2024-12-03
Con Tavares tagli e vendite a picco ma lui si becca premi per 100 milioni
Maxi liquidazione anche per accelerare l’addio. Intanto la produzione in Italia è ferma fino a fine 2024. L’azienda internalizza alcuni servizi e costringe le società dell’indotto a licenziare centinaia di addetti.Cento milioni di euro. Potrebbe (in mancanza di comunicazioni ufficiali il condizionale è d’obbligo) essere questa la liquidazione di Carlos Tavares. Una cifra monstre destinata a far discutere per mille e più motivi e forse quello prettamente numerico è il meno stupefacente. Se infatti guardiamo la remunerazione, il 66enne portoghese percepiva circa 40 milioni all’anno, e se consideriamo i potenziali bonus che di solito accompagnano alla porta i manager delle grandi multinazionali, l’assegno per la pensione che l’ingegnere sarebbe riuscito a farsi staccare, riesce a inquadrarsi in una logica di mercato. Il punto è che il mercato guarda ai risultati e nel caso di Tavares i risultati sono disastrosi. Non solo in Italia e in Europa, ma praticamente in tutto il resto del mondo e soprattutto negli Stati Uniti. E se le cose per l’ex Fca si mettono male negli Stati Uniti la situazione diventa drammatica. La serie di segni meno che ha caratterizzato i dati sulle vendite e le quote di mercato della multinazionale nata dalla fusione di Fca e Peugeot sono davvero impressionanti e anche la giornata di ieri non ha fatto eccezione, segnando un ulteriore peggioramento. A novembre, emerge dai dati dell’Anfia, l’associazione della filiera dell’industria automobilistica, Stellantis ha immatricolato 30.893 auto, -24,9% rispetto allo scorso anno. Nei primi undici mesi del 2024, invece, «le registrazioni» complessive si sono fermate a 429.439 unità, con una quota di mercato del 29,6%. Cosa vuol dire? Innanzitutto che si tratta di un’escalation e che siamo nella piena fase espansiva della crisi. E poi che l’Italia è l’epicentro di questa crisi. Un’emergenza che parte dall’elettrico e dalla testardaggine di Tavares, unico manager tra le grandi case dell’auto a snobbare qualsiasi revisione al ribasso degli obiettivi irrealistici sulle emissioni imposti da Bruxelles, e arriva fino a scelte strategiche che indubbiamente hanno messo in secondo piano il mercato italiano. «È ovvio», spiega alla Verità Ferdinando Uliano, segretario generale dei metalmeccanici della Cisl, «che tutti gli attori della filiera si augurino un cambio di passo dopo l’uscita di Tavares, ma i cambi di passo si misurano con i fatti. John Elkann, al di là dei richiami a riferire in Aula, ci deve dire se per esempio l’azienda ha intenzione di assegnare all’Italia una nuova piattaforma, quella Small, grazie alla quale in altri Paesi si producono le auto più popolari, dalla piccola Panda, per arrivare fino alla Lancia Ypsilon, alla Alfa Romeo Junior, alla Fiat 600 e alla Jeep Avenger. Si tratta di vetture di largo consumo, per le quali sono in ballo diversi concorrenti. Se il nuovo management dovesse decidere di portare in Italia questa piattaforma sarebbe un primo tangibile segnale che le cose stanno cambiando». A oggi in Italia, a parte i drammatici cali della produzione di tutti i siti (a Torino ci si avvicina a un rosso del 70% e a Melfi si supera il 60%), la situazione per le prossime settimane vede gli stabilimenti di Pomigliano, Cassino, Melfi e Mirafiori aver praticamente chiuso l’anno. È tutto fermo. E si galleggia grazie alla cassa integrazione e alla solidarietà. Non solo, perché al di là delle parole e delle promesse sugli esuberi («Stellantis non licenzierà in Italia», ha garantito più di una volta l’azienda) i tagli già ci sono. Non diretti, ma indiretti. «Stellantis», spiega il responsabile auto e segretario nazionale della Uilm, Gianluca Ficco, «sta riportando dentro diversi servizi che prima affidava all’esterno. Così aziende che spesso hanno un unico committente vedono cessare il contratto di appalto e sono costrette a chiudere. È quello che sta succedendo ai lavoratori di Trasnova (saranno licenziati 100 dipendenti) a Pomigliano. La società di logistica ha altri contratti dello stesso tipo in altri siti del gruppo e non è l’unica che si trova in questa situazione. Soprattutto a Cassino e Melfi ci sono tanti casi simili. Sono in ballo centinaia di posti di lavoro e proprio per questo motivo abbiamo chiesto a Stellantis e al governo di dimostrare responsabilità sociale anche verso queste realtà». Ed ecco che si torna a bomba alla buonuscita di Tavares e alle indiscrezioni che stanno trapelando nelle ultime ore. Sembra che le dimissione più che spontanee siano state parecchio spinte e che una parte della spinta sia stata appunto anche economica. I risultati si stavano deteriorando e pare che nelle intenzioni del manager non ci fosse un repentino cambio di strategia.Proprio per questo motivo la spaccatura con gli altri membri del consiglio è stata molto forte, tant’è che la caccia al successore, almeno così lascia trapelare l’azienda, è già a un buon punto. E quindi probabilmente aveva subito una brusca accelerazione già da qualche giorno. «Speriamo», aggiunge ancora Ficco, «che l’addio di Tavares segni anche un cambio di passo rispetto alla strategia verso l’elettrico senza se e senza ma che di certo ha contribuito ad acuire la crisi». Lo speriamo tutti. Darebbe un significato alla liquidazione, altrimenti senza senso, che viene pagata a un manager che ha condotto Stellantis e i suoi lavoratori nell’abisso.
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