2021-08-29
Trent'anni fa la mafia uccideva Libero Grassi
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Libero Grassi. Catania 19/7/1924 - Palermo 29/8/1991 (Ansa)
Il 29 agosto 1991 l'imprenditore siciliano veniva assassinato a Palermo. Fu una delle più importanti voci contro la pratica dell'estorsione mafiosa ai danni dell'impresa. La sua eredità morale sopravviverà alla ferocia dei primi anni Novanta dominati dai Corleonesi.Libero c'era nato: di nome e di fatto. Ancora più libero ha lasciato il mondo indicando ai posteri la via della libertà dal giogo mortale della malavita organizzata siciliana. Questa, in estrema sintesi, la parabola di una delle più importanti figure della lotta alla mafia. L'imprenditore Libero Grassi cadeva esattamente trent'anni fa sotto i colpi dei sicari che lo attendevano sotto casa a Palermo. Moriva solo e senza quella scorta che aveva volontariamente rifiutato per non essere causa di esborsi di denaro pubblico e per non barattare la propria libertà individuale per colpa della mafia . Erano le 7:36 del mattino quando i due killer lo freddarono con 4 colpi di revolver dritti al volto, che letteralmente si disintegrò. Si trovava a pochi passi dalla sua abitazione palermitana in via D'Annunzio al 29, come ogni giorno diretto alla fabbrica tessile di cui era titolare da molti anni. Aveva già fatto parlare di sé, Libero Grassi. Molti conoscevano la sua volontà di ferro contro l'estorsione ai commercianti e agli imprenditori, il "pizzo". Altrettanti sapevano della sua battaglia morale contro l'omertà diffusa e le connivenze con la malavita, non esclusi certi giudici. Come quel Luigi Russo di Catania, città natale di Libero, che emise una sentenza vergognosa secondo la quale non sarebbe stato reato pagare il pizzo ai mafiosi. Era il 4 aprile del 1991 e l'imprenditore siciliano, che per anni si era speso per sensibilizzare colleghi e cittadini alla resistenza alle violenze di Cosa Nostra, ne rimase sconvolto. Del resto quando i killer decisero di eliminare quella voce "fastidiosa", i clan avevano alzato la testa. Era una mafia spavalda, che agiva senza scrupoli, convinta di essere sul punto di averla vinta contro lo Stato. Erano gli anni della ferocia dei Corleonesi che sarebbero culminati con la strage di Capaci, di via D'Amelia, della bombe di Milano, Roma, Firenze. Nel caso di Libero Grassi colpirono vigliaccamente un uomo libero sì, ma anche lasciato solo dalle istituzioni, dai colleghi, da molti Siciliani. Lui che aveva ben presente che la cultura mafiosa è tanto pericolosa quanto la mafia stessa perché spiana la strada ad una stortura molto grave, quella per cui il crimine non solo diventa legittimo ma si fa sistema, spiana la strada alla rovina sociale ed economica. Questi erano i temi per cui Libero Grassi si batteva, si esponeva in prima persona. Le sue dichiarazioni avevano raggiunto le case di milioni di italiani, quando era stato ospite di importanti talk show tra cui Samarcanda di Michele Santoro. Quello che infastidì i boss fu proprio la capacità mediatica di Libero, che cominciava a dare frutti tra i commercianti e gli industriali siciliani. Il messaggio, di cui Grassi era voce principale, era che la mafia si poteva battere con caparbietà e determinazione nel rifiuto alla pratica delle estorsioni. Libero era un uomo di pubbliche relazioni, coltivate quando per un periodo la sua Sigma, azienda di maglieria intima, si spostò nel ricco Nord, a Gallarate. Qui gli affari lo portarono ad allargare la fabbrica arrivando ad impiegare ben 250 dipendenti prima di trasferire nuovamente l'attività nel capoluogo siciliano. Ma soprattutto fu l'attivismo politico che formò il carattere e la fermezza di Grassi sui