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2022-10-13
Guerra, pandemie, crisi energetica: per la Bbc la via d’uscita ce la può fornire… Tolkien
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J.R.R. Tolkien (Getty Images)
Nel 1999, Guillaume Faye preannunciava una futura «convergenza delle catastrofi». Secondo il pensatore francese, negli anni a venire – in alcuni scritti indicava addirittura il 2020 come anno decisivo – una serie di nodi sarebbero venuti al pettine, contemporaneamente. Chi ricostruisca la storia degli ultimi due anni, non potrà negare che siamo giunti a qualcosa di molto simile: pandemia con relativi strascichi, guerra in Ucraina, spettri di conflitti nucleari, crisi delle materie prime, crisi energetica, nuove ondate migratorie... Come se ne esce? La Bbc, in un articolo pubblicato oggi sul suo sito, ha proposto di ricorrere a... John Ronald Reuel Tolkien. Sì, il creatore degli hobbit, che in queste settimane sta generando una serie di nuovi dibattiti in seguito all'uscita de Il signore degli anelli – Gli anelli del potere, la serie prodotta da Amazon Prime, che ha fatto molto discutere per le incursioni woke.
Non è, tuttavia, al fantastico universo narrativo creato da Tolkien che Richard Fisher, sulla Bbc, si è rivolto, bensì agli scritti teorici dell'autore britannico. Si tratta del saggio On Fairy-Stories, scritto da Tolkien nel 1939. Lo studio sul senso della fiaba – che per Tolkien, lungi dall'essere passatempi per bambini, hanno a che fare con la struttura mentale profonda dell'uomo – contiene un neologismo: eucatastrophe, ovvero la catastrofe buona, quella in cui cambia repentinamente tutto, ma in direzione del bene. E infatti l'articolo di Fisher si intitola: «Eucatastrofe: la parola di Tolkien per “l'anti-apocalisse”». «Al giorno d'oggi», si legge nell'articolo, «l'idea di Tolkien della “catastrofe buona” ha attirato l'attenzione dei ricercatori che studiano il rischio esistenziale e le prospettive future dell'umanità. Si scopre che le eucatastrofi possono essere importanti al di là delle fiabe e identificare le condizioni che le generano potrebbe essere necessario se vogliamo prosperare come specie».
Come esempi, l'articolista propone la comparsa della vita sulla terra, o anche il meteorite che causò la scomparsa dei dinosauri: una catastrofe cattiva, per loro, ma buona per noi, che siamo gli eredi biologici ed evolutivi di quel brusco avvicendamento. Nella storia umana, individuare le eucatastrofi è più difficile, perché ogni evento è sottoposto a interpretazioni differenti e può causare conseguenze tanto positive che negative. Ma di cosa parlava, concretamente, Tolkien? In On Fairy-Stories, lo scrittore inglese spiega: «Il racconto eucatastrofico è la vera forma della fiaba e la sua funzione più alta. La consolazione delle favole, la gioia del lieto fine, o più correttamente della buona catastrofe, dell'improvvisa “svolta” gioiosa (perché non c'è una vera fine a nessuna fiaba): questa gioia, che è una delle cose che le fiabe possono produrre in modo supremo, beh, non è essenzialmente una “evasione” o “fuga dalla realtà”. Nella sua ambientazione fiabesca, è una grazia improvvisa e miracolosa: non si può mai contare che si ripresenterà. Essa non nega l'esistenza della catastrofe negativa, del dolore e del fallimento: la possibilità di tutto ciò è necessaria alla gioia della liberazione; essa nega (pur di fronte a molte prove, se vogliamo) la sconfitta finale universale».
Per il cattolico Tolkien, la nascita di Cristo era la più grande delle eucatastrofi. Ma anche nelle sue opere non è difficile individuare svolte improvvise che squarciano le tenebre quando meno ce lo si aspetta. Pensiamo solo al momento cruciale del Signore degli anelli, quando Frodo, arrivato al monte Fato per distruggere l’anello, viene sedotto da esso e se lo infila. A quel punto, quando la missione del giovane hobbit sembra fallita, Gollum si lancia addosso a Frodo e gli stacca il dito a morsi, entrando così in possesso dell’anello, ma cadendo poi nella voragine infuocata dopo aver messo un piede in fallo.
Meno facile individuare l’eucatastrofe che potrebbe portare oggi il mondo fuori dalla spirale autodistruttiva. Ma, prima che avvenga, nessuno immagina mai la svolta. Che, altrimenti, non sarebbe più tale.
