2021-01-05
«Trova i voti, la gente è arrabbiata». La telefonata che imbarazza Trump
Donald Trump (Spencer Platt/Getty Images)
Sinistra contro The Donald per l'audio in cui si rivolge al segretario di Stato della Georgia.Si fa sempre più alta la tensione politica negli Stati Uniti. Domenica, il Washington Post ha pubblicato l'audio di una lunga conversazione telefonica, avvenuta il giorno prima tra Donald Trump e il segretario di Stato della Georgia, il repubblicano Brad Raffensperger. Argomento della discussione sono stati i presunti brogli elettorali che, secondo l'inquilino della Casa Bianca, avrebbero regalato il cosiddetto Peach State a Joe Biden per una manciata di voti. Nel corso del colloquio, il presidente americano ha in tal senso più volte preteso un riesame dei risultati elettorali, chiedendo all'interlocutore di «trovare» abbastanza voti per bloccare la vittoria in loco del suo avversario. «La gente della Georgia è arrabbiata, la gente del Paese è arrabbiata. E non c'è niente di sbagliato nel dire, sai, che hai ricalcolato», ha detto Trump a Raffensperger, aggiungendo: «Voglio solo trovare 11.780 voti, che è uno in più di quelli che abbiamo. Perché abbiamo vinto lo Stato». Più in generale, Trump ha dichiarato di possedere un vantaggio molto più ampio di 11.780 voti, dettagliando inoltre le sue accuse di frode e irregolarità: il presidente ha -tra le altre cose - lamentato l'assenza di osservatori durante le operazioni di spoglio, criticato il sistema elettronico di voto Dominion e sostenuto che alcune schede sarebbero state distrutte. Durante la telefonata, il segretario di Stato ha respinto le tesi dell'inquilino della Casa Bianca, difendendo l'integrità del processo elettorale in Georgia. La pubblicazione della conversazione è arrivata nello stesso giorno in cui il presidente americano aveva reso noto su Twitter di aver parlato al telefono con Raffensperger, da lui definito «incapace di rispondere a domande come la truffa delle “schede elettorali sotto il tavolo", la distruzione delle schede elettorali, gli “elettori“ fuori dallo Stato, gli elettori morti e altro ancora». Ricordiamo che domani - quando il Congresso si riunirà per certificare la vittoria di Biden - i voti espressi il 14 dicembre dai grandi elettori della Georgia saranno probabilmente contestati da un centinaio di deputati e una dozzina di senatori repubblicani. La diffusione della conversazione da parte del Washington Post ha frattanto scatenato un putiferio politico. Raffensperger ha dichiarato ieri che la procura distrettuale della contea di Fulton potrebbe avviare un'inchiesta sulla telefonata. I democratici, dal canto loro, sono andati all'attacco. La vicepresidente in pectore, Kamala Harris, ha parlato di «sfacciato abuso di potere», mentre due deputati dem, Ted Lieu e Kathleen Rice, hanno invocato un'indagine da parte dell'Fbi. Il senatore, Dick Durbin, ha invece accusato il presidente di aver condotto un «tentativo di intimidazione». Non è la prima volta che il Washington Post pubblica materiale politicamente esplosivo a ridosso di un appuntamento elettorale importante. La questione della telefonata è infatti non a caso entrata a gamba tesa nella campagna per i due ballottaggi che si tengono oggi in Georgia (ballottaggi che -ricordiamolo- decideranno la prossima maggioranza in Senato). Uno dei due attuali candidati dem, Jon Ossoff, ha parlato di «attacco alla democrazia», esortando entrambi i repubblicani in corsa a prendere le distanze da Trump. Una richiesta seccamente respinta dal senatore repubblicano in cerca di riconferma, David Perdue. Costui si è detto «scioccato» del fatto che la telefonata sia stata registrata e consegnata ai media, aggiungendo: «Quello che ha detto il presidente è esattamente quello che ha detto negli ultimi mesi». Secondo i sondaggi pubblicati dal sito Five Thirty Eight, i candidati dem risulterebbero al momento in lieve vantaggio. Per mantenere il controllo del Senato, ai repubblicani basta una sola vittoria, mentre l'asinello ha necessità di entrambi i seggi. Nel frattempo sia Trump che Biden si sono recati ieri sul posto, per sostenere i rispettivi candidati nell'ultimissima fase di campagna elettorale.
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