2021-12-02
Trasporti eccezionali. Congelata la norma che paralizzava camion e acciaierie
Resterà sospesa fino a fine marzo per dare tempo al governo di riscriverla. La logistica può prendere una boccata d’aria.Alla fine, il governo ha fatto marcia indietro. La commissione Finanze e Lavoro del Senato, a seguito di un emendamento voluto dalla Lega, ha cancellato i paletti sul trasporto eccezionale entrati in vigore il 9 settembre 2021 nell’ambito del decreto Infrastrutture. L’accordo, in particolare, prevede la sospensione delle novità fino al 31 marzo 2022. In particolare, questo stop temporaneo consentirà di nuovo il trasporto di carichi divisibili fino a una massa complessiva di 108 tonnellate (che il dl Infrastrutture aveva ridotto a 86 tonnellate). Nel frattempo, l’obiettivo sarà quello di scrivere nuove regole che, possibilmente, creino meno dissenso tra gli operatori del settore. «Orgogliosi di essere intervenuti nell’interesse di migliaia di famiglie e imprese. Dalle parole ai fatti», ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, che già nelle ultime settimane si era speso per evitare lo stop ai mezzi pesanti causato da norme di difficile interpretazione.L’emendamento era nato in seguito alle volontà di quattro europarlamentari leghisti, Marco Campomenosi, Paolo Borchia, Massimo Casanova e Danilo Oscar Lancini, che avevano portato avanti un’interrogazione alla Commissione europea, una lettera al ministro dei Trasporti Enrico Giovannini e una al commissario per il Mercato interno Thierry Breton per protestare contro le nuove norme sui trasporti eccezionali varate dal governo italiano, colpevoli, come denunciato dalla Verità, di mandare in blocco il settore della logistica.Il problema legato ai trasporti eccezionali era molto semplice: con le norme introdotte a settembre di quest’anno dal ministero delle Infrastrutture non era possibile trasportare più di un certo quantitativo di merce per singolo viaggio. In dettaglio, era stato introdotto il limite di 72 tonnellate per i camion a cinque assi e ridotto a 86 tonnellate il limite per i complessi a sei o più assi. A causa di questa scelta, pensata per non gravare troppo sui ponti italiani, le aziende siderurgiche che trasportano grandi quantità di metalli hanno visto quadruplicare i costi del trasporto che, dopo il Covid-19, sono già cresciuti passando in media da 400 a 600 euro al giorno per autista. Il problema, inoltre, non si è riversato solo sugli autotrasportatori, ma su tutta la catena del trasporto eccezionale. È il caso, ad esempio, di tutti coloro che operano nella terministica e gestiscono lo sbarco delle merci dalle navi al trasporto su gomma.«È una notizia molto positiva», spiega alla Verità, Ignazio Messina, amministratore della società di trasporto marittimo Ignazio Messina & C., «sarebbe da risolvere con la stessa velocità la possibilità di raggiungere il porto di Genova con i trasporti eccezionali (dove l’azienda opera, ndr), per la maggior parte è solo una questione di gestione e non di limiti fisici, ormai vanno di default tutti in Adriatico».Di certo non è meno felice Maurizio Longo, segretario nazionale di Trasportounito. «Il rinvio della nuova disposizione sui trasporti eccezionali era opportuno e necessario in quanto, senza alcun confronto con la categoria, il governo aveva bloccato una filiera nel siderurgico e nelle costruzioni che operava con circa 400 automezzi a ciò destinati», dice alla Verità, «Il rinvio di quattro mesi sarà utile per confrontarci su come si dovranno affrontare i trasporti eccezionali in questi settori in considerazione degli elementi relativi alla sicurezza, alle esigenze produttive e alle condizioni di mercato che nell’autotrasporto si sono generate nel corso degli anni».In realtà, il governo deve essersi accorto che possono esistere altre vie per regolamentare il trasporto eccezionale e salvaguardare le strade italiane senza gettare nello sconforto una intera categoria di imprenditori già fiaccata dalla pandemia e dall’inflazione.Del resto, se l’obiettivo del ministro Giovannini era quello di evitare che i grandi camion del trasporto eccezionale (che arrivano anche a 130 tonnellate) possano danneggiare le strade italiane al loro passaggio, basterebbe in primis indicare delle tratte obbligatorie (e solide) per i grandi carichi. D’altronde già oggi ci sono alcuni divieti come, ad esempio, l’obbligo di non superare i 40 chilometri all’ora o di non andare in autostrada. Indicando percorsi obbligatori da percorrere si potrebbero adottare misure ancora più vincolanti riducendo a zero i rischi ed evitando di ingolfare un mercato già fortemente congestionato. Certo, effettuare questo genere di lavoro di mappatura delle tratte percorribili comporta molto lavoro e non potrebbe proteggere la cosa pubblica da eventuali responsabilità in caso di incidenti.Tra l’altro, visto l’impatto sull’ambiente di una norma che faceva alzare i costi e prevedeva l’uso di più mezzi per trasportare la stessa quantità di merce, stride il contrasto con i nuovi diktat ambientalisti imposti da Bruxelles.