2019-10-21
Babbo Renzi con la Sim del nigeriano scriveva al collega bancarottiere
Dopo il recente sequestro dei dispositivi elettronici di babbo Renzi, spuntano gli Sms che nel 2017 inviava al suo ex coindagato nel caso Chil Post, Mariano Massone. Per il pm i loro rapporti si erano interrotti nel 2010. Nonostante le dichiarazioni di facciata da parte di Matteo Renzi a sostegno del padre, per il signor Tiziano la kermesse della Leopolda è off limits da anni, almeno da quando il suo nome ha iniziato a uscire sui giornali associato a indagini giudiziarie (era il settembre 2014). Alla Leopolda di quest'anno sono entrati un po' tutti (era «invitato» persino il pregiudicato «mussoliniano» Lele Mora), ma l'onusto (di cause giudiziarie) genitore è rimasto a Rignano sull'Arno.A VOLTE RITORNANOForse perché nelle ultime settimane è emerso in modo chiarissimo che Renzi senior non ha mai smesso di condividere i propri affari con il genovese (trapiantato ad Alessandria) Mariano Massone, classe 1971, suo coindagato della prima inchiesta penale, quella che non si scorda mai, il fascicolo genovese sulla Chil Post. I due si conoscono e frequentano dal 2002, da quando babbo Renzi, imprenditore nel settore della distribuzione dei giornali (all'epoca il figlio Matteo lavorava con lui), affidò a Massone la consegna del Secolo XIX. L'appalto durò poco, ma i due proseguirono la loro collaborazione. Nel 2009 la Chil finì in brutte acque e ottenne un finanziamento da quasi mezzo milione dal credito cooperativo di Pontassieve garantito dalla finanziaria regionale. Nell'ottobre 2010 Tiziano cedette la ditta, con in pancia il mutuo chirografario, al padre di Massone, prestanome del figlio. Nel 2013 la Chil è fallita e la Procura di Genova ha aperto un'inchiesta per bancarotta, iscrivendo nel 2014 sul registro degli indagati Renzi senior, Massone junior e l'amministratore della società. Nel 2016 il primo è stato prosciolto, gli altri due hanno invece patteggiato, rispettivamente, 26 e 22 mesi di pena. Tutti pensavano che il babbo, scampato il pericolo, si sarebbe ben guardato dal rifrequentare il vecchio sodale. Ma questo non è accaduto. Ufficialmente le loro strade si sono rincrociate nel febbraio 2019, quando Tiziano, la moglie Laura e Mariano sono stati arrestati per la bancarotta di altre due cooperative (la Delivery Italia Service e la Europe Service) per fatti risalenti al periodo 2010-2012. Ma le indagini hanno dimostrato che il filo rosso che univa Rignano sull'Arno e Alessandria non era mai stato reciso. Tanto che i nomi del babbo e dell'amico sono finiti anche in un fascicolo aperto a marzo per traffico di influenze illecite. Renzi senior è stato iscritto sul registro degli indagati a marzo, Massone è invece citato in un'importante informativa della guardia di finanza di luglio riguardante materiale trovato nel suo telefonino sequestrato. Nell'annotazione sono riportati cinque o sei Sms sospetti (densi di nomi e riferimenti considerati utili alle indagini) che il padre dell'ex premier avrebbe inviato nel 2017 al vecchio collaboratore da un cellulare con una scheda Sim intestata a un cittadino nigeriano. Una modalità di comunicazione che ha insospettito gli inquirenti che per questo hanno ordinato una perquisizione - avvenuta il 3 ottobre scorso - a casa Renzi, alla ricerca del telefonino. L'apparecchio non è stato trovato. In compenso sono stati sequestrati altri sei cellulari, tre Sim (una di un operatore bosniaco) e un computer portatile. RAPPORTO A fronte delle recenti vicissitudini giudiziarie che Massone e Renzi senior stanno condividendo, vale la pena di ricordare che alla base della richiesta di proscioglimento di Tiziano a Genova, il pm Marco Airoldi aveva posto l'assunto che le loro strade si fossero definitivamente separate nel 2010: «Chil Promozioni (poi Eventi 6, ndr), infatti, non ha successivamente intrattenuto rapporti con le società di Massone» aveva concluso con un certo ardimento il magistrato. La realtà è che nel 2014 il babbo aveva persino provato a cedere la Eventi 6 all'ex socio e che ancora nel 2017 i due imprenditori si scambiavano messaggi carbonari, su chat criptate come Telegram e con schede dedicate, come quella intestata al nigeriano. SOFTWARE E INFLUENZELa strana coppia, negli anni, non ha mai smesso di discutere di distribuzione, in particolare quella delle Pagine Gialle, a cui Massone teneva moltissimo. Altro tema, la commercializzazione di un software per la certificazione della distribuzione ideato da Mariano: Tiziano avrebbe promesso di trovargli il contatto giusto per venderlo a una grande azienda italiana o a una multinazionale.SPINTARELLA CON POSTEMassone, però, cercava sostegno pure per altre iniziative imprenditoriali. Per esempio in una mail del 5 gennaio 2017 chiede a Tiziano di intervenire sui manager di grandi aziende, come Monte dei Paschi di Siena e Poste Italiane, società controllata dallo Stato