2024-01-12
Torzi fermato a Dubai: è l’uomo degli affari spericolati a San Pietro
Nel riquadro Gianluigi Torzi (Ansa). Sullo sfondo Dubai (iStock)
Il finanziere, già condannato per la speculazione vaticana a Sloane Avenue, è accusato di aver manipolato le azioni della società immobiliare Aedes.Da Abu Dhabi arriva il disco verde all’estradizione di Danilo Coppola. L’imprenditore deve scontare una condanna a sei anni per bancarotta fraudolenta.Lo speciale contiene due articoli.Lo hanno fermato per le strade di Dubai, dove era arrivato nel febbraio dello scorso anno, in fuga da Londra dove le autorità giudiziarie italiane avevano già chiesto una prima estradizione a gennaio 2023. Ma per Gianluigi Torzi, questa volta, non c’è stato proprio nulla da fare. L’11 maggio del 2021 era stato già arrestato a Londra, su richiesta della Procura di Roma, ma era stato rimesso in libertà dopo appena 9 giorni, il 20 maggio, dopo il pagamento di una cauzione da 1,1 milioni di sterline. Dopo l’arresto dell’immobiliarista Danilo Coppola a dicembre, quindi, si consolida la collaborazione diplomatica e giudiziaria tra Roma e Abu Dhabi: l’obiettivo è che entrambi vengano consegnati alle autorità giudiziarie italiane nei prossimi mesi. A conferma che gli Emirati Arabi Uniti (dal 2022 nel gruppo di azione finanziaria internazionale e sotto esame da parte del gruppo di valutatori dell’Icrg ndr), vogliono rafforzare il loro piano piano di collaborazione internazionale e di azione per contrastare i fenomeni di criminalità finanziaria, prevenzione del riciclaggio e di finanziamento al terrorismo.Il finanziere di Termoli, balzato agli onori delle cronache per gli scandali in Vaticano, tra cui la vendita del palazzo di Sloane Avenue a Londra (dove è stato condannato a 6 anni di carcere), si trova ora in stato di fermo nella capitale emiratina in attesa dell’estradizione in Italia. Gli è stato sequestrato anche il cellulare e non ha potuto parlare con i suoi avvocati. «Non ho ancora visto il mandato di cattura, possiamo solo ipotizzare che sia stato fermato per l’inchiesta Aedes ma è solo un’ipotesi» precisa a La Verità l’avvocato Mario Zanchetti che segue l’uomo d’affari molisano. Al momento, quindi, non si ha ancora la certezza che il fermo possa essere legato a vicende giudiziarie che lo vedono già protagonista in Italia, (Torzi è anche indagato a Milano per una truffa da 15 milioni di euro ai danni della società di mutuo soccorso Cesare Pozzo), oppure a nuove inchieste. Ma a quanto risulta a La Verità, le autorità degli emirati lo avrebbero fermato proprio per le indagini che riguardano Aedes, la storica società immobiliare milanese quotata in Borsa (fu fondata nel 1905), vicenda in cui Torzi è accusato dalla Procura di Milano di manipolazione del mercato, corruzione tra privati, ostacolo all’attività degli organi di vigilanza e false comunicazioni sociali.Nel 2022, infatti, il nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf aveva scoperto che tra il 2017 e il 2019 lo stesso Torzi, insieme con altre persone, avrebbe effettuato «operazioni simulate e artificiose» per provocare «una sensibile alterazione del prezzo delle azioni di Aedes, storico gestore immobiliare milanese come del suo azionista principale, Augusto Spa. L’obiettivo era ottenere un finanziamento tramite canali «non tradizionali», dal momento che l’azionista Augusto si era già visto rifiutare prestiti da Deutche Bank Londo e Dcr Capital. Il reato si sarebbe consumato appunto durante la sottoscrizione di due prestiti obbligazionari da 25 milioni di euro. A sottoscrivere quel prestito era stata appunto una società di Torzi, la Beaumont Investment che poi aveva cambiato nome in Odikon. Quest’ultima è una cosiddetta shell company, una società di comodo senza dipendenti, struttura e appena una sterlina di capitale. «Non è noto come Gianluigi Torzi abbia recuperato il denaro […]» si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Secondo le indagini, dietro queste operazioni, si sarebbe nascosta invece la «dismissione di un significativo pacchetto azionario di controllo della quotata» Aedes. Anche perché, le fiamme gialle avevano scoperto che il fondo Augusto si era spogliato delle azioni trasferendole invece sul conto Nomura International alla Bnp Paribas di Milano. A dirigere le triangolazioni sarebbe stato appunto Torzi che insieme alle altre persone coinvolte, avrebbe anche diffuso false notizie sulla reale operazione di finanziamento di Augusto e della sua controllata quotata Aedes. «Apparentemente presentata come l’emissione e sottoscrizione di un duplice prestito» si legge nell’ordinanza di custodia cautelare datata 27 febbraio 2023 «in realtà» era stata «realizzata attraverso la dismissione di un significativo pacchetto azionario di controllo della quotata tramite i veicoli societari di Torzi». La storia era emersa dopo che la Consob, nel dicembre del 2019, aveva segnalato alcune criticità sulle azioni Aedes per 35 milioni di euro depositate presso la Odikon Services di Torzi. Il pm di Milano Stefano Civardi aveva fatto partire immediatamente le indagini, con i sequestri di documenti in Augusto, con l’aiuto della Financial intelligence unit della Banca d’Italia. Nell’inchiesta sono coinvolti anche Giuseppe Roveda, amministratore delegato di Aedes, il consigliere di Augusto Giacomo Garbuglia, Giancarlo Andrella e Fabrizio Rizzo di Odikon Services. Oggi è prevista l’udienza preliminare davanti al gup Patrizia Nobile.