2022-05-19
Clò: «Un tetto al gas? Impossibile. Chi in Europa lo promette non conosce mercato e contratti»
Secondo l'ex ministro Alberto Clò è impossibile imporre un tetto al prezzo del gas
«Un grande pasticcio. Un annuncio inconsistente, per non dire di più. In ogni caso un progetto a cui voglio proprio vedere come faranno a dare seguito».
Alberto Clò non usa giri di parole nel commentare la notizia secondo cui l’Unione europea è ormai ad un passo nel mettere un tetto al prezzo del gas. Economista, già ministro dell’Industria e del Commercio con l’Estero nel governo presieduto da Lamberto Dini nel 1995-1996, Clò è tra i maggiori esperti di energia europei.
Insomma, secondo lei stiamo parlando di un tetto senza pareti che lo sostengono?
«Intanto una premessa. Gran parte delle importazioni di gas fanno riferimento a contratti a lungo termine e quindi stipulati in un momento in cui i prezzi erano inferiori a quelli odierni. E qui il tetto non c’entra. Poi ci sono le quotazioni espresse dalle Borse, che tra l’altro spesso non hanno transazioni fisiche. In ogni caso sono quotazioni che fa il mercato finanziario. E quindi come si fa a mettere un tetto?»
Ma se l’Europa si mostra compatta...
«Oggi, vista la situazione internazionale, il prezzo lo fa il venditore. E le navi metaniere cioè quelle che trasportano il gas naturale liquefatto, si dirigono dove spuntano il prezzo migliore. Se l’Europa punta i piedi, le navi orientano la prua verso Oriente o altri lidi. Ma c’è di più....»
Che cosa?
«Lasciamo stare il gas russo, che certamente non può far parte di un progetto di sconto per la guerra in Ucraina ed il muro tra Ue Russia. Concentriamoci invece sulle possibile alternative. Che non sono molte. Prendiamo il caso del gas algerino. Noi fino a ieri siamo andati in processione in Algeria con il cappello in mano a chiedere di aprire ulteriormente i rubinetti del gas. Ed oggi con che faccia torniamo ad Algeri chiedendo pure lo sconto? Cosa crede che ci rispondano?».
Ma Bruxelles ci crede...
«Le ripeto, l’annuncio di un tetto al prezzo del gas a me pare inconsistente. E chi ha fatto questa dichiarazione sarà pure un grande stratega dell’Unione europea, ma dubito che conosca davvero il mercato dell’energia. O almeno i contratti».
Contratti? In che senso?
«I contratti non si fanno tra nazioni, figuratevi tra Continenti. Viceversa sono accordi bilaterali tipo Gazprom-Eni eccetera. E dunque, tenuto conto di questo, sorge una banalissima domanda...»
Quale?
«Una volta deciso il tetto al prezzo del gas chi va a ridiscutere questa moltitudine di contratti? Ci va l’azienda che li ha stipulati? Si formeranno, ma sarà difficile, consorzi di imprese private per ritoccare il prezzo? O forse ci andranno i singoli Stati? Oppure l’Unione europea si farà carico di incontrare tutte le grandi imprese esportatrici e rivedere contratto per contratto? E poi come fare la voce grossa quando, come vediamo in questi giorni, non riusciamo ad avere un’unica linea sul fronte dell’energia?».
Se non si può bloccare il prezzo del gas alla fonte, forse l’idea potrebbe essere quella di agire a cascata, nell’ambito della distribuzione nazionale?
«Anche in questo caso abbiamo contratti in essere. Ed in ogni caso sarebbe impossibile agire su tutti gli operatori presenti sui mercati nazionali. Non dimentichiamoci che siamo in presenza di un mercato aperto e le imprese distributrici acquistano a condizioni diverse da chi ne dispone»
Ma c’è chi accusa proprio queste imprese di extra guadagni. Possibile che mentre il Paese è in crisi c’è chi incamera super profitti...?
«Un conto è la tassazione dell’extraprofitto. Ben diversa è l’idea di costringere i distributori a calmierare i prezzi. Chi lo dice, anche in questo caso, non conosce i contratti. Il prezzo infatti viene fatto con offerte. Alla fine è la più alta che fa il prezzo di riferimento. Si può cambiare questo modo di procedere, ma fin che il metodo è questo si hanno le mani legate. E poi, anche in questo periodo nel settore energetico c’è chi accumula maxi profitti ma anche chi affronta grandi perdite, schiacciato tra vecchi contratti e prezzi in salita. Che facciamo con queste imprese?».
Dunque anche qui nessuna speranza ...
«Difficile. In ogni caso credo che qualsiasi intervento a questo livello della filiera potrebbe avere problemi di costituzionalità».
Ma allora che dobbiamo fare?
«Che dovevamo fare. All’Italia manca un progetto di politica energetica. Questo è il tema più importante. Ma come ricucire le vele nel pieno della tempesta?»
Continua a leggereRiduci
iStock
Tra i suggerimenti di Bankitalia all’esecutivo per costringere i proprietari ad adeguare le abitazioni, pure quella di subordinare la possibilità di locare solo al raggiungimento di standard energetici minimi. Il presidente di Confedilizia: «Siamo sconcertati».
Il cinquantacinquesimo podcast di Ritratti è dedicato a Ruth Handler. Nata a Denver il 4 novembre del 1916, è figlia dei Mosko, una coppia di ebrei polacchi scappati in America per sfuggire all'orrore del nazismo. Convince il fidanzato della scuola, Elliot Handler, a seguirla, sposarla nel 1938 e studiare design industriale. Nel 1942 i coniugi Handler si associano con Harold Mattson e dalla fusione dei nomi dei due uomini, Matt ed El, nasce il marchio. All'inizio degli anni Cinquanta Ruth guarda la figlia Barbara, Barbie, giocare e le viene l'idea di una bambola adolescente, con tanto di occhi azzurri e seno spettacolare. I maschi la bocciano: "Quale madre vuoi che compri alla figlia una tettona così?”. Nel 1959, Barbie viene presentata in anteprima all'American Toy Fair di New York con uno spot televisivo. Ancora oggi il mito della sua bambola resiste.
- Colonne sonore: CAKE - I Will Survive; AQUA - Barbie Girl; Billie Eilish - What I was made for
- Leggi la guida sintetica
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Solo 4 voti tricolore. Guido Crosetto: «È l’orchestra sul Titanic». Vicina la procedura d’infrazione. Ma le urne possono riaprire la partita.