L'Oms nega che il piano anti pandemico riduca l’autorità degli Stati. In realtà, in ballo c’è il potere di limitare la mobilità, chiudere i confini, imporre trattamenti sanitari e l’adozione del passaporto vaccinale.
L'Oms nega che il piano anti pandemico riduca l’autorità degli Stati. In realtà, in ballo c’è il potere di limitare la mobilità, chiudere i confini, imporre trattamenti sanitari e l’adozione del passaporto vaccinale.Non è casuale che il Global Risks Perception Survey del World Economic Forum (Wef) abbia recentemente posto la disinformazione come la «minaccia a breve termine più grave» per il 2024 e il 2025. Ad agitare prontamente lo spauracchio delle cosiddette «fake news», nuovo mantra delle élite globali che si sono riunite a Davos dieci giorni fa, ci ha pensato il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus che, proprio lunedì dopo il suo intervento a Davos, partecipando al briefing che si è tenuto in occasione del consiglio esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha parlato del nuovo Trattato pandemico che dovrebbe essere approvato dall’Assemblea degli Stati membri dell’Oms a fine maggio 2024. Quel Trattato, La Verità lo denuncia da mesi, presenta gravi minacce alla sovranità degli Stati nazionali in materia di salute. La sua approvazione non è scontata: diversi Stati stanno proponendo emendamenti correttivi e c’è ancora la possibilità che non si trovi l’accordo, come ha denunciato lo stesso Ghebreyesus due giorni fa, lanciando l’allarme. È per questa ragione che il Dg dell’Oms ha deciso di buttare la palla in tribuna: «Una campagna globale di disinformazione - ha denunciato Tedros - sta spingendo l’idea che l’accordo sul Trattato pandemico e le modifiche al Regolamento sanitario internazionale (Rsi) cederanno la sovranità all’Oms e daranno al segretariato dell’Organizzazione il potere di imporre lockdown o obblighi vaccinali ai Paesi. Non possiamo permettere - ha tuonato - che questa pietra miliare della salute globale (il Trattato pandemico, secondo Tedros) sia sabotata da chi diffonde bugie, deliberatamente o inconsapevolmente». La strategia è chiara: disinformare denunciando presunta disinformazione, come sempre più spesso osserviamo nei dibattiti in Italia e in Europa. «Abbiamo bisogno del vostro sostegno per contrastare queste menzogne parlandone a casa - ha chiosato Ghebreyesus - e dicendo ai vostri concittadini che questo accordo e un Rsi modificato non cederanno e non possono cedere la sovranità all’Oms, che appartiene agli Stati membri».I fatti, però, dicono l’opposto di quanto pretestuosamente dichiarato da Ghebreyesus. Come potrebbe essere letto, se non come un attentato alla sovranità nazionale, l’articolo 18 degli emendamenti, che prevede che in caso di allarme sanitario locale il direttore generale dell’Oms possa decidere di estendere l’emergenza a livello internazionale, assumendo il controllo anche contro il parere del Paese direttamente coinvolto? L’articolo prevede inoltre «la lotta all’infodemia e il contrasto alla disinformazione», presentando un approccio molto simile a quello del Digital Services Act (Dsa), la legge-bavaglio sull’informazione online entrata in vigore nell’Unione europea. Il comma b) dello stesso articolo suggerisce di promuovere «misure sociali e sanitarie pubbliche, compresa la diffusione e la domanda di vaccini, l’uso di terapie adeguate, l’uso di farmaci e la fiducia nella scienza e nelle istituzioni governative»: il famoso «Rebuilding Trust» che ha dato il titolo all’ultimo meeting del Wef, insomma. L’intento è quello di rafforzare il potere del segretariato dell’Oms affinché possa diffondere propaganda sanitaria istituzionale come unica fonte d’informazione consentita e possa richiedere ai governi nazionali di intervenire per fermare l’espressione e la disseminazione delle presunte «fake news».Come interpretare, se non come una minaccia alla sovranità degli Stati membri, il potere del dg dell’Oms di decidere restrizioni nella mobilità dei cittadini di tutto il mondo, disporre la chiusura dei confini nazionali, imporre trattamenti sanitari, presidi e farmaci, previsto nella bozza del Trattato? Come può essere interpretata l’adozione del «passaporto vaccinale digitale» - una sorta di green pass globale - approvato nello scorso mese di giugno, che consentirà l’imposizione