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La testata giornalistica inglese riscopre e attualizza il concetto di «eucatastrofe», coniato dall’autore del Signore degli anelli, per indicare la svolta improvvisa verso il bene, che giunge quando non ci sono più speranze.Nel 1999, Guillaume Faye preannunciava una futura «convergenza delle catastrofi». Secondo il pensatore francese, negli anni a venire – in alcuni scritti indicava addirittura il 2020 come anno decisivo – una serie di nodi sarebbero venuti al pettine, contemporaneamente. Chi ricostruisca la storia degli ultimi due anni, non potrà negare che siamo giunti a qualcosa di molto simile: pandemia con relativi strascichi, guerra in Ucraina, spettri di conflitti nucleari, crisi delle materie prime, crisi energetica, nuove ondate migratorie... Come se ne esce? La Bbc, in un articolo pubblicato oggi sul suo sito, ha proposto di ricorrere a... John Ronald Reuel Tolkien. Sì, il creatore degli hobbit, che in queste settimane sta generando una serie di nuovi dibattiti in seguito all'uscita de Il signore degli anelli – Gli anelli del potere, la serie prodotta da Amazon Prime, che ha fatto molto discutere per le incursioni woke. Non è, tuttavia, al fantastico universo narrativo creato da Tolkien che Richard Fisher, sulla Bbc, si è rivolto, bensì agli scritti teorici dell'autore britannico. Si tratta del saggio On Fairy-Stories, scritto da Tolkien nel 1939. Lo studio sul senso della fiaba – che per Tolkien, lungi dall'essere passatempi per bambini, hanno a che fare con la struttura mentale profonda dell'uomo – contiene un neologismo: eucatastrophe, ovvero la catastrofe buona, quella in cui cambia repentinamente tutto, ma in direzione del bene. E infatti l'articolo di Fisher si intitola: «Eucatastrofe: la parola di Tolkien per “l'anti-apocalisse”». «Al giorno d'oggi», si legge nell'articolo, «l'idea di Tolkien della “catastrofe buona” ha attirato l'attenzione dei ricercatori che studiano il rischio esistenziale e le prospettive future dell'umanità. Si scopre che le eucatastrofi possono essere importanti al di là delle fiabe e identificare le condizioni che le generano potrebbe essere necessario se vogliamo prosperare come specie». Come esempi, l'articolista propone la comparsa della vita sulla terra, o anche il meteorite che causò la scomparsa dei dinosauri: una catastrofe cattiva, per loro, ma buona per noi, che siamo gli eredi biologici ed evolutivi di quel brusco avvicendamento. Nella storia umana, individuare le eucatastrofi è più difficile, perché ogni evento è sottoposto a interpretazioni differenti e può causare conseguenze tanto positive che negative. Ma di cosa parlava, concretamente, Tolkien? In On Fairy-Stories, lo scrittore inglese spiega: «Il racconto eucatastrofico è la vera forma della fiaba e la sua funzione più alta. La consolazione delle favole, la gioia del lieto fine, o più correttamente della buona catastrofe, dell'improvvisa “svolta” gioiosa (perché non c'è una vera fine a nessuna fiaba): questa gioia, che è una delle cose che le fiabe possono produrre in modo supremo, beh, non è essenzialmente una “evasione” o “fuga dalla realtà”. Nella sua ambientazione fiabesca, è una grazia improvvisa e miracolosa: non si può mai contare che si ripresenterà. Essa non nega l'esistenza della catastrofe negativa, del dolore e del fallimento: la possibilità di tutto ciò è necessaria alla gioia della liberazione; essa nega (pur di fronte a molte prove, se vogliamo) la sconfitta finale universale».Per il cattolico Tolkien, la nascita di Cristo era la più grande delle eucatastrofi. Ma anche nelle sue opere non è difficile individuare svolte improvvise che squarciano le tenebre quando meno ce lo si aspetta. Pensiamo solo al momento cruciale del Signore degli anelli, quando Frodo, arrivato al monte Fato per distruggere l’anello, viene sedotto da esso e se lo infila. A quel punto, quando la missione del giovane hobbit sembra fallita, Gollum si lancia addosso a Frodo e gli stacca il dito a morsi, entrando così in possesso dell’anello, ma cadendo poi nella voragine infuocata dopo aver messo un piede in fallo. Meno facile individuare l’eucatastrofe che potrebbe portare oggi il mondo fuori dalla spirale autodistruttiva. Ma, prima che avvenga, nessuno immagina mai la svolta. Che, altrimenti, non sarebbe più tale.
