2022-09-29
Londra fa il suo «whatever it takes» sui titoli
La Banca d’Inghilterra annuncia acquisti illimitati di bond contro il balzo dei rendimenti. Maxi svalutazione della sterlina e la Truss va avanti col piano di tagli di tasse. La premier rischia tutto per uscire dalla crisi. Al contrario di un’Europa che sembra paralizzata.Diversamente dai dispensatori di certezze che non hanno mai dubbi nel criminalizzare Londra (lo hanno fatto sia contro la Brexit sia contro la linea britannica sulla pandemia, e sempre a difesa o dei dogmi eurolirici o di una linea complessivamente contraria alla libertà di scelta personale e privata), qui sulla Verità, anche nel caso dei mega tagli fiscali appena decisi dal neo premier conservatrice Liz Truss e dal suo ministro dell’Economia Kwasi Kwarteng, suggeriremmo invece un approccio non ideologico, e semmai di incoraggiamento verso un tentativo difficile, rischioso, ma meritevole di essere seguito senza pregiudizi negativi. Facciamo un passo indietro. Questo giornale vi ha raccontato i reali motivi della crisi di Boris Johnson: certo, hanno pesato gli scandali nel suo entourage, così come i party a Downing Street in violazione delle pur blande restrizioni ai tempi della pandemia (i britannici non tollerano di essere presi in giro dai loro politici). Ma il motivo reale della caduta di Johnson è stato un altro, ovvero quello di non aver rispettato la promessa della sua stravittoriosa campagna elettorale del 2019: e cioè un impegnativo piano di tagli di tasse. Per molti motivi (la pandemia, ma anche una torsione statalista del suo esecutivo), Johnson non solo non ha ridotto le tasse, ma ha perfino pianificato di aumentarle. Non a caso, quando si è trattato di sostituirlo, Liz Truss ha battuto il suo rivale (l’ex ministro della Finanze Rishi Sunak) proprio promettendo robuste riduzioni di tasse. E - rispettando questa promessa politica - la scorsa settimana il neo ministro dell’Economia Kwarteng ha messo in campo una spettacolare manovra anti tasse: disinnescando gli aumenti che sarebbero scattati, prevedendo una serie di ulteriori tagli e includendo tra i beneficiari anche le fasce medio-alte di reddito (che, in una logica pro crescita, non vanno punite, ma semmai incoraggiate a consumare). Tutto ciò mentre il governo, con l’altra mano, ha adottato una serie di misure (La Verità le ha spiegate in dettaglio) volte a sostenere le imprese contro il caro bollette (50% dei costi coperti nei prossimi sei mesi). Obiettivo? Per un verso (con i sussidi) evitare la desertificazione del sistema industriale britannico; per l’altro verso (con i tagli di tasse) inaugurare una linea neothatcheriana, e indicare un orizzonte pro crescita. Non siamo in presenza di una manovra solo economica, ma di una scelta profonda, quasi «filosofica». Dopo anni di quello che il Telegraph ha sarcasticamente chiamato «socialdemocratic consensus», cioè dopo anni di tasse alte, la Truss cerca una strada diversa. È difficile? Certo. È rischiosa? Senza dubbio. E non è affatto scontato, in una fase economica così imperscrutabile, che gli effetti positivi per l’economia siano altrettanto efficaci, visibili e consistenti come accadde negli anni Ottanta del secolo scorso.Anzi, va detto che, con l’eccezione del thatcheriano Telegraph che (a mio avviso giustamente) incoraggia e sostiene questo tentativo, nei media e nella politica britannica è larghissimo il fronte di chi accusa i Tories di scarsa responsabilità: troppo deficit, si dice (e c’è del vero, impossibile negarlo). Ma nel fuoco di fila di critiche si legge anche qualcosa di sgradevole e illogico: possibile che, per i socialisti vecchi e nuovi, sia «rischioso» solo un taglio di tasse, mentre vada sempre applaudito tutto ciò che invece dà per scontata la tosatura fiscale dei contribuenti?A onor del vero, va detto che la reazione dei mercati non è stata positiva: la sterlina ha passato giornate pesanti, e il rendimento dei titoli Uk richiesto dagli investitori è nettamente salito. Qui, non essendo ideologici, non ci nascondiamo infatti l’audacia - e dunque il tasso di rischio - dell’operazione condotta dal governo britannico. Non solo: con un intervento a gamba tesa senza precedenti verso l’Uk, perfino il Fondo monetario internazionale si è permesso di ingerire nelle scelte britanniche, chiedendo al governo di Londra di rimangiarsi una parte dei tagli fiscali. Cosa che - a meno di sconvolgimenti imprevedibili - ovviamente non avverrà. E la Bank of England? Per un verso negli ultimi tempi ha alzato i tassi: e il nuovo governo non è contrario in linea di principio. Truss e Kwarteng non sono keynesiani, né sono sostenitori di tassi d’interesse innaturalmente bassi (com’è avvenuto in Ue negli ultimi anni, per capirci); anzi, a loro volta vorrebbero che la Banca centrale operasse per far abbassare l’inflazione. Per altro verso, però, ieri la Bank of England, con un intervento inedito, ha deciso di sostenere i titoli di Stato britannici, preannunciando che effettuerà acquisti illimitati di titoli a lungo termine. Un chiaro modo di tentare di contrastare la pioggia di vendite in corso. Secondo il giornalista di Sky News Ed Conway, senza l’intervento della Boe i fondi pensione sarebbero crollati con «insolvenze di massa».È presumibile che le polemiche saranno roventi: i laburisti e i media anti governativi diranno che la Banca centrale è dovuta intervenire in modo disperato per porre rimedio alle mosse sconsiderate del governo. E non è da escludere che anche alcuni conservatori siano in imbarazzo. Ma - lo ripetiamo ancora - se non si è ideologici, se non si è animati da pregiudizi, consiglieremmo di considerare l’intero processo in corso in Uk (le scelte del governo e quelle della Banca centrale) come un esperimento di notevole interesse. Potrà avere maggiore o minore successo: ma ci pare decisamente più meritevole di attenzione rispetto al rigor mortis a cui sembrano inchiodate l’Ue e la Bce.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.