di nuovi lockdown decisi non dai governi nazionali ma da una struttura sovranazionale non eletta dai cittadini come l’Oms?Parallelamente al Trattato pandemico, i governi stanno lavorando anche alle modifiche di un altro strumento chiave, il Regolamento sanitario internazionale, istituito nel 2005. Se modificato, potrebbe rivelarsi addirittura più insidioso del Trattato perché è approvato a maggioranza semplice ed è immediatamente esecutivo. Gli articoli 21 e 22, ad esempio, conferiscono all’Oms il potere di adottare regolamenti riguardanti requisiti sanitari e di quarantena e altre procedure destinate a prevenire la diffusione internazionale di malattie. L’emendamento all’articolo 11, invece, chiede di sostituire «organizzazioni intergovernative» con «Onu e organizzazioni internazionali e regionali», cioè organizzazioni private, non firmatarie né direttamente soggette al Rsi. Viene inoltre proposto un «nuovo articolo 13» che introduce l’obbligo di seguire le raccomandazioni dell’Oms, minando la sovranità degli Stati membri e il loro diritto di adottare misure alternative.Checché ne dica Tedros, insomma, è proprio la cessione di sovranità il cardine del nuovo Trattato pandemico dell’Oms, organizzazione peraltro quasi interamente finanziata da un privato (Bill Gates). Ed è lo strumento che l’Oms intende utilizzare per affrontare la famosa «malattia X», patologia inesistente ma incredibilmente già definita, non si sa su quale evidenza scientifica, «20 volte più letale del covid». Se l’Assemblea non riuscirà a raggiungere una decisione unanime (eventualità probabile), la procedura di voto richiederà una maggioranza di due terzi e il voto italiano potrebbe essere decisivo. La tavola, però, è già apparecchiata e i cittadini rischiano di diventare il piatto di portata, cucinato a fuoco lento.
La gentrificazione - cioè l’esproprio degli spazi identitari, relazionali e storici - quelli che Marc Augé ci consegna come i luoghi in opposizione ai non luoghi ha fatto sì che i ristoranti assumano sempre di più desolatamente le sembianze dello spaccio di calorie non obbedendo più a quella cucina urbana che è stata grandissima anche nelle case borghesi dall’Artusi in avanti.
Il miliardario cambia idea, niente catastrofe climatica. Apre il circo della COP30. Cina, sale il prezzo del carbone. Russia e Turchia in trattativa sul gas.
Allarme Coldiretti: «Il porto di Rotterdam è un colabrodo, il 97% dei prodotti non subisce esami». Il ministro incalza Bruxelles.
In ballo ci sono malcontati 700 miliardi di euro, quasi un terzo del Pil generato dall’agroalimentare, oltre che la salute, eppure l’Europa non protegge i campi. Perciò l’Italia si candida a sentinella della qualità e della salubrità delle merci che arrivano dall’estero. Francesco Lollobrigida annuncia: «Chiederemo che venga assegnata all’Italia l’autorità doganale europea». È la risposta all’allarme lanciato dalla Codiretti nella sua tre giorni di Bologna. Ha ammonito il presidente Ettore Prandini: «Con 97 prodotti alimentari stranieri su 100 che entrano nell’Ue senza alcun controllo, approfittando di porti “colabrodo” come Rotterdam, serve un sistema realmente efficace di controlli alle frontiere per tutelare la salute dei cittadini e difendere le imprese agroalimentari dalla concorrenza sleale che mette a rischio i nostri record».
Sigfrido Ranucci (Ansa)
Ennesimo scontro tra la trasmissione Rai e l’Autorità, che dice: «Inchiesta errata sugli Smart glasses, il servizio non vada in onda». La replica: «È danno erariale».
Non si ferma lo scontro tra Report, la trasmissione di Rai 3 condotta da Sigfrido Ranucci e il Garante della privacy. Anche questa settimana, alla vigilia della puntata di stasera, l’Autorità di controllo ha chiesto alla Rai lo stop alla messa in onda di un servizio sulle attività del Garante. Report ha infatti pubblicato sui social una clip con l’anticipazione di un’inchiesta sull’istruttoria portata avanti dal Garante della privacy nei confronti di Meta, relativa agli Smart glass, gli occhiali da sole che incorporano due obiettivi in grado di scattare foto e registrare filmati. Il servizio di Report punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio dell’Autorità Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia, «prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni».





