2025-04-15
Traghetti gratis a toghe, funzionari e militari: 40 indagati per corruzione
Ipotesi di favori in cambio di biglietti Tirrenia, per un totale di 20.000 euro. Coinvolti anche due magistrati di Genova.«Cinque cellulari nella tuta gold. Baby, non richiamerò», cantava Mahmood nella canzone tormentone di Sanremo 2024. Ma a ingolosire i vip italiani era soprattutto la «carta gold» della Tirrenia-Cin, pronta a fornire viaggi gratis in traghetto a magistrati, appartenenti alle forze dell’ordine, alti funzionari delle prefetture di tutta Italia. Sono quaranta le persone indagate per corruzione dalla Procura di Genova nel nuovo filone dell’inchiesta che riguarda la compagnia italiana di navigazione. Le indagini erano partite da controlli in materia di norme ambientali disposti sui traghetti. In questo primo troncone dell’inchiesta il pm Walter Cotugno ha chiesto due arresti, undici misure interdittive e ha ottenuto un sequestro preventivo per un valore di oltre 64 milioni di euro. Per questi 13 indagati domani inizieranno gli interrogatori di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Silvia Carpanini che deciderà se accogliere le richieste di misure cautelari.Quindi, partendo da qui gli inquirenti sono arrivati al secondo troncone che vede coinvolti magistrati, ammiragli e alti funzionari. I finanzieri sono riusciti a scovare nella lista dei viaggiatori passeggeri eccellenti che avrebbero viaggiato gratis per la Sicilia e la Sardegna utilizzando biglietti omaggio o le carte gold che consentono di usufruire gratuitamente di alcuni servizi, come ristoranti e bar. Magistrati e funzionari sono accusati di corruzione, anche se al momento non ci sarebbero stati accertamenti e riscontri sui favori che la Compagnia avrebbe ricevuto in cambio dei biglietti gratis. I magistrati coinvolti sarebbero due e lavorano a Genova. La loro posizione è stata stralciata e trasmessa a Torino, Tribunale competente per i possibili reati delle toghe liguri. Il fascicolo è arrivato in Piemonte a modello 45, ovvero senza ipotesi di reato, né indagati. E per ora la notizia non ha cambiato registro. Infatti i pm torinesi stanno cercando di capire se la competenza sia la loro, dal momento che, almeno in un caso, l’ipotetico reato potrebbe essere stato commesso in Sardegna, dove ha prestato servizio uno dei due magistrati sotto osservazione. Se corruzione c’è stata, è avvenuta per l’esercizio della funzione che svolgeva in Liguria o sull’isola? E poi gli inquirenti vogliono capire quanto effettivamente valgano i biglietti regalati o scontati e se davvero questi possano essere considerati una mazzetta. Alla fine la torta che avrebbe attirato una quarantina di indagati varrebbe 20.000 euro, che divisa per 87 biglietti porta il valore delle supposte «stecche» a una media di circa 230 euro per andare in nave, sembra, in vacanza, soprattutto, in Sardegna. Una cifra che, se non ci fosse da piangere, farebbe persino sorridere. Una volta i corrotti riempivano i puff di soldi, oggi si accontenterebbero di un trasferimento in traghetto. C’è da sperare almeno in cabina deluxe e non sul ponte. Per questo filone sono indagati (ma non sono state chieste misure) Gianfranco Annunziata, contrammiraglio ed ex capo ufficio addetto alla politica militare nel gabinetto del ministro della Difesa (incarico assunto dal 2018 nei governi Conte 1 e 2); l’ammiraglio Pier Federico Bisconti, ora in pensione, ma fino a poco tempo fa vicesegretario generale della Difesa ed ex vicedirettore nazionale degli armamenti; l’ammiraglio Filippo Giovanni Maria Marini, attuale comandante della Capitaneria di porto di Venezia. E poi gli ufficiali Enrico Lisiola, Fabio Vuolo della capitaneria di Civitavecchia; Edoardo Volo, Aldo Tragiani, Emanuele Bonafede, Pier Federico Landi e Beatrice Lavorenti. Risulta indagato anche Achille Onorato, ad della Moby e figlio dell’armatore Vincenzo Onorato (che non è indagato). Secondo le indagini, la compagnia di navigazione avrebbe utilizzato alcune imbarcazioni prive dei requisiti previsti dalla normativa internazionale in materia ambientale. In particolare, alcuni componenti dei motori principali e dei diesel generatori di corrente sarebbero stati manomessi, alterati o sostituiti con pezzi di ricambio non originali risultando, quindi, non conformi alla normativa ambientale. Tutto ciò, sempre secondo l’accusa, sarebbe avvenuto nascondendo l’imbroglio con attestazioni false riportate sui registri o «attraverso la contraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione». Dopo essere state fermate, le barche sono state «riportate a una condizione regolare» e hanno ripreso il servizio.
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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