
Clamorose rivelazioni emergono dagli interrogatori dei miliziani. Secche smentite dalla missione .Onu Intanto l’Idf incenerisce 1,5 miliardi nelle disponibilità del Partito di Dio, custoditi in una banca libaneseNella notte tra domenica e lunedì gli attacchi aerei israeliani hanno preso di mira le filiali di Al Qard Al Hassan, un’associazione/banca accusata di finanziare il gruppo terroristico degli Hezbollah. Sono stati segnalati almeno undici attacchi nella periferia meridionale di Beirut, mentre altri attacchi si sono verificati nel Libano meridionale e nella regione Nord-orientale della valle della Beqaa, tutte roccaforti di Hezbollah, mentre i civili in preda al panico (anche se avvisati preventivamente) cercavano di mettersi al riparo. Prima di colpire, Israele ha dichiarato di voler lanciare una campagna contro le reti di finanziamento di Hezbollah, intimando ai civili di allontanarsi da qualsiasi struttura di Al Qard Al Hassan. «Colpiremo molti siti nelle prossime ore e altri siti durante la notte. Nei prossimi giorni riveleremo come l’Iran finanzia l’attività terroristica di Hezbollah usando istituzioni e associazioni civili come copertura», ha detto domenica sera il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), il contrammiraglio Daniel Hagari. Centinaia di residenti di Beirut sono fuggiti dalle loro case mentre le esplosioni risuonavano in tutta la capitale libanese, anche nei pressi dell’aeroporto internazionale di Beirut, adiacente al sobborgo meridionale della città noto come Dahiyeh (ormai ridotto a un cumulo di macerie), dove ha sede lo stato maggiore del Partito di Dio. Al Qard Al Hassan, autorizzata dal dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, ha più di 30 filiali in tutto il Libano, di cui 15 in zone densamente popolate del centro di Beirut e nei suoi sobborghi. Il ministero della Salute libanese ha annunciato in una nota che quattro soccorritori sono morti e altri cinque sono rimasti feriti nei raid israeliani delle ultime 24 ore, aggiungendo che tre ambulanze sono state danneggiate. A proposito della capacità finanziaria degli Hezbollah: dopo i raid sulle filiali della Al Qard Al Hassan la situazione si fa sempre più difficile dato che la maggior parte delle riserve di denaro e oro di Hezbollah sono state distrutte nel recente attacco di Israele che ha eliminato il leader del gruppo Hassan Nasrallah. Si stima che quella notte siano stati inceneriti circa 1,5 miliardi di dollari e circa 1 tonnellata di oro: in pratica Hezbollah aveva più soldi dello Stato libanese. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Galant ha firmato un ordine che aggiunge l’associazione Al Qard Al Hasan in Libano all’elenco delle organizzazioni terroristiche dichiarate dello Stato di Israele, come parte della campagna economica condotta dalle istituzioni di sicurezza contro Hezbollah e i gruppi terroristici associati. Sono clamorose invece le rivelazioni pubblicate ieri dal quotidiano Israel Hayom che scrive dopo aver parlato con fonti della sicurezza israeliana: alcuni miliziani di Hezbollah catturati nei giorni scorsi durante le operazioni di terra delle Idf nel Sud del Libano hanno confessato, durante gli interrogatori, che l’organizzazione terroristica avrebbe pagato tangenti al personale dell’Unifil per poter sfruttare le loro postazioni nel Sud del Paese. La missione Unifil ha dichiarato al Jerusalem Post che le notizie secondo cui i terroristi di Hezbollah «pagherebbero i propri membri per utilizzare le loro posizioni in Libano sono completamente false». Hezbollah, secondo fonti informate sui fatti che hanno a loro volta parlato con il quotidiano israeliano, avrebbe anche preso il controllo delle telecamere di sicurezza dell’Unifil situate nei complessi vicini al confine israeliano, utilizzandole a proprio vantaggio e questo evento forse si spiegherebbe perché gli israeliani le abbiano prese di mira nelle scorse settimane. Saranno le indagini a chiarire la verità, anche se è difficile credere che, data la situazione attuale -basti pensare alle proteste dei vari governi, incluso il nostro - questi miliziani possano aver tessuto una trama inventata. Inoltre, è improbabile che gli israeliani non abbiano effettuato un’accurata verifica dei fatti. È certo che, di fronte a questa situazione e al completo fallimento dell’Unifil nel prevenire l’insediamento di Hezbollah lungo il confine Israele, per il futuro delle sue relazioni con il Libano, intende fare maggiore affidamento sugli impegni dell’esercito libanese piuttosto che sulla missione Unifil con la quale i rapporti sono sempre più tesi. Secondo le valutazioni del Comando Nord, l’Idf ha distrutto circa due terzi dell’arsenale di Hezbollah, inclusi razzi, missili e droni. L’esercito ha dichiarato che le sue forze hanno avuto la meglio sulle aree di attacco principali delle unità Radwan, durante l’operazione di terra in corso, ma ha avvertito che queste richiederanno ancora diverse settimane. Negli ultimi giorni, si è unita alle operazioni una quinta divisione, la 210ª delle alture del Golan, che sta operando sul lato libanese del monte Dov. Secondo le informazioni fornite dall’Idf, «durante l’operazione di terra e nelle settimane di preparazione, sono stati eliminati numerosi comandanti di Hezbollah, responsabili delle aree nel sud del Libano». L’esercito israeliano stima che la maggior parte dei leader di Hezbollah, dai vertici fino ai comandanti tattici, sia stata ferita o uccisa. Circa 1.200 combattenti, e oltre 2.000 persone in totale, sono state neutralizzate. Infine, secondo quanto riportato da Al Jazeera, una donna tenuta in ostaggio è stata uccisa recentemente nel Nord della Striscia di Gaza in circostanze non ancora chiarite, in una delle aree coinvolte nei combattimenti. La fonte, collegata alle Brigate Al Qassam, il braccio armato di Hamas, ha dichiarato: «Le circostanze dell’evento sono sotto indagine e che il nome della prigioniera deceduta non verrà divulgato per ragioni di sicurezza».
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






