2019-05-21
Teacher pride per la prof di Palermo. A scuola è l’ora dell’indottrinamento
La sinistra vuole trasformare Rosa Maria Dell'Aria in una martire. Oggi le lezioni si fermeranno per leggere la Carta. Matteo Salvini incontrerà la docente, ma il caso resta aperto. Obiettivo: fare propaganda politica nelle aule.Monta la polemica sulla sospensione della professoressa Rosa Maria Dell'Aria, della scuola media statale Vittorio Emanuele III, con stipendio dimezzato. Non avrebbe vigilato sul lavoro, presentato dai suoi alunni in occasione della ricorrenza del 25 aprile, un video che accomuna le leggi razziali del 1938 al decreto Sicurezza voluto dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini. E oggi ci sarà il Teacher pride, una sorta di flash mob di studenti e docenti, che alle 11 interromperanno le lezioni per leggere gli articoli 21 e 33 della Costituzione, sulla libertà di pensiero e di insegnamento. Il provvedimento dell'ufficio scolastico regionale è stato il pretesto usato dalle sinistre per accusare il leader della Lega di tendenze autoritarie, considerato anche che il ministro dell'Istruzione è il leghista Marco Bussetti. Non è bastato che Matteo Salvini abbia annunciato un incontro pacificatore con l'insegnante giovedì («Non doveva andarci di mezzo lei», ha chiarito il vicepremier). Viene tirato in ballo addirittura il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, perché sia revocato il provvedimento sanzionatorio.Non entro nel tema dal punto di vista giuridico. Non conosco il provvedimento adottato. Sarebbe un azzardo per un giurista esprimere un parere. Ma quel che mi sembra necessario dire riguarda proprio il ruolo della professoressa Dell'Aria in quanto docente, della quale si può dire, con ragionevole certezza, che non ha saputo spiegare come le leggi razziali siano un unicum nell'ordinamento giuridico italiano e non possano essere poste a confronto con la legislazione sulla sicurezza, come tutte le leggi criticabile, da destra e da sinistra, ma assolutamente non associabile alla legislazione razziale.Questa vicenda, sulla quale è immaginabile che la grancassa della politica batterà ancora, offre l'occasione per alcune riflessioni, all'indomani del ripristino dell'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole, decisione del Parlamento, su proposta della Lega, che viene affidata a docenti che molto probabilmente hanno una scarsa attitudine a quell'insegnamento e, pertanto, diviene pericolosa, un'arma di possibile indottrinamento nella quale la sinistra si è sempre dimostrata abilissima, come attesta la vulgata della Resistenza contro il tedesco invasore, fatta passare come un monopolio socialcomunista oscurando quanti, militari, liberali, cattolici, monarchici hanno preso le armi in quegli anni difficili, tra il 1943 e il 1945. Ci vuol poco, infatti, per trasformare l'insegnamento dei principi della Costituzione in uno strumento di propaganda politica, quanto ai diritti delle persone, alla libertà di pensiero ed economica, alla forma di Stato e di governo. Ad esempio, con riferimento alla democrazia parlamentare che ha caratterizzato fin dallo Statuto Albertino lo Stato italiano e che il Movimento 5 stelle mette in discussione facendosi promotore di una equivoca democrazia diretta con richiamo a Rousseau. Un «democrazia» della Rete, attraverso la quale le scelte di pochi condizionano le decisioni di tanti, i parlamentari, come si è visto anche di recente.Sono stato abituato, da mio padre magistrato e da mio nonno docente di liceo, ad avere sempre il massimo rispetto per il corpo docente, ma l'esperienza personale e di padre mi ha messo di fronte a una realtà che attesta una crescente modestia dei programmi e dei docenti cui lo Stato, dopo aver fornito una formazione universitaria spesso inadeguata (abbiamo in cattedra i laureati con il 18 politico), limita la successiva capacità di aggiornamento, anche per l'assoluta insufficienza degli stipendi che mettono seriamente in forse per tutti la possibilità dell'acquisto di libri e riviste, come è imposto a chiunque, in ogni professione, intenda essere al passo del dibattito scientifico.Aggiungasi che l'insegnamento dell'educazione civica è abbinato alla storia, disciplina abbandonata da tempo, prima con la demonizzazione del dato dispregiativamente definito nozionistico, quanto a date e nomi, poi con la esclusione di periodi storici essenziali nell'evoluzione dei fatti, per cui, ad esempio, il mio nipotino in quinta elementare sta ancora studiando gli etruschi. Studiando è parola grossa, parliamo di poche righe, quando noi alla stessa età leggevamo del Risorgimento e della prima guerra mondiale. Così è accaduto, come si legge nello «stupidario della maturità», che uno studente in un tema di storia abbia attribuito a Giuseppe Garibaldi la spedizione dei mille, sì partendo da Genova ma… in sommergibile. Evidentemente ignorando il «maturando» che mille non entrano neppure in un sottomarino nucleare di ultima generazione e che nel 1860 non ve ne erano né grandi né piccoli, anche se nella guerra di secessione americana saranno sperimentati, con esito tragico, mezzi subacquei a remi.È il quadro nel quale si inserisce la ripresa dell'insegnamento dell'educazione civica. C'è da augurarsi che una generazione di docenti frustrati dall'ingiusto trattamento dello Stato non trasformi l'occasione per indottrinare i nostri giovani.