2021-11-10
Tensioni su bonus edilizi e pensioni. Draghi corre a blindare la manovra
I partiti chiedono modifiche a Opzione donna e 110%. Palazzo Chigi però esclude un secondo Cdm: passano solo piccoli aggiustamenti. Il Consiglio di Stato blocca la proroga delle concessioni balneari dal 2024.Giornata di calvario dalle parti del Mef. Mentre il ministro Daniele Franco era a Bruxelles i «suoi» tecnici sono passati da una riunione all'altra con l'obiettivo di finire la stesura della manovra. Il testo, già approvato dal cdm lo scorso 28 ottobre, sarebbe dovuto finire immediatamente dopo alle Camere, ma è stato sottoposto a un importante rimaneggiamento. Tre i temi rimasti aperti nelle ultime due settimane: i criteri di assegnazioni o perdita del reddito di cittadinanza, i bonus edilizi e l'uscita anticipata dal lavoro delle donne, alias Opzione donna. In pratica, di fronte al pressing dei diversi partiti della maggioranza, in particolare Lega e 5 stelle, si è tentato di provare a chiudere prima dell'avvio dell'iter parlamentare i capitoli più delicati. Ieri a Palazzo Chigi sono arrivati il ministro del Lavoro Andrea Orlando, quello dell'Agricoltura Stefano Patuanelli e il titolare della Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Sul tavolo la questione del reddito di cittadinanza, uno dei capitoli più divisivi del provvedimento, con Iv, Fi e Lega che hanno sempre chiesto, come minimo, profonde modifiche. Alla fine è arrivata la conferma che non scatterà un décalage automatico ma l'assegno subirà una decurtazione al rifiuto della prima offerta di lavoro e lo stop al rifiuto della seconda. Sul fronte pensionistico non sarà innalzata l'età pensionabile per beneficiare di Opzione donna, ma saranno mantenuti gli attuali parametri: 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 per le autonome. Sarà invece definito oggi il dettaglio relativo al possibile ampliamento della platea disposta ad accettare ulteriori penalizzazioni sull'assegno.Tra i ritocchi anche il ripristino del meccanismo dello sconto in fattura e della cessione del credito per i bonus edilizi. È proseguito fino all'ultimo il pressing del Movimento 5 stelle sulla modifica del tetto Isee di 25.000 euro per i proprietari di abitazioni unifamiliari per poter accedere al Superbonus 110%. Dovrebbe essere invece affrontato in un provvedimento d'urgenza ad hoc il tema dei controlli ex ante per contrastare le truffe. Fanno parte quasi sicuramente del «tagliando» alla manovra le modifiche al bonus affitti per i giovani under 31, con la revisione delle soglie minime e massime della detrazione, e l'aumento dei fondi a disposizione dei Comuni per gli asili nido. Proprio visto il fatto che il lavoro non è stato puramente «tecnico», da molti ministeri ieri era stata avanzata la richiesta di un nuovo passaggio in Cdm. Un'ipotesi fino a ieri pomeriggio ritenuta probabile. Poi è arrivato l'intervento di Mario Draghi. «Il disegno di legge di bilancio è stato approvato giovedì 28 ottobre», si legge in una nota diffusa in serata, che smentisce di fatto un secondo passaggio in Cdm. I motivi sono due e semplici. Il primo è tecnico. Due Cdm per partorire due manovre non sono fattibili. Secondo, l'apertura a revisioni ufficiali avrebbe aperto un fronte politico in grado di indebolire Palazzo Chigi.Non è un caso che ieri sia dovuto intervenire il premier per evitare che i vari partiti e altri dicasteri avessero il sopravvento sul lavoro di rifinitura da parte del Mef. Se le attività, infatti, si limitano a piccole modifiche accordate con la Ragioneria dello Stato tutto resta nella prassi, ma se scivolano nella riscrittura significa che il Mef non è abbastanza forte politicamente per contrastare le spinte politiche. Per questo Draghi avrebbe accettato piccole modifiche ai bonus ma lasciato nei fatti inalterato quanto deciso sul Superbonus 110%, compreso lo stop alle richieste grilline di modificare i tetti. Anche i nuovi paletti al reddito di cittadinanza non vanno a intaccare i budget di spesa e sulle pensioni ci si limiterà a interventi che riguardano poche migliaia di persone. Restano però sul tavolo le fibrillazioni in vista della nomina del prossimo presidente della Repubblica. Il premier deve fronteggiare richieste divergenti, ma soprattutto il continuo temporeggiare da parte dei grandi elettori del Colle. Un gioco molto pericoloso per i partiti stessi. L'obiettivo è piantare bandierine temporanee per diventare ago della bilancia da qui al prossimo febbraio. Vale sulle pensioni, come sul taglio delle tasse, ma anche sulla gestione del deficit. Un esempio su tutti. Sulla fine di quota 100 nessun partito ha strappato. Tutti alla fine d'accordo nel decidere di non decidere. Un anno a quota 102 e poi si vedrà. Ognuno spera di aver dalla sua il Colle e quindi la possibilità di indirizzare la moral suasion verso Bruxelles. Risultato: tutti i partiti perderanno la possibilità di usare l'ultima finestra utile per fare deficit. Alla fine tutti si condanneranno a essere più irrilevanti nel panorama europeo. La stessa cosa è accaduta con le concessioni balneari. Nessun partito si è voluto schierare con Draghi o contro Draghi. Così l'applicazione della Bolkestein è stata rimandata. Ieri ci ha pensato il Consiglio di Stato che ha deciso di stoppare la proroga voluta dal governo Conte e farla terminare nel 2023. Risultato? La riforma chiesta dall'Europa verrà applicata senza alcuna scelta politica. I partiti avranno abdicato anche a questo ruolo. E, nel bene o nel male, avranno perso un'altra occasione per ridisegnare la nostra società.
