2025-01-10
Terzo mandato, il governo impugna. Ma la Lega prende le distanze
Dal Consiglio dei ministri via libera al ricorso alla Consulta contro la legge che permetterebbe al piddino Vincenzo De Luca di fare un altro giro. Gelo tra i salviniani e il resto della maggioranza: «La pensiamo in altro modo».«Nel cdm di oggi (ieri, ndr) impugneremo la legge regionale della Campania sul terzo mandato»: Giorgia Meloni ufficializza nella conferenza stampa di inizio anno una notizia ampiamente annunciata, ovvero il ricorso del governo alla Corte costituzionale contro la legge approvata dal Consiglio regionale della Campania lo scorso 11 novembre, che ha aperto la strada a una eventuale ricandidatura di Vincenzo De Luca, che sta portando a termine il suo secondo mandato consecutivo da presidente della Regione Campania. «Partendo dal caso della Campania», sottolinea il premier, «c’è un tema di metodo. Gli uffici di Palazzo Chigi hanno fatto degli approfondimenti per capire, in base all’articolo 122 della Costituzione, se la questione compete allo Stato nazionale o se le Regioni siano in grado o siano nella facoltà di autodeterminarsi. La nostra conclusione è che la questione riguarda un principio fondamentale e quindi la materia di competenza dello Stato nazionale. Dopodiché per quello che riguarda il merito della questione, sapete che non c’è una unica posizione all’interno della maggioranza da questo punto di vista». La Meloni si riferisce alla posizione della Lega, contraria al limite dei mandati. Non a caso, ieri, il ministro delle Riforme Roberto Calderoli ha rimesso al cdm la decisione. Fonti della Lega hanno poi evidenziato che, come è noto, in cdm non è previsto il voto. La palla passa quindi ai giudici della Corte costituzionale. De Luca ieri ha convocato in merito una conferenza stampa per oggi alle 11. Cosa dirà? C’è chi pensa che possa dimettersi e andare subito al voto, ma sembra assai poco probabile. Con ogni probabilità De Luca andrà al contrattacco partendo da un dato oggettivo: il Presidente del Veneto, Luca Zaia, il terzo mandato consecutivo lo ha pure quasi concluso, avendo vinto le regionali nel 2010, nel 2015 e nel 2020. Nel 2012, infatti, il Consiglio regionale del Veneto ha recepito una legge quadro nazionale, la 165 del 2004, che all’articolo 2, comma 1, lettera f prevede la «non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del presidente della giunta regionale eletto a suffragio universale e diretto, sulla base della normativa regionale adottata in materia». Questa legge si intitola «Disposizioni di attuazione dell’articolo 122, primo comma, della Costituzione», l’articolo citato da Giorgia Meloni. Non potendo una legge essere retroattiva, la regola dei due mandati recepita dal Veneto è quindi partita dall’elezione successiva. La legge della Campania impugnata dal governo recepisce esattamente la stessa legge quadro nazionale, non a caso è intitolata «Disposizioni in materia di ineleggibilità alla carica di presidente della giunta regionale, in recepimento dell’articolo 2, comma 1, lettera f) della legge 2 luglio 2004, n. 165». In sostanza, la Campania lo scorso novembre ha fatto esattamente la stessa cosa del Veneto nel 2012. La legge regionale del Veneto, però, non è mai stata impugnata da nessuno, e Zaia ha potuto serenamente candidarsi e vincere per tre volte. Il precedente influirà sulla decisione della Consulta? Non si sa. Quello che si sa è che il quadro è complicato anche da un ricorso al Tar del centrodestra della Campania, che ha chiesto l’annullamento della seduta del Consiglio regionale del 5 novembre scorso nel corso della quale la legge è stata approvata denunciando violazioni del regolamento. Inoltre, c’è chi sostiene che una legge elettorale regionale approvata in Campania nel 2009, sotto la presidenza di Antonio Bassolino, pur senza citarla abbia già recepito la legge nazionale del 2004. Come è evidente, siamo di fronte a un quadro assai ingarbugliato, reso ancora più fluido dal fatto che la Consulta, in teoria, potrebbe anche esprimersi dopo le prossime regionali.Fin qui gli aspetti giuridici e tecnici, essenziali in quanto è su questo terreno che si gioca la partita. Poi c’è l’orizzonte politico nel quale questa vicenda si innesta, che è assai curioso in quanto va al di là della contrapposizione classica tra destra e sinistra. Impedire a De Luca di ricandidarsi è infatti un formidabile assist della Meloni a Pd e M5s: lo «sceriffo» in corsa con la coalizione civica che ha messo in piedi, con 12 liste già pronte, spaccherebbe il fronte del campo largo, dando al centrodestra della Campania ampie possibilità di vittoria in una Regione assai ostica per Fdi, Fi e Lega. Allo stesso tempo, Fratelli d’Italia e Lega si preparano a uno scontro duro sulla candidatura alla presidenza del Veneto, che il partito di Giorgia Meloni rivendica ma il Carroccio non vuole mollare, con Zaia che non rinuncia a un ruolo decisivo nella scelta del suo (se il centrodestra vincerà) successore. Paradosso dei paradossi: se la Corte costituzionale dovesse invece confermare la costituzionalità della legge della Campania, la Lega potrebbe tornare alla carica per una legge nazionale che elimini il limite dei mandati, richiesta da tempo ma sempre bocciata dagli alleati. Riflettori accesi intanto sul prevedibile show di oggi di Vincenzo De Luca: facile prevedere che il presidente della Campania si scaglierà contro destra e sinistra, per non scontentare nessuno.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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