2024-02-20
Crollano i prezzi del gas e della CO2: in tilt la transizione verde targata Ue
Il commissario Ue per l’Energia, Kadri Simson (Ansa)
L’export norvegese e le temperature miti rinforzano l’offerta. Mentre la domanda è scarsa, a causa della debole produzione industriale europea. E così il carbone torna appetibile, alla faccia di Bruxelles.I prezzi del gas all’ingrosso continuano a scendere. Ieri il contratto di riferimento sul mercato olandese Ttf (Title transfer facility) è calato sino a toccare 23,55 €/MWh, sotto i minimi del maggio 2023 e al livello più basso dal maggio 2021, prima dello scoppio della crisi energetica. Una discesa iniziata già lo scorso novembre e che, salvo alcuni momenti, non si è mai fermata.Il declino delle quotazioni sembra destinato a proseguire, come vedremo. Nel brevissimo termine, ha pesato la ripresa a pieno regime delle esportazioni dalla Norvegia, che erano state frenate nei giorni scorsi per una lieve diminuzione dei flussi dal Paese scandinavo. Influisce anche il clima molto mite di questi giorni, che riduce la richiesta di gas per riscaldamento anche nel Nord Europa. Vero è che nei prossimi giorni è prevista una nuova interruzione parziale dell’export dalla Norvegia e una ripresa del freddo. Tuttavia, non ci si aspetta che l’impatto sui prezzi sia rilevante. Il quadro generale, in prospettiva, è di un mercato sostanzialmente lungo, cioè con un’offerta abbondante rispetto alla domanda.A rendere abbondante l’offerta contribuiscono diversi fattori. Intanto, dalla Russia nel 2023 sono arrivati ancora 26 miliardi di metri cubi di gas, considerati sia i gasdotti che il gas liquefatto (Lng). Inoltre, i nuovi terminali di rigassificazione che sono stati approntati in fretta e furia lo scorso anno stanno attirando flussi di Lng verso l’Europa, grazie a nuovi contratti. Infine, gli stoccaggi europei sono oggi, a un mese dal termine ufficiale dell’inverno, ancora pieni per oltre il 65%, il livello più alto dal 2011.Il lato della domanda si presenta molto debole. L’inverno si è rivelato in media non freddo e questo sta moderando molto la richiesta di gas per riscaldamento un po’ in tutta Europa. Ciò spiega in parte il livello ancora alto degli stoccaggi. Fatta salva la settimana prossima, in cui le temperature, secondo le previsioni, dovrebbero scendere un po’, alcuni meterologi pensano che l’inverno sia sostanzialmente finito.Ma non è solo il clima a indebolire la domanda. Il calo nella richiesta di gas e di energia elettrica è evidente e riguarda soprattutto l’industria. La domanda industriale è legata al clima solo in minima parte: sono i processi industriali di produzione a richiedere energia. Quanto più un’economia dispone di manifattura, tanta più energia consumerà. Purtroppo però, la produzione industriale è proprio il tasto dolente dell’Europa, in questi mesi. Il calo della produzione industriale in Italia è stato del 2,5%. A mancare sono soprattutto gli ordinativi, che segnalano una domanda di beni in netto calo, come segnala Istat e il dato sull’utilizzo degli impianti, al 75,5%, cioè il minimo dal periodo Covid.Anche in Germania la produzione è calata, dell’1,5% nel 2023 e del 3,7% solo a dicembre, come segnala Destatis. Gli Usa non fanno eccezione e anche su quel mercato il prezzo del gas è crollato del 50% da metà gennaio. Se si esclude il periodo Covid, la quotazione di ieri, a 4,92 €/MWh, rappresenta il minimo dal 1995 ed è circa un quinto del prezzo europeo. Le temperature miti su gran parte del Paese di questo periodo si incrociano con un incremento della produzione che ha toccato livelli record in questo periodo e gli stoccaggi pieni (+11% rispetto allo scorso anno). Si segnalano però sul mercato finanziario incrementi delle posizioni short, cioè ribassiste, da parte dei grandi fondi speculativi. I volumi dei fondi che vedono un ribasso sono triplicati in quattro settimane. Anche il prezzo Lng segue l’andamento depresso delle quotazioni agli hub europeo e americano, con un calo del 23% in poche settimane ai livelli del 2021.Lo squilibrio domanda-offerta appare più strutturale che contingente, a causa soprattutto dell’eccesso di capacità produttiva e del calo della domanda industriale. La settimana scorsa, il commissario Ue per l’Energia, Kadri Simson, ha detto che l’Unione non intende rinnovare il contratto trilaterale di cinque anni con Russia e Ucraina per il trasporto del gas verso l’Europa, contando di potersi approvvigionare altrove. Ma nonostante questa notizia i prezzi non sono risaliti, anzi.In parallelo, anche le quotazioni dei futures sulle emissioni, trattati in Europa sul mercato Ice, sono in calo, con il future di dicembre che ieri ha chiuso a 53,1€/tonnellata (-7% rispetto a venerdì e ai minimi da luglio 2021).Ecco quindi il paradosso: più il prezzo del gas è basso, più conviene utilizzarlo, e questo inceppa il meccanismo dello sviluppo forzato delle energie rinnovabili. Il Green deal è fuori mercato e se, in più, anche il prezzo della CO2 crolla, allora anche il carbone rientra in gioco, rallentando ulteriormente la cosiddetta transizione verso le energie cosiddette verdi. Se si lasciasse fare al mercato non ci sarebbe partita. Per questo l’Ue impone obblighi e divieti, è l’unico modo per sostenere il Green deal, che appare sempre più una bolla.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
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