati.Lo speciale contiene due articoli.«Chi non rispetta tutte le prescrizioni dell'autorità di pubblica sicurezza rischia l'arresto», avevano intimato dalla questura di Trieste. Piazza Unità d'Italia, ormai simbolo della protesta contro il green pass, come disposto dalla prefettura era completamente transennata. Ben 400 unità delle forze dell'ordine hanno, invece, controllato la città e gli ingressi, anche quelli dalla Slovenia, per impedire l'arrivo di facinorosi e black bloc. A manifestazione ormai sciolta, circa 200 persone, verso le 18, hanno tentato di raggiungere piazza Unità d'Italia da piazza della Borsa, spingendo le transenne nel tentativo di far arretrare lo schieramento delle forze dell'ordine. Queste, però, hanno reagito respingendo i manifestanti e agitando anche i manganelli. Insulti sono stati rivolti presidente del Consiglio Mario Draghi e al sindaco Roberto Dipiazza. Verso le 20, però, c'è stato un secondo tentativo. Polizia e carabinieri hanno respinto ancora una volta i manifestanti, spingendoli fino a piazza della Borsa, usando anche i manganelli e gli scudi per farsi largo. Poco prima dell'azione un nucleo delle forze dell'ordine si era anche staccato per posizionarsi alle spalle dei manifestanti. Molti hanno lasciato la piazza. E alla fine tra i due blocchi di polizia c'erano un centinaio di persone. In totale si sono contati 12 fermati.Il corteo era partito alle 15, come previsto, da piazza Libertà. Alle 15.30 c'erano già circa 5.000 partecipanti, un dato stimato dagli organizzatori e confermato anche dalla questura. Ma alle 16 avevano raggiunto quota 8.000.Nonostante le prescrizioni, in pochi indossavano la mascherina. Man mano che le file della protesta si sono ingrossate, però, con il megafono qualcuno ha rivolto più volte l'invito a usarla e a mantenere il distanziamento. Fino all'altezza della chiesa greco ortodossa, a due passi da Piazza Unità d'Italia, il corteo ha avanzato in modo sereno, tra gli slogan «Libertà» e «La gente come noi non molla mai». Lì, però, alcuni manifestanti si sono avvicinati allo sbarramento di forze dell'ordine urlando «vergogna» e la situazione si è surriscaldata una prima volta. Ma non è degenerata. Il corteo si è snodato lungo le Rive, per poi avviarsi verso il centro della città. Qualche insulto è volato anche mentre i manifestanti passavano sotto la sede del quotidiano Il Piccolo. Nel corteo c'erano anche un gruppo di sanitari sospesi dal servizio perché non si sono sottoposti al vaccino e il consigliere comunale Ugo Rossi del movimento 3V. Giunto in piazza Oberdan, il corteo si è fermato e la manifestazione è stata sciolta prima del ritorno al punto di partenza, in piazza della Libertà, come era stato previsto. Gli organizzatori hanno spiegato che i manifestanti si sono fermati prima perché in piazza Oberdan c'è la sede del Consiglio regionale e, siccome i no green pass si sono sentiti attaccati anche dalle istituzioni, hanno voluto lanciare un segnale. Sul posto sono rimaste comunque circa 300 persone che hanno continuato a raccogliere fondi per sostenere eventuali spese legali. Anche perché, a quanto pare, non c'era un servizio d'ordine. Rossi, però, durante la manifestazione ha spiegato che «mascherine e steward» non c'erano, «perché era un compito della pubblica sicurezza, dell'autorità, non certo di chi manifesta». Rossi ha detto di non essere intimorito da eventuali sanzioni: «Ho già accumulato multe per 25.000 euro prese in un anno e mezzo, non ho alcun timore, la protesta continuerà a oltranza fino a quando l'obbligo vaccinale e il green pass non saranno aboliti. Vaccinati e non vaccinati, noi insieme e contro le discriminazioni». E sulle possibili infiltrazioni di facinorosi ha affermato: «Siamo gente pacifica e cittadini comuni che lottano per la libertà». E, infine, ha risposto alle domande dei giornalisti sul rapporto con Stefano Puzzer: «Lui fa le sue scelte», ha detto Rossi, «ma gli obiettivi possono essere comuni. Noi abbiamo messo da parte simboli e personalismi. C'era già un coordinamento e non ne serviva anche un altro». Puzzer intanto ha fatto sapere che oggi sarà a Pordenone per partecipare alla manifestazione «La verità ci rende liberi», in programma alle 14.30 in piazza Risorgimento e autorizzata. Una sessantina di simpatizzanti del referente dei portuali di Trieste, invece, ieri sera si sono radunati in piazza del Popolo a Roma. Il gruppo è stato monitorato dalle forze dell'ordine. Nei confronti di Puzzer nei giorni scorsi la questura di Roma ha emesso un foglio di via obbligatorio dalla Capitale con divieto di soggiorno per un anno, perché aveva posizionato un banchetto, proprio a piazza del Popolo, attirando una folla di alcune centinaia di persone. Più di 300 persone, poi, si sono riunite in piazza Santa Maria Novella a Firenze per un'assemblea pubblica promossa dal coordinamento fiorentino dei no green pass e, al grido «libertà», hanno dato vita a un corteo, partito alle 16.45, che ha sfilato per le vie del centro prima di tornare in piazza per la conclusione. 