2020-02-16
Togliere i bimbi alle famiglie è un chiodo fisso del Pd
Dalla proposta di Stefano Bonaccini sui nido al piano di Nicola Zingaretti, la sinistra punta a trasferire i piccoli direttamente dalla culla all'aula.La dem Anna Ascani, sul Messaggero di ieri, s'è prodotta in un abile maquillage del progetto, allo studio del governo Conte bis, di imporre per legge l'asilo a tre anni: «Più che di obbligo», ha arringato il viceministro dell'Istruzione, «parlerei di un diritto da garantire: il diritto dei bambini ad andare a scuola a tre anni, a poter accedere a questo primo step della formazione e dell'educazione. È noto», proseguiva l'arrampicata sugli specchi, «che i bambini che partono dalla scuola dell'infanzia hanno meno difficoltà negli studi ed escono meglio dal percorso formativo. È un dovere garantire questa condizione a tutti i bambini, anche quelli che, vivendo in condizione di disagio, non solo economico ma anche sociale, non frequentano la scuola dell'infanzia. Spesso infatti sono le famiglie più disagiate a non iscrivere i bambini all'asilo». Che misericordia! Il Pd non vuole mica statalizzare l'educazione dei figli. Vuole aiutare le famiglie povere, cui sono sbarrate le porte degli asili. E che, come dovrebbe certificare uno studio dell'Università di Torino tramite test Invalsi, sono perciò destinate a crescere bimbi impreparati. Certo, nel quadretto soccorrevole della Ascani manca un dettaglio: non si capisce perché, per garantire un diritto, sia necessario introdurre un obbligo. Un conto è offrire un servizio alle famiglie escluse dagli asili pubblici e che non hanno soldi per pagare le rette delle paritarie. Un conto è costringere pure i genitori che il denaro ce l'hanno, ma scelgono altrimenti, a spedire i loro figli in aula a tre anni. E visto che il viceministro cita il «disagio sociale» (che ricorda il «servizio sociale»), sorge il sospetto che mamme e papà che preferiscono godersi i loro piccoli siano considerati dal Pd pericolosi reazionari, bisognosi di correzione.Peraltro, l'esecutivo, il mese scorso, ha annunciato un gruppo di lavoro sull'estensione del congedo parentale obbligatorio da 5 a 6 mesi. I padri dovrebbero utilizzare 30 giorni al posto dei 7 attuali, per garantire la «condivisione delle cure familiari», che assorbono troppo le donne. Il Conte bis, insomma, non solo vuole dettar legge su quando i genitori devono spedire i figli all'asilo; esige pure di fissare la distribuzione dei congedi, con la scusa di agevolare la carriera femminile.Rimane da capire a quale modello s'ispirino i dem, che avrebbero intenzione di far scattare l'obbligo scolastico a tre anni dal 2023 (ammesso arrivino a fine legislatura). Da un lato c'è il mito dei liberal, Emmanuel Macron: in Francia, la sperimentazione è appena partita. Parigi potrebbe rappresentare un termine di paragone operativo: anche in Italia il sistema ruoterebbe sulle convenzioni tra pubblico e privati, con una parte dei posti delle paritarie riservata allo Stato. Certo, ci sarebbe il nodo delle famiglie i cui figli non frequentano l'asilo per decisione dei genitori. Che si fa? Si costruiscono nuove scuole? Si assumono altri insegnanti, per la gioia dei sindacati? Dall'altro lato, c'è il fulgido esempio della Repubblica di Platone: giovani sequestrati dalla pólis perché siano «formati» dalle pubbliche autorità. E con il filosofo greco, la sinistra condivide il chiodo fisso della «nazionalizzazione» della prole. Non a caso, uno dei dem più sulla cresta dell'onda, il governatore emiliano Stefano Bonaccini, in campagna elettorale, durante un intervento a Tg2 post, aveva tirato fuori la brillante idea del nido obbligatorio. E a ottobre 2019, in un convegno della Federazione italiana scuole materne, Bonaccini aveva affermato: «Confido che il servizio educativo 0-3 anni possa diventare scuola dell'obbligo». Direttamente dalla culla alla scuola. Il mantra era stato ripreso da Nicola Zingaretti a fine dicembre, quando il segretario piddino aveva anticipato il Piano per l'Italia, lanciato a gennaio, durante il conclave del partito nel Reatino. Secondo Camilla Sgambato, responsabile scuola del Pd, l'ipotesi dell'obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni s'inseriva in un programma da 4 miliardi l'anno in più di spese per l'istruzione. Ma in questa direzione aveva già provato a muoversi il governo Renzi, con un ddl poi confluito soltanto in parte nella Buona scuola.La Ascani è l'ultimo anello della catena pd. Ai cui programmi riformisti pare sottesa una tesi inquietante: i figli non sono di chi li ha generati, ma dello Stato. E perché non del partito?
Nel riquadro il professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana (iStock)
Il 10 ottobre Palermo celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale con eventi artistici, scientifici e culturali per denunciare abbandono e stigma e promuovere inclusione e cura, su iniziativa della Fondazione Tommaso Dragotto.
Il 10 ottobre, Palermo non sfila: agisce. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la città lancerà per il secondo anno consecutivo un messaggio inequivocabile: basta con l’abbandono, basta con i tagli, basta con lo stigma. Agire, tutti insieme, con la forza dei fatti e non l’ipocrisia delle parole. Sul palco dell’evento – reale e simbolico – si alterneranno concerti di musica classica, teatro militante, spettacoli di attori provenienti dal mondo della salute mentale, insieme con tavoli scientifici di livello internazionale e momenti di riflessione pubblica.
Di nuovo «capitale della salute mentale» in un Paese che troppo spesso lascia soli i più fragili, a Palermo si costruirà un racconto, fatto di inclusione reale, solidarietà vera, e cultura della comunità come cura. Organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzato da Big Mama Production, non sarà solo un evento, ma una denuncia trasformata in proposta concreta. E forse, anche una lezione per tutta l’Italia che alla voce sceglie il silenzio, tra parole come quelle del professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana che ha detto: «I trattamenti farmacologici e psicoterapici che abbiamo oggi a disposizione sono tra i più efficaci tra quelli disponibili in tutta la medicina. È vero che in molti casi si parla di trattamenti sintomatici e non curativi, ma molto spesso l’eliminazione del sintomo è di per sé stesso curativo. È bene - continua Fiorillo - diffondere il messaggio che oggi si può guarire dai disturbi mentali, anche dai più gravi, ma solo con un approccio globale che miri alla persona e non alla malattia».
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