
Rigettato il ricorso: il governatore firma la norma sul fine vita, creando un precedente. Da tempo sappiamo che esistono regioni italiane, piuttosto connotate ideologicamente, che amano fare da battistrada, anche adottando prassi, leggi e regolamenti tanto «invasivi» quanto «creativi» rispetto alla Costituzione, al buon senso e al rispetto della «dignità assoluta» dell’essere umano.Tra queste spicca senza dubbio la Toscana che, guidata dal presidente Eugenio Giani, sta dando un esempio lampante di quello che accadrebbe, alle norme generali del diritto e agli stessi presidi etici della nazione, se il governo dello Stato fosse nelle mani sue e del Pd.ieri infatti, Giani ha promulgato la legge sul fine vita medicalmente assistito di cui si parla da mesi. Come una minaccia se si crede nel valore intangibile della vita o come un trionfo, se si è favorevoli all’abbandono terapeutico del malato. La legge in questione infatti, che aveva creato non pochi malumori a tutti i difensori della dignità del morente, era stata «temporaneamente sospesa» dopo «l’approvazione da parte del Consiglio regionale». E ciò «a seguito di un ricorso» presentato al Collegio di garanzia statutaria il quale però in un secondo momento è stato «rigettato».Sembra proprio di vedere all’opera, fatte le debite proporzioni e le giuste analogie storiche, la logica leninista del rivoluzionario «due passi avanti e uno indietro» quando occorre.«La comunicazione da parte del Collegio di garanzia sulla correttezza del testo di legge approvato dal Consiglio regionale l’11 febbraio scorso», ha dichiarato Giani, «certifica la piena legittimità» della legge che «la Regione Toscana ha deciso di approvare». Seguendo lo spirito «della sentenza della Corte Costituzionale numero 242 del 2019» e collocandosi fieramente come «prima fra le 20 regioni italiane» ad agire in tal senso. Sarà quindi possibile obbligare un medico a staccare la spina al paziente in coma a Firenze e Siena, mentre ciò sarà vietato in tutta Italia, da Palermo a Venezia? Lo sapremo presto.Nel dubbio che ciò avvenga, Toni Brandi, presidente di Pro vita e famiglia, fa sentire la sua voce e chiede al governo, «di impugnare in Corte Costituzionale», per conflitto di attribuzioni «tra poteri dello Stato», la legge toscana sul suicidio assistito «approvata lo scorso 12 febbraio» e ora «promulgata dal presidente della Regione».Paradossalmente, il prossimo 26 marzo la Corte costituzionale audirà quattro connazionali, affetti da patologie incurabili, che chiedono che non sia interrotto il sostegno vitale, ben consapevoli anche delle gravi sofferenze cui vanno incontro. Assistiti dagli avvocati Carmelo Leotta e Mario Esposito, questi pazienti hanno chiesto di essere ammessi a intervenire in giudizio, affinché la corte rigetti la questione di costituzionalità e conservi, «tra i requisiti di non punibilità della condotta di aiuto al suicidio», il trattamento di sostegno vitale. Giustamente, notano da Pro vita che in gioco ci sono sia «il rispetto della Costituzione» che non prevede alcun «diritto a morire» e che non è un foglio bianco su cui è possibile scrivere qualunque «desiderio» affinché divenga «un diritto». Sia, soprattutto, «la tutela delle vite più fragili», che leggi come quella emanata in Toscana, assieme alla «assordante propaganda eutanasica a senso unico» potrebbero indurre a sentirsi di troppo. E «dunque a chiedere di essere eliminate».Gli Stati che da decenni hanno legalizzato l’eutanasia, come il Canada e il Belgio, insegnano proprio questo. Un aumento continuo delle ragioni per cui si chiede «legalmente» la dolce morte, persino nei minorenni e il dilagare della persuasione malvagia di essere «un peso sociale» e quindi di non «meritare» né l’assistenza medica, né le stesse fondamentali cure palliative.
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L’azzurro, con 8,39 metri, è il più giovane campione di sempre: cancellato Carl Lewis.
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L’azienda sanitaria To4 valuta in autonomia una domanda di suicidio assistito perché manca una legge regionale. Un’associazione denuncia: «Niente prestazioni, invece, per 3.000 persone non autosufficienti».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Le motivazioni per la revoca di alcuni arresti: «Dalla Procura argomentazioni svilenti». Oggi la delibera per la vendita di San Siro.