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D'altra parte, i promotori dell'iniziativa avevano rifiutato una mediazione sul tragitto che aggirava obiettivi indicati come «sensibili»: la Cgil, il palazzo di giustizia e le sedi di giornali. Il rifiuto da parte del comitato, che aveva ritirato il preavviso inviato alla questura per la manifestazione, aveva già alzato la tensione. Tant'è che sul canale Telegram gli organizzatori avevano annunciato che le disposizioni della questura non sarebbero state rispettate. E già alla partenza un giornalista e un operatore di Fanpage sono stati spintonati da due giovani manifestanti che, però, sono stati bloccati e identificati dagli agenti della Digos presenti. Uno dei due ha se l'è presa con i giornalisti, l'altro si è avvicinato dopo l'arrivo della polizia e al controllo è risultato sprovvisto di documenti. Entrambi sono stati accompagnati in questura. Ed è tornata subito la calma. Il corteo, al quale hanno preso parte anche Paolo Maurizio Ferrari, ex brigatista, considerato uno degli irriducibili delle Br, già stato denunciato due settimane fa per una manifestazione non autorizzata, e una quindicina di ultrà della Triestina, si è diretto in piazza Duomo percorrendo via Mazzini. E a quel punto ha cercato di imboccare corso di Porta Romana. «L'ipotesi proposta ai manifestanti», era stato spiegato, «ha trovato, in linea con i comunicati dei giorni precedenti, la ferma opposizione di questi, che hanno palesato, in tal modo, un maggiore interesse alla contrapposizione fine a se stessa che alla ricerca di un'ipotesi volta a garantire il diritto di manifestare». Il questore Giuseppe Petronzi ha quindi emesso un provvedimento di prescrizione con orari e tracciato fissi per la manifestazione. Gli accessi alle altre strade sono quindi stati blindati con uomini e mezzi delle forze dell'ordine. Ma alcuni manifestanti hanno deviato in corso di Porta Vigentina, uscendo dal percorso indicato dalla questura. Viale Beatrice d'Este è stata invasa e il traffico bloccato. Poi chi ha deviato si è diretto verso i Navigli. Tra i manifestanti che hanno seguito il percorso indicato dalla Questura, circa 700, alcuni hanno portato in spalla una bara di cartone avvolta in una bandiera dell'Italia con dei garofani poggiati sopra, per celebrare quello che hanno definito «il funerale della libertà». «Giù le mani dai bambini», i cori accompagnati da fischietti e trombe. Tra i manifestanti c'era anche un gruppo di lavoratori della logistica con i gilet gialli e con lo striscione «ora e sempre resistenza», in omaggio alle proteste francesi. La polizia, in viale Beatrice d'Este, strada con due corsie per carreggiata piena di auto, ha tentato di bloccare il secondo corteo, schierandosi in cordone a metà del viale, non lontano dall'università Bocconi, per cercare di evitare che la protesta raggiungesse la Darsena, mentre i manifestanti urlavano «Libertà» e accendevano fumogeni. Poco prima delle 19.30, però, il gruppo ribelle ha aggirato il blocco, girando attorno all'isolato, ed è tornando a occupare viale d'Este. A quel punto il corteo si è ulteriormente frammentato in gruppi che si sono mossi in modo confuso. A Torino, invece, durante il corteo, arrivato al quindicesimo sabato consecutivo, la polizia è stata costretta a una carica di alleggerimento contro 400 anarchici, che protestano per le vie del centro contro frontiere e Cpr (e non contro il green pass). Le parti sono entrate in contatto in piazza Savoia. In precedenza i manifestanti avevano imbrattato muri e vetrine di UniCredit e Banca del Piemonte in via Pietro Micca e via Cernaia. In piazza Savoia, invece, sono state lanciate uova piene di vernice e bottiglie contro le forze dell'ordine.
Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, risponde al Maestro Riccardo Muti e si impegna a lavorare con il ministero degli Esteri per avviare contatti ai più alti livelli con la Francia per riportare a Firenze le spoglie del grande compositore Cherubini.
Michele Emiliano (Ansa)
Fino ad oggi, però, nessun risultato. Forse la comunicazione non è stata così «forte» come fu la lettera che proprio l’allora governatore dem inviò a tutti i dirigenti e dipendenti della Regione, delle sue agenzie e società partecipate, invitandoli a interrompere i rapporti con il governo di Netanyahu «a causa del genocidio di inermi palestinesi e con tutti quei soggetti ad esso riconducibili che non siano apertamente e dichiaratamente motivati dalla volontà di organizzare iniziative per far cessare il massacro nella Striscia di Gaza».
Ora, dopo l’addio di Emiliano e l’arrivo del neo governatore Antonio Decaro, gli sprechi non sarebbero stati eliminati dalle sette società nel mirino, parzialmente o interamente controllate dalla Regione Puglia: Acquedotto spa, InnovaPuglia, Aeroporti di Puglia, Puglia valore immobiliare, Terme di Santa Cesarea, Puglia sviluppo e Aseco. Infatti, secondo il report approdato in giunta regionale nel corso dell’ultima seduta, è stato evidenziato che non c’è stata riduzione di spesa di funzionamento in nessuna di queste, anzi in tre hanno addirittura superato i limiti per consulenze (Puglia sviluppo, Acquedotto e Terme di Santa Cesarea), mentre il dato peggiore è sulle spese di acquisto, manutenzione, noleggio delle auto o di acquisto di buoni taxi. Quattro società non hanno comunicato alcun dato, mentre Aeroporti ha certificato lo sforamento. Nel dettaglio, Acquedotto pugliese, anziché contenere le spese di funzionamento, le ha incrementate di 17 milioni di euro rispetto al 2024. La giustificazione? Il maggior costo del personale «riconducibile al rinnovo del contratto collettivo nazionale», ma pure «l’incremento delle risorse in forza alla società, spese legali, assicurazioni, convegni, pubblicità e marketing, buoni pasto, costi postali non ribaltabili all’utenza nell’ambito della tariffa del Servizio idrico integrato».
Per quanto riguarda le consulenze, invece, Aqp sostiene che, essendo entrati i Comuni nell’assetto societario, nella fase di trasformazione sono stati necessari 639.000 euro per le consulenze.
Aeroporti di Puglia attribuisce l’aumento di spese all’organizzazione del G7, anche se l’incremento dell’8,44%, secondo la società, «è comunque inferiore all’aumento del traffico registrato nel 2024 rispetto al 2023 (+10,51%) e quindi dei ricavi. Spese superate, alla faccia del risparmio, anche per auto e taxi: 120.000 euro in più. Costi lievitati anche per InnovaPuglia, la controllata che si occupa di programmazione strategica a sostegno dell’innovazione: 12 milioni di euro nel 2024 a fronte dei 7 milioni del 2023, passando, in termini percentuali sul valore della produzione, dal 18,21% al 43,68%. Di Aseco, la società in house controllata da Aqp e Ager che si occupa di smaltimento di fanghi e frazione organica dei rifiuti urbani, non si hanno dati aggiornati al punto che è stata sollecitata dalla stessa Regione a comunicarli.
Insomma, secondo la Regione, se aumentano i costi vanno ridotti i servizi poiché il Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica prevede quella di contenere le spese di funzionamento individuando specifici obiettivi di spesa come quelli per il personale e quelli per consulenze, studi e ricerche. E la stessa Regione, che ha potere di vigilanza e di controllo, dove accerta «il mancato e ingiustificato raggiungimento degli obiettivi di contenimento della spesa» può «revocare gli incarichi degli organi di direzione, amministrazione e controllo nominati nelle società». La palla passa a Decaro.
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