
L'atleta Daisy Osakue è impegnata agli europei di Berlino però continua a straparlare di razzismo.Se giovedì a Berlino Daisy Osakue lancerà il disco con la stessa determinazione con la quale ha affrontato la vile aggressione a colpi di uova, l'Italia di atletica leggera è già in finale. Perché alla fine tutto è bene quel che finisce bene, però che palle, che palle, che palle. Come quelle che ci è toccato leggere e ascoltare per giorni sul «movente razzista» dei tre stupidelli di Moncalieri, compresa l'ultima perla della stessa Daisy, che dopo aver raccontato di essere stata colpita con il frutto della gallina in quanto umana di colore, prima di partire per gli Europei si è poi detta sorpresa e dispiaciuta del «polverone». Certo, adesso bisogna sperare nella vittoria con medaglia della torinese diversamente celtica Osakue Daisy per molti motivi. Innanzitutto perché siamo italiani e una vittoria con la maglietta azzurra è una vittoria di tutti. In secondo luogo, perché Daisy, solo una settimana fa, sembrava mezza morta e invece, grazie a un recupero prodigioso, ce l'ha fatta e quindi adesso è regolarmente al suo posto, pronta a farci sognare. Poi, perché si è dedicata anima e corpo a uno sport vilipeso come il lancio del disco, che tra l'altro, in caso di condanna dei suoi aggressori lanciatori di uova, consente al giudice una vasta gamma di pene alternative alla detenzione tra le quali lei che lancia cose a loro (probabilmente li centra anche bendata). Ma soprattutto, tifiamo tutti Osakue perché la preferiamo campionessa a opinionista da comizio, con quell'indimenticabile immagine di lei col volto tumefatto dopo «il raid razzista». Ma prima di prendere l'aereo per la Germania, Osakue ha pronunciato parole più da lancio della frittata che del disco: «Mi dispiace per il polverone che si è alzato questa settimana ma sono felice che sia emerso un problema che spesso non viene considerato e viene messo sotto al tappeto». Voi direte, il problema dei lanciatori di uova, oppure dei figli dei dirigenti del Pd che non sono politicamente corretti come i genitori, visto che uno dei tre pargoli annoiati è figlio di un politico locale? No, no, il problema che sta sempre «sotto il tappeto» è quello delle aggressioni a persone di colore. Che qui però non c'entra, perché i tre frombolieri hanno colpito a casaccio, bianchi, giovani e pensionati. Come i carabinieri hanno ricostruito già poche ore dopo la denuncia della ventiduenne atleta. Poi, certo, il «polverone» di cui parla Osakue c'è stato. Matteo Renzi ha twittato subito «schifosi razzisti», imitato dal compagno di partito Emauele Fiano, che con Graziano Delrio ha intimato: «Il governo riferisca in aula». Sembrava quasi che l'uovo l'avesse lanciato Matteo Salvini, e invece poi ti va a capitare che l'aveva lanciato il figlio di un loro compagno di partito. Anzi, un «suo» compagno di partito, perché Daisy Osakue risulta iscritta ai Giovani democratici di Moncalieri. E vabbè, si tirano le uova tra loro, verrebbe da dire. Del resto il momento è grave e nel vecchio Pci in caso di dissenso non ce la si cavava certo con due uova. Ma niente, dopo il fattaccio della notte tra il 29 e il 30 luglio, ecco che cosa ha detto la compagna Osakue: «Lo hanno fatto apposta, non volevano colpire me in quanto Daisy, ma in quanto ragazza di colore». Ma Osakue si è anche lamentata delle «attenzioni» riservate dalla stampa a suo padre Iredia, che nel 2008 è stato condannato per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio e per tentata rapina. Ma il padre di Daisy, che è in Italia da ben 24 anni, ha fatto solo 8 mesi di carcere, si è inserito in un programma di recupero e ora fa il mediatore culturale con soddisfazione di tutti. Una bella storia di integrazione e riscatto, tipica di un Paese «razzista» come l'Italia.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.