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/torzi-fermato-a-dubai-2666935248.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="da-abu-dhabi-arriva-il-disco-verde-allestradizione-di-danilo-coppola" data-post-id="2666935248" data-published-at="1705007460" data-use-pagination="False"> Da Abu Dhabi arriva il disco verde all’estradizione di Danilo Coppola Non c’è solo l’arresto del broker Gianluigi Torzi a Dubai, dagli Emirati Arabi arrivano altre novità per le autorità giudiziarie italiane. Proprio nei giorni scorsi, infatti, a quanto risulta a La Verità, la giustizia emiratina avrebbe dato il via libera all’estradizione di Danilo Coppola, l’imprenditore romano che era stato fermato ai primi di dicembre e poi rilasciato dopo una settimana. Le autorità di Abu Dhabi, in pratica, avrebbero quindi già autorizzato l’avvio dell’iter per la consegna dell’immobiliarista. C’è stata una certa accelerata nelle operazioni, a conferma dei buoni rapporti tra Italia e Emirati Arabi. Non solo. Va ricordato che proprio nelle ultime settimane il ministero della Giustizia italiana aveva anche chiesto un’integrazione della richiesta di estradizione ai magistrati milanesi che avrebbero già inviato nei giorni scorsi. In ogni caso, nell’ultimo mese, Coppola ha continuato a professare la sua innocenza. Ha concesso interviste ai giornali e postato immagini e documenti sui social network. Anche ieri pomeriggio, su Instagram, ha postato un video dove ha attaccato i magistrati di Roma Paolo Ielo e Giuseppe Cascini. Coppola, va ricordato, era stato fermato in un centro commerciale di Dubai il 6 dicembre scorso, dopo che le telecamere di sicurezza lo avevano inquadrato, riconosciuto e segnalato alla polizia emiratina: l’intelligenza artificiale non gli aveva lasciato scampo. Dopo una settimana, però, era stato rilasciato. «Tutti sapevano che era là» aveva spiegato l’avvocato Gaetano De Perna, andavano a trovarlo i figli e gli amici, non è scappato e non scapperà». Ora bisognerà aspettare l’udienza per decidere se estradarlo o meno. Dopo la sentenza di Cassazione, dal 2023 Coppola era destinatario di un ordine di esecuzione della pena emesso dalla Procura di Milano del 2 agosto 2022, per l’espiazione della condanna residua di 6 anni, 5 mesi e 12 giorni di reclusione per bancarotta fraudolenta. Così, l’ufficio esecuzione della Procura di Milano, coordinato dall’aggiunto Eugenio Fusco e col pm Adriana Blasco, nel settembre 2022 aveva emesso un mandato d’arresto internazionale nei suoi confronti. Già protagonista della stagione dei «furbetti del quartierino», era stato condannato in via definitiva il primo luglio 2022, per il crac del Gruppo Immobiliare 2004, di Mib Prima e di Porta Vittoria, a seguito dell’inchiesta dei pm milanesi Mauro Clerici e Giordano Baggio (ora alla Procura europea) e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf. Va ricordato che sempre nel settembre del 2022 era stata assolta nello stesso procedimento la moglie, Silvia Necci. E al contempo, nel 2023 la Procura di Milano si era vista respingere una richiesta di estradizione dalla Svizzera che aveva giudicato «i fatti ascritti [...]» a suo carico «come non punibili ai sensi del diritto svizzero». Non ci sono solo sentenze passate in giudicato. Coppola è ancora imputato davanti alla seconda sezione penale (la sentenza dovrebbe arrivare a giorni), con altre tre persone nel processo che vede al centro altre accuse scaturite dall’inchiesta principale sui crac Gruppo Immobiliare 2004, Mib Prima e Porta Vittoria. Tra i casi di questo procedimento c’è la bancarotta per il fallimento nel 2015 della srl Editori, di cui Coppola sarebbe stato «amministratore di fatto». In un altro processo, assieme ad un’altra persona (l’ex amministratore delegato del Banco Francesco Saviotti che ha già patteggiato), è accusato di tentata estorsione ai danni di Prelios, società di gestione del risparmio proprietaria del complesso immobiliare Porta Vittoria, nel capoluogo lombardo. Su questa vicenda Coppola ha sempre sostenuto la sua innocenza. E anzi ha continuato a ribadire che i pm non avrebbero mai dato seguito alla denuncia che aveva presentato nel 2016, nella stessa Procura di Milano, dove accusava il Banco Popolare di averlo fatto fallire, modificando gli accordi per il rientro del debito. Forse nei prossimi mesi potrà dirlo ai magistrati di persona.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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