princìpi irrinunciabili della libertà personale e di impresa anche nelle terre infestate dalla malavita organizzata. L'imprenditore siciliano, nato a Catania e figlio di un commerciante di tappeti, fu un punto di riferimento per il Partito Radicale sull'isola. Amico intimo dei leader Pannella, Bonino, Aglietta, era stato tra i fondatori del partito con Mario Pannunzio. Alla vita politica siciliana Libero Grassi parteciperà in realtà quando fu eletto nelle liste del Partito Repubblicano collaborando strettamente con Aristide Gunnella. Ottimo oratore, Libero si era concesso più volte alle penne dei giornalisti italiani. L'ultima intervista la concesse al quotidiano palermitano "L'Ora" il 4 aprile del 1991, nella quale le sue parole suonarono come un testamento, che molti (troppi a detta sua) colleghi siciliani ignoravano. Sapeva bene Grassi di essere isolato e di fatto condannato. Lo disse più volte, anche in televisione. Ma ebbe anche la soddisfazione, prima di morire, di vedere che alcuni importanti imprenditori siciliani avevano seguito la sua via e si erano rifiutati di partecipare al libro paga di Cosa Nostra. Proprio quando gli effetti delle parole di Grassi stavano per spezzare quel giogo granitico tra mafia e impresa la situazione precipitò proprio per effetto delle sue denunce, che portarono in carcere sei esponenti mafiosi tra cui il figlio di un boss. Gli esiti della fermezza di Grassi aumentarono, per la paura e l'omertà, il suo isolamento anche da parte delle associazioni degli industriali. Fu in quell'occasione che il presidente dell'associazione industriali siciliani pronunciò pubblicamente una frase che fece capire quanto il destino di Libero fosse ormai segnato. Dichiarò testualmente che "(…) la mafia è invincibile ed è inutile che un signor Libero Grassi prenda posizione senza tener conto di questa realtà". Pochi giorni dopo questa gravissima dichiarazione i sicari di Cosa Nostra Salvatore Madonia e Marco Favaloro scaricarono l'odio della mafia su un bersaglio facile. Colpirono un simbolo della legalità protetti dalla rete dell'omertà diffusa un giorno come tutti gli altri, mentre Libero Grassi stava per mettersi alla guida della sua Saab per raggiungere quella sua fabbrica che si era rifiutata di contribuire alle casse della criminalità. Lasciava la moglie Pina Maisano (scomparsa nel 2016) e i figli Davide ed Alice, che dal giorno dell'omicidio proseguiranno l'opera di denuncia di Libero, contribuendo alla nascita e allo sviluppo di una importante rete associativa antimafia in Sicilia. Anche i media nazionali raccolsero il testamento dell'imprenditore che attraverso le loro trasmissioni fece conoscere il suo coraggio agli Italiani. Per la prima volta le concorrenti Rai e Fininvest si uniranno in una maratona televisiva Santoro-Maurizio Costanzo (che scamperà ad un attentato di mafia appena due anni più tardi). Con l'omicidio di Libero Grassi si inaugurava una delle stagioni più buie della lotta alla mafia, quella dei primi anni novanta quando le istituzioni parvero cedere il passo alla ferocia spavalda dei clan, che uscirono dalla Sicilia a seminare il tritolo e la morte per ribadire la propria influenza e presunta invincibilità sullo Stato e sui cittadini. Forse Libero Grassi aveva intuito cosa sarebbe capitato ben presto all'Italia. E un giorno, poco prima di soccombere al piombo mafioso, disse a suo figlio che avrebbe voluto lasciare la Sicilia per sempre e trasferirsi in Islanda. Stupito dalla scelta del padre, Davide Grassi chiese come mai la scelta di quel luogo remoto e semidisabitato. La risposta fu che "almeno lassù non avrebbe mai incontrato un palermitano".
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