attraverso il ministero dell'Economia e Cassa depositi e prestiti. In particolare nella sua lettera sollecitava una «spinta» per un'azienda siciliana, il gruppo Fulmine, in corsa per alcuni appalti di Poste relativi alla corrispondenza indirizzata: «Fulmine è già stabilmente fornitore, se spintaneamente arrivasse il Piemonte… o la Toscana.. o entrambe… belin bisogna svegliare Giacchi, non quaglia con Fulmine, ed è un tragico madornale errore». Roberto Giacchi, all'epoca, era il group chief financial officer di Poste Italiane e a dicembre 2018 è diventato amministratore delegato di Italiaonline, l'azienda proprietaria anche di Pagine Gialle, della cui distribuzione per anni si sono occupati Massone e poi la Eventi 6 e i suoi fornitori. esperto di maialiNella mail del gennaio 2017, Tiziano pare non gradire il canale scelto dall'amico per affrontare quel tipo di questioni: «Trovo strano che, dopo che le nostre mail sono finite pubblicate da quel giornale che ha un titolo dicotomico rispetto ai contenuti (lo spiritosone si riferisce alla Verità, ndr), tu usi liberamente questo strumento. Oltretutto citando nomi e cognomi utili forse per ricreare qualche “teorema" o ipotesi amadoriale (dal cognome di chi scrive, ndr)». La replica del babbo è quindi costruita ipotizzando che il carteggio possa finire in mani sbagliate: «Conosco il padre del dottor Giacchi che ho incontrato anche pochi giorni orsono perché è un pensionato che nella sua seconda vita sta facendo un mestiere che mi affascina: l'allevatore di bovini da carne biologici (…). Poiché io sono un esperto di maiali, il dottor Giacchi sarà il mio consulente di vitelli e io per lui di maiali». Insomma, qui l'unica influenza che appare all'orizzonte è quella suina. A proposito di Fulmine e della spintarella richiesta, Tiziano, cerca di allontanare da sé ogni sospetto: «Come sai io non ho rapporti con Poste da quando mio figlio ha assunto incarichi di governo. Mi rimangono delle conoscenze personali pregresse di civiltà relazionale che non intendo abbandonare nonostante non abbiano riverberi economici». INCAZZATURENel significativo scambio epistolare si fa riferimento anche alla cooperativa Marmodiv, dichiarata fallita nel marzo scorso e per il cui crac Renzi senior risulta indagato come amministratore di fatto. A inizio 2017 Massone ha appena incassato 2 anni e 2 mesi di pena a Genova, senza fare chiamate di correo, e si lamenta perché il presidente della Marmodiv, Giuseppe Mincuzzi, non avrebbe compreso che a lui toccherebbero pagamenti su misura: «Se Pino mi bonifica poco più dell'importo della fattura normale, evidentemente non sono bravo a spiegarmi». Nei mesi precedenti al patteggiamento non erano mancati i messaggi velatamente minatori nei confronti di Renzi senior. Per esempio nel maggio 2016 Massone aveva inviato questo Sms: «Sono in un momento di incazzamento cosmico. Mi sono alzato con l'idea di NON patteggiare». Successivamente aveva rimarcato che mentre altri collaboratori di Tiziano guadagnavano, lui patteggiava: «Di conseguenza dormo poco, penso molto e mi sento un coglione». Nella lettera del 5 gennaio 2017 Massone informa Renzi senior di voler discutere con lui di lavoro o di cessione di «asset e/o tecnologia» alla Marmodiv, oltre che di altre «valutazioni strategiche» che possano creare «attività serie, redditizie» che non lo facciano sentire «un costoso soprammobile da spostare da un mobile a un altro».dossier marmodivLa risposta di Tiziano ha lo scopo precipuo di evitare spiacevoli equivoci in caso di divulgazione della missiva. Per esempio il padre del fu Rottamatore ci tiene a sottolineare di non essere l'amministratore di fatto della Marmodiv, come invece sostiene oggi la Procura di Firenze: «Giuseppe Mincuzzi detto Pino (…) non è, non è mai stato, e se lo conosco, non sarà mai un presidente “intermediario" usabile a piacimento altrui». La chiusa della lettera è una sorta di excusatio non petita ad uso di future e probabili accuse di traffico di influenze (in effetti, solo un mese dopo, nel febbraio 2017, il babbo ricevette un avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta Consip): «Sul piano professionale, ti svelo una notizia che già sai, io sono a fine corsa (….) se avessi avuto anche solo la voglia di continuare, gli incarichi politici nazionali di mio figlio e l'attenzione mediatica sulla mia persona mi obbligano a fare tutto il contrario di ciò che ipotizzi per me». L'ultimo pensiero è dedicato ai giornali: «Non avrei mai immaginato di essere usato per vendere una copia in più. Aspetto a gloria il 16 marzo (2017, data dell'udienza di una causa contro il Fatto Quotidiano, ndr) pronto a esprimere con un rutto quotidiano il mio sdegno per notizie che stanno alla verità come Cicciolina alla castità». Chissà che in una delle prossime Leopolde, Renzi, dopo Lele Mora, non inviti pure lei.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.