Maurizio Gasparri (Ansa)
Alla luce dell’ultima sentenza della Corte Costituzionale sulla legge toscana, secondo le stesse fonti del centrodestra, è in atto una fase di studio e di approfondimento che potrebbe portare anche a una riapertura del termine per la presentazione degli emendamenti. Sulla necessità di procedere non ha dubbi il capogruppo al senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri. «Bisogna fare una legge nazionale», dice Gasparri alla Verità, «prima che Regioni e Corte Costituzionale causino guasti maggiori. Non è facile trovare un punto di sintesi, ma bisogna trovarlo. La sentenza della Consulta in realtà mette dei paletti molto forti rispetto alla legge toscana ma lascia alcuni spiragli aperti al ruolo del servizio sanitario nazionale, in termini tecnici difficili da aggirare. È una delle questioni che in Senato è ancora in corso di approfondimento. Ovvio che», aggiunge Gasparri, «piacciano o meno, le sentenze della Corte determinano un orientamento. Valorizziamo i paletti che pone arginando gli sconfinamenti delle Regioni ma riflettiamo su alcune indicazioni. È un tema delicato che non si può affrontare con superficialità. Una deriva eutanasia nella società c’è e va arginata, tra mille problemi e difficoltà». «Dal mio punto di vista la sentenza non incide negativamente sull'impianto della nostra legg», ha detto all’Agi Ignazio Zullo (Fdi), uno dei relatori del testo presentato dalla maggioranza al Senato, «anzi valorizza il percorso delle cure palliative, la necessità di tempi più lunghi nella valutazione delle condizioni in cui versa la persona che chiede di essere aiutata a porre fine alla propria vita, l’organizzazione dei comitati etici e l’impossibilita' che la richiesta possa avvenire per delega».
È il ruolo del servizio sanitario nazionale ad essere il punto che divide più di tutti gli altri il centrodestra (che vuole escludere il Ssn dalla pratica del suicidio assistito) dalla sinistra (che invece vuole che il Ssn si faccia carico, in caso di richiesta, di questa prestazione). Nella sentenza, la Corte precisa che «la dichiarazione di illegittimità costituzionale dell’art. 7, comma 1, della legge regionale Toscana n. 16 del 2025 lascia intatto il diritto della persona, in relazione alla quale siano state positivamente verificate le condizioni per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, di ottenere dalle aziende del servizio sanitario regionale il farmaco, i dispositivi eventualmente occorrenti all’autosomministrazione, nonché l’assistenza sanitaria anche durante l’esecuzione di questa procedura, come del resto affermato nella ricordata sentenza n. 132 del 2025, che riveste, da questo punto di vista, portata auto applicativa». Dunque, un ruolo il Ssn deve svolgerlo, seppure di assistenza e contorno, oltre che per la fornitura di farmaco e dispositivi. Il senatore del Pd Bazoli, vicepresidente del gruppo dem a Palazzo Madama, vede uno spiraglio: «Direi che, sotto il profilo del ruolo del Ssn», commenta Bazoli alla Verità, «la parte rilevante di questa sentenza è quella in cui ribadisce a chiare lettere che la persona che si trova nelle condizioni stabilite dalla Corte ha “il diritto” di ottenere dalle aziende sanitarie locali il farmaco, gli strumenti necessari e l’assistenza sanitaria opportuna per eseguire il proposito di suicidio. È una conferma importante, alla quale il legislatore nazionale ovviamente non può in alcun modo derogare. È un diritto pienamente riconosciuto e dunque pienamente eseguibile».
La Regione Toscana ha già messo in movimento i propri uffici per correggere la legge cassando o modificando i numerosi articoli bocciati dalla Corte. «La Corte costituzionale», dichiarano la segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo e il tesoriere Marco Cappato, «ha dichiarato infondata la richiesta del governo di cancellare la legge regionale della Toscana dell’Associazione Luca Coscioni sulle procedure di fine vita. È una decisione importante anche perché conferma il ruolo del servizio sanitario nazionale. Ora ripresenteremo il testo rivisto dalla Corte in tutte le Regioni». Le distanze tra centrodestra e sinistra restano intatte: si tratta di capire se esista una maggioranza convinta della necessità di legiferare. In assenza, la legislatura si chiuderà senza un testo approvato.
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