Mahmoud Abu Mazen (Getty Images)
(Guardia di Finanza)
I Finanzieri del Comando Provinciale di Varese, nell’ambito di un’attività mirata al contrasto delle indebite erogazioni di risorse pubbliche, hanno individuato tre società controllate da imprenditori spagnoli che hanno richiesto e ottenuto indebitamente oltre 5 milioni di euro di incentivi per la produzione di energia solare da fonti rinnovabili.
L’indagine, condotta dalla Compagnia di Gallarate, è stata avviata attraverso l’analisi delle società operanti nel settore dell’energia elettrica all’interno della circoscrizione del Reparto, che ha scoperto la presenza di numerose imprese con capitale sociale esiguo ma proprietarie di importanti impianti fotovoltaici situati principalmente nelle regioni del Centro e Sud Italia, amministrate da soggetti stranieri domiciliati ma non effettivamente residenti sul territorio nazionale.
Sulla base di tali elementi sono state esaminate le posizioni delle società anche mediante l’esame dei conti correnti bancari. Dall’esito degli accertamenti, è emerso un flusso finanziario in entrata proveniente dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE), ente pubblico responsabile dell’erogazione degli incentivi alla produzione di energia elettrica. Tuttavia, le somme erogate venivano immediatamente trasferite tramite bonifici verso l’estero, in particolare verso la Spagna, senza alcuna giustificazione commerciale plausibile.
In seguito sono state esaminate le modalità di autorizzazione, costruzione e incentivazione dei parchi fotovoltaici realizzati dalle società, con la complicità di un soggetto italiano da cui è emerso che le stesse avevano richiesto ad un Comune marchigiano tre diverse autorizzazioni, dichiarando falsamente l’installazione di tre piccoli impianti fotovoltaici. Tale artificio ha consentito di ottenere dal GSE maggiori incentivi. In questi casi, infatti, il Gestore pubblico concede incentivi superiori ai piccoli produttori di energia per compensare i maggiori costi sostenuti rispetto agli impianti di maggiore dimensione, i quali sono inoltre obbligati a ottenere l’Autorizzazione Unica Ambientale rilasciata dalla Provincia. In realtà, nel caso oggetto d’indagine, si trattava di un unico impianto fotovoltaico collegato alla stessa centralina elettrica e protetto da un’unica recinzione.
La situazione è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Roma, competente per i reati relativi all’indebita erogazione di incentivi pubblici, per richiedere il sequestro urgente delle somme illecitamente riscosse, considerati anche gli ingenti trasferimenti verso l’estero. Il Pubblico Ministero titolare delle indagini ha disposto il blocco dei conti correnti utilizzati per l’accredito delle somme da parte del GSE e il vincolo su tutti i beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di oltre 5 milioni di euro.
L’attività della Guardia di Finanza è stata svolta a tutela del corretto impiego dei fondi pubblici al fine di aiutare la crescita produttiva e occupazionale. In particolare, l’intervento ispettivo ha permesso un risparmio pari a ulteriori circa 3 milioni di euro che sarebbero stati erogati dal GSE fino al 2031 alle imprese oggetto d’indagine.
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Viktor Orbán e Giorgia Meloni a Roma (Ansa)
Giorgia Meloni (Getty Images)