2022-08-23
«The Sandman», il fantasy a tinte dark funziona
True
La serie tv Netflix ha uno di quei titoli all’apparenza banali, un po’ trash. Sembra voler evocare un mondo horror, in cui il soprannaturale e i mostri e le morti angosciose abbiano l’obbligo di rincorrersi, al solo scopo di far tremare chi guardi, il cuore fermo prima che i battiti accelerino di nuovo.«Sandman», l’uomo della sabbia, venuto da chissà dove per turbare e rubare la quiete altrui. Una lettura, questa, che con la vera natura di The Sandman ha (e fortunatamente) ben poco a che spartire. Nonostante le apparenze, gli universi immaginifici ormai associati a certi nomi, The Sandman non è un horror da due soldi, ma l’adattamento (maestoso, pure) di una fra le saghe a fumetti più complesse di sempre: The Sandman, l’epopea in settantacinque volumi scritta da Neil Gaiman, fra il 1988 e il 1996.Gli archi temporali, nel fumetto, sono diversi. C’è un passato, la storia mitologica di creature tenute prigioniere dall’uomo, e c’è un presente, dove il soprannaturale tenta di ristabilire i propri equilibri, la propria separazione dalle cose terrene. In mezzo, è il caos: una landa desolata di salti temporali e «mostri», un disordine pericoloso, che Sandman, il Sandman del titolo, si trova a dover governare. Non c’è stata premeditazione. Sandman, Sogno (anche) nella serie tv, è stato improgionato per errore, agli albori del XX secolo. Roderick Burgess, un mago, avrebbe voluto evocare sua sorella, Morte, e ridurla in catene. Così, avrebbe regalato l’immortalità alla razza umana, ma qualcosa, nel suo rito magico, non è andato come previsto. Morte non è comparsa, Sogno, invece, è stato catturato. Per cent’anni è stato tenuto sotto una campana di vetro, mentre il mondo del sonno e quello della veglia vedevano sfumare i propri confini. Per cent’anni ha patito. Poi, è riuscito a scappare, trovando di fronte a sé due universi devastati. I piani dell’esistenza, il soprannaturale, Regno dei Sogni, e la dimensione umana, sono stati fagocitati dall’assenza di Sogno. Sono stati erosi, distrutti. Ma quel che potrebbe permettere a Sogno di ristabilire l’ordine, tre strumenti magici, gli è stato sottratto. È la storia di una ricerca, The Sandman, visivamente meno dirompente di quanto sia stato il fumetto, ma d’impatto in un modo che gli è simile.The Sandman, di cui Netflix a sorpresa ha rilasciato venerdì un episodio bonus, l’undicesimo, funziona. Funziona nonostante tutto. Nonostante l’«imborghesimento» della componente visiva, l’ordine logico della trasposizione tv. Funziona nonostante Tom Sturridge - scelto per impersonare Sogno - non sia sempre frizzante quanto il suo corrispettivo a matita. Funziona, e funziona bene, grazie a Neil Gaiman, sceneggiatore della serie televisiva, e grazie alla sua capacità di fondere insieme generi e liriche diverse. The Sandman, di primo acchito costruita a mezza via tra il superomistico e la mitologia, è un fantasy con tinte dark, dove la componente psicologica (con conseguente approfondimento verticale di questioni vecchie come il mondo) ha un ruolo preponderante. Riecheggia di tutto, nella ricerca di Sogno: domande esistenziali sulla natura intrinseca all’uomo, immagini sheaksperiane, superstizioni popolari, leggende antiche e fiabe. È cultura e sapere, senza componente narcisistica. Cattura, quindi. Cattura tutti, gli appassionati del fumetto e chi del fumetto non ha mai sentito parlare. Unica pecca, la (presunta) ritrosia di Netflix nel rinnovarla per una seconda stagione.