2021-11-03
Tra annunci in libertà e fughe in avanti sulla terza iniezione siamo all’anarchia
In attesa dell'Aifa parte la bagarre: Vincenzo De Luca ordina il booster al personale scolastico, mentre Fabrizio Pregliasco pensa già alla quarta.In attesa di conoscere le decisioni dell'Aifa, che ieri si è riunita per decidere sul via libera alla terza dose agli under 60 e per indicare quale vaccino utilizzare come booster per il milione e mezzo di italiani che ha ricevuto il monodose Johnson&Johnson, continua il caos degli annunci. Il copione sembra lo stesso del primo round della campagna vaccinale. Preciso, identico. Con i soliti protagonisti. Partiamo dal ministero della Salute. Il sottosegretario Andrea Costa ha detto che per la terza dose di vaccino anti Covid «è ragionevole pensare a un'estensione della platea» e «credo entro la fine dell'anno si potrà arrivare ai cinquantenni». C'è però chi chiede, come il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, di estendere il terzo shot per categorie. Quindi dopo fragili, over 80, over 60, Rsa e operatori sanitari, passare ai docenti e al personale scolastico. Stessa richiesta arriva dalla Regione Piemonte: il presidente Alberto Cirio e l'assessore alla Sanità, Luigi Icardi, hanno scritto al generale Francesco Figliuolo ricordando che dalla terza settimana di novembre in Piemonte anche il personale scolastico inizierà a maturare i sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale con le prime due dosi. Nelle scorse settimane sempre dalla Regione Piemonte era arrivata la richiesta di autorizzare le terze dosi per il personale sanitario, domanda che la struttura commissariale aveva immediatamente accolto. C'è poi chi non chiede e parte da solo, come Vincenzo De Luca: nel corso di una riunione convocata ieri dal presidente della Regione Campania, è stato dato mandato a tutti i dirigenti delle Asl e delle Aziende ospedaliere, di programmare prioritariamente entro novembre la vaccinazione con il booster a tutto il personale scolastico e universitario che ha superato il sesto mese dalla seconda somministrazione. L'altro sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, in un'intervista al Corriere della Sera concorda sull'aprire al personale scolastico «una corsia preferenziale per ricevere la terza dose», ma tira comunque il freno sottolineando che vanno rispettati i sei mesi che devono intercorrere tra la seconda e la terza. «Non c'è evidenza scientifica che sia necessario anticipare. Teniamo conto che gran parte del personale ha completato il ciclo in estate (il 90 per cento con Astrazeneca), quindi c'è ancora un po' di tempo. Una decisione non è stata presa, se ne sta discutendo». Quanto alla nuova dose di vaccino anti Covid per chi ha ricevuto il monodose J&J, la strada sembra essere quella di indicare a tutti la somministrazione eterologa, ossia con vaccino a mRna, passati i sei mesi dall'inoculazione «o per chi vuole anche prima», ha detto ieri Costa. Alla confusione si aggiungono le dichiarazioni dei virologi. Fabrizio Pregliasco parla addirittura già di quarta dose. «Il vaccino anti Covid dura di più di sei mesi», ha detto all'Adnkronos spiegando di aver ricevuto, proprio ieri, il terzo shot a distanza di dieci mesi dal primo ciclo di vaccinazione. Ne seguirà una quarta? «Io tra dieci giorni sarò un sessantaduenne quindi», dice Pregliasco, «rientrerò in quelle che secondo me, un po' come per l'influenza, saranno poi le categorie che nel futuro dovranno continuare a fare la vaccinazione». Ogni sei mesi? «No, immagino una volta l'anno». Nel frattempo, - a conferma che, come scriviamo ormai da mesi, il problema della terza dose va gestito anche sul fronte logistico senza scaricare il peso solo su farmacie e medici di famiglia - si cominciano a riaprire gli hub. Ieri è partita l'attività del centro vaccinale allestito in tempo di record nel foyer dell'auditorium Lucio Parenzan dell'ospedale Giovanni XXIII di Bergamo. Nell'hub verranno somministrate le terze dosi del vaccino contro il Covid-19 e l'antinfluenzale. Il centro può disporre di sei linee vaccinali che, a regime, consentiranno la vaccinazione di oltre 700 persone al giorno. Vi lavoreranno 12 medici al giorno con turni di sei ore, 12 infermieri, quattro amministrativi e quattro volontari. Sullo sfondo, l'aggiornamento della campagna vaccinale. In base ai dati aggiornati alle 18.06 di ieri pomeriggio, il 75,66% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale. Il 3,06% è in attesa di seconda dose. Complessivamente - contando anche il monodose e i preinfettati che hanno ricevuto una dose - è almeno parzialmente protetto il 78,72% della popolazione italiana. Considerando solo gli over 12, oggetto della campagna vaccinale, rispetto alla platea individuata dal commissario Figliuolo la percentuale di almeno parzialmente protetti è del 86,36% mentre l'83,01% è completamente vaccinato. L'ultima media mobile a sette giorni di «vaccinati» ogni giorno in Italia è di 45.157. Di questi, 43.438 hanno fatto la seconda dose, 83 il monodose, 1.636 sono «pregresse infezioni», ovvero persone che avendo avuto il Covid concludono il ciclo vaccinale con una singola dose. Per arrivare al 90% della popolazione vaccinabile, nuovo target individuato da Figliuolo per poter alleggerire l'obbligo di green pass, a questo ritmo ci vorrebbero due mesi e 23 giorni.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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