2021-12-04
Opa su Tim, credito con Leonardo. La doppia campagna italiana di Kkr
Alessandro Profumo (Ansa)
Per guadagnare tempo, il governo può far passare dal Mef le due partite del fondo Usa.Non si placano le tensioni attorno a Oto Melara e Wass, le due società del gruppo Leonardo che si occupano di sistemi di difesa e cannoni. È ormai chiaro che sui due gioiellini c’è l’interesse di Fincantieri, che si infrange con il progetto di Alessandro Profumo di cedere a un consorzio estero il pacchetto. «Il consorzio francotedesco Knds è vicino ad avanzare un’offerta vincolante da 650 milioni di euro per le controllate del gruppo italiano. Potrebbe presentare la sua offerta entro la fine dell’anno», hanno riportato le fonti vicine al dossier a Reuters. Se non bastasse, l’altro ieri lo stesso Profumo a Genova ha alzato il tiro. «Oto Melara a Fincantieri? Quando avremo chiarezza delle opzioni faremo una scelta ma non possiamo farlo in maniera apriorista in base alla nazionalità delle aziende», ha sentenziato, scatenando la reazione dei sindacati che, probabilmente, spinti dalla politica locale, hanno deciso di annunciare scioperi. «I lavoratori di Leonardo saranno a Roma per scioperare per il futuro dell’industria della Difesa e per chiedere l’immediata apertura di un confronto con il governo e l’azienda», ha dichiarato in Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil. «Il ruolo della Difesa a livello europeo», ha aggiunto Re David, «sta vivendo una fase di profonde trasformazioni. Le ricadute industriali e occupazionali dipenderanno dalla capacità e dal protagonismo tecnologico e industriale che le aziende a controllo pubblico, a partire da Leonardo, saranno in grado di avere. Nel nostro Paese interi settori come quello della produzione del settore aeronautico civile vivono una crisi legata al trasporto aereo e sono gli stabilimenti del Mezzogiorno a rischiare di pagare ancora una volta il prezzo più alto senza una prospettiva industriale sul lungo periodo e non sono sufficienti solo gli ammortizzatori sociali». Il sindacato non ha tutti i torti. Solo che la questione non va affrontata in modo bidimensionale. Ci sono infatti un tema di breve periodo e uno di lungo. Il primo riguarda i bilancio e i conti. L’altro che cosa vuole fare l’Italia nei prossimi 20 anni. È evidente che appostare a bilancio di Leonardo la cessione dei cannoni permetterebbe di avere 600 milioni in più circa. La cifra che Piazza Montegrappa deve saldare per il 25% di Hensoldt. Prima di accendere una tale opzione, il governo deve però capire come organizzare un progetto. Potrebbe tornare utile uno schema modello Mbda, dove inserire, oltre alle società estere, anche Iveco e pure partecipazioni italiane. Ecco che potrebbe intervenire il Mef, per dare la possibilità a Leonardo di appostare le voci relative al 25% di Hensoldt al primo trimestre del 2022. Con un duplice vantaggio. Prendere tempo su Oto e capire che cosa accadrà in Tim. Le due partite hanno lo stesso player: il fondo Usa Kkr. Il creditore del 25% della società di elettronica tedesca è in fondo lo stesso che ha lanciato un’Opa amichevole sulla società di tlc. Il Mef è dunque il punto di incontro delle due partite (anche se la seconda passa da Cdp) e non è escluso che possa ragionare con il criterio dei vasi comunicanti. Nel frattempo dirà la sua anche il Parlamento. La commissione Difesa ha infatti deciso di convocare sul tema sia Profumo che i rappresentanti del consorzio, con l’aggiunta dei vertici di Rheinmetall, società tedesca che - sempre secondo rumor di stampa - potrebbe affiancare una eventuale cordata legata a Fincantieri. In Aula dovranno tutti palesare strategie e obiettivi. Insomma, gennaio si rivelerà ricco di emozioni per l’industria della Difesa e per la finanza attenta alle tlc. Tutto prima della nomina del nuovo presidente della Repubblica.