2018-12-28
Toninelli vuole il vero cambiamento? Blocchi i rincari delle autostrade
Come a ogni Capodanno, stanno per scattare gli aumenti dei pedaggi: secondo le anticipazioni i Benetton incasseranno lo 0,81% in più nonostante il crollo del ponte Morandi. Una beffa per i cittadini tartassati. Per questo ci permettiamo di dare un suggerimento al ministro dei Trasporti prima che sia troppo tardi: trovi il modo di modificare quegli schemi e cancelli gli aumenti. Li cancelli del tutto.Per cortesia, quest'anno no. Non fatelo. Dopo la tragedia di Genova date una prova di buon senso: non aumentate le tariffe delle autostrade. Provate a vedere l'effetto che fa, provate per una volta il cambiamento vero e interrompete quel ritornello che ormai da decenni segna il veglione di San Silvestro: cotechino, lenticchie, botti, spumante e il telegiornale che subito annuncia l'immancabile rincaro al casello. È uno dei grandi misteri della Repubblica italiana: perché ogni 1° gennaio devono aumentare le tariffe autostradali? Forse che ogni 1° gennaio aumentano allo stesso modo stipendi o pensioni? Diciamo la verità: quella che colpisce gli automobilisti a Capodanno è una vera e propria tassa occulta. Che da sempre suona odiosa e ingiustificata. E che quest'anno risulterebbe insopportabile.Si può evitare? Sappiamo che queste sono ore febbrili al ministero dei Trasporti. La decisione deve essere presa entro il 31 dicembre. Nei giorni scorsi un'anticipazione del Fatto Quotidiano aveva dato già per scontato il via libera ad alcuni aumenti: +0,81% per la società Autostrade dei Benetton (in pratica accontentando la loro richiesta: volevano lo 0,82%); il +5,59% per la Strada dei parchi di Carlo Toto (che aveva chiesto il +6,94%), il +6,32% per l'Aosta-Morgex (che l'anno scorso aveva ottenuto oltre il 52%), il +1,82% per la tangenziale di Napoli (che aveva chiesto solo l'1,21%) e così via. Ma il ministero ha smentito che si tratti di aumenti già approvati. E ha assicurato che quelli sono solo schemi in via di studio. E di definizione.Per questo ci permettiamo di dare un suggerimento al ministro Danilo Toninelli, prima che sia troppo tardi: trovi il modo di modificare quegli schemi e cancelli gli aumenti. Li cancelli del tutto. Sappiamo che è una questione complessa, sappiamo che quando lo fece il ministro Maurizio Lupi (governo Letta), poi i gestori si appellarono a Tar e Consiglio di Stato, abbiamo letto tutti i sacri testi con le formule magiche, i fattori X e i fattori K, il parametro (discutibile) «qualità del servizio», sulla base della quale vengono elaborate le richieste d'aumento da parte dei concessionari, sappiamo che la normativa è complicata e che i ricorsi incombono. Ma sappiamo anche che, volendo, si può sempre trovare una strada per far vincere il buon senso. E il buon senso dice che quest'anno regalare ulteriori soldi ai gestori delle autostrade sarebbe inaccettabile. Non si discute.In effetti mai come quest'anno la domanda campeggia chiara nelle menti degli italiani: perché dobbiamo pagare tariffe sempre più care per arricchire i signorotti feudali del casello? Già di per sé, oggi come oggi, il pedaggio è basato su un inganno: esso infatti, nacque per ricompensare gli investimenti effettuati per realizzare le autostrade. Il principio era semplice: il concessionario costruisce, l'automobilista paga. Il punto è che secondo la maggior parte degli esperti tutti gli investimenti effettuati per costruire le autostrade sono stati già ampiamente ricompensati alla fine degli anni Novanta. Da quel momento ogni euro versato finisce dunque ad arricchire i gestori siano essi privati (Benetton, Gavio, Toto), siano essi potentati locali (come nel caso dell'autostrada del Brennero). Che, di anno in anno, diventano pure più ingordi.Dal 1999 a oggi, infatti, le tariffe autostradali sono aumentate di circa il 75 %, circa il doppio dell'inflazione. In alcuni casi (Toto) anche del 200%. Solo l'anno scorso (gennaio 2018) l'aumento è stato del 2,7%, con punte del 13,9% sulla Milano Serravalle e del 52% sulla già citata Aosta Morgex. Ogni anno gli italiani lasciano al casello circa 6 miliardi: di questi soldi solo una minima parte (800 milioni circa) finisce allo Stato come pagamento del canone. Una fetta assai più consistente finisce nelle tasche dei soci sotto forma di utili distribuiti (oltre 1 miliardo di euro). Il resto viene speso per la manutenzione (appena 600 milioni) e per gli investimenti, che però sono sempre meno rispetto a quelli previsti dai piani economico finanziari presentati dagli stessi gestori.E qui veniamo al punto dolente, legato anche alla sicurezza di chi viaggia: i gestori, infatti, presentano piani economico finanziari che prevedono determinati investimenti, sulla base dei quali si fanno autorizzare dal ministero l'aumento delle tariffe (è il famoso fattore K nella formula magica). Ma poi quegli investimenti non li fanno o li fanno solo in parte: in questo modo aumentano gli utili, a scapito della sicurezza di chi viaggia. La società dei Benetton, per esempio, l'anno scorso aveva investito un miliardo e mezzo in meno di quanto lei stessa aveva promesso. E il ponte Morandi è crollato.Ora: è evidente che, come più volte detto negli ultimi mesi, questo sistema è tutto da ribaltare. E bisogna farlo, possibilmente, prima che si ribaltino altri tir giù dai viadotti. Ma, nel frattempo, il primo passo per ribaltare tutto non sarebbe proprio quello di evitare l'aumento delle tariffe? Almeno per quest'anno? Non sarebbe il modo per dare il segnale che qualcosa sta cambiando davvero? Lo diciamo, sia chiaro, con tutto il rispetto della legalità, degli accordi, delle formule magiche, dei parametri K e X, degli indici di produttività, dei faldoni al ministero, dei ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, ma quest'anno sarebbe davvero difficile far digerire agli italiani il tradizionale piatto cotechino, lenticchie e rincari, senza che a qualcuno venga un rigurgito di bile con la domanda annessa. Cioè: ma perché dobbiamo proprio continuare a farci spennare al casello? Soltanto per arricchire i Benetton?