2024-07-10
L’allarme di Panetta: con questi tassi aumenteranno i prestiti a rischio
Bankitalia: i fidi deteriorati sono cresciuti del 2%. Il governo esclude manovre lacrime e sangue. L’Abi conferma Patuelli.Dopo «La Verità» anche il ministro Giorgetti smentisce il «Corriere»: nessun buco da 300 miliardi.Lo speciale contiene due articoli.«Non serve una manovra lacrime e sangue per ridurre il debito ma una seria politica di controllo della spesa pubblica perché l'Italia esca dalla sua condizione di Paese sempre sotto esame», ha detto ieri il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti davanti alla platea di banchieri riuniti all’assemblea dell’Abi. Ha assicurato che si stratta di un «obiettivo raggiungibile e da conseguire con determinazione» e ha ricordato come il nostro Paese abbia già visto riconoscere i suoi sforzi da parte «dei risparmiatori italiani ed esteri» con la sottoscrizione del Btp Valore.Sullo sfondo, però, il perdurare dei tassi di interesse alti fa drizzare le antenne degli istituti sui prestiti. All’appuntamento annuale dell’associazione dei banchieri, che ha riconfermato per acclamazione il presidente Antonio Patuelli, è intervenuto anche il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta che ha parlato molto chiaramente: «Le future decisioni di politica monetaria dovranno tenere conto di due importanti fattori. Il primo è che i rialzi passati dei tassi ufficiali stanno tuttora comprimendo la domanda, l’attività produttiva e l’inflazione e continueranno a farlo nei mesi a venire. Il secondo è che gli effetti espansivi dell’allentamento monetario che si profila per i prossimi mesi saranno attenuati dall’ulteriore contrazione del bilancio dell’Eurosistema, che continuerà ad agire in senso restrittivo sui costi di raccolta e sulla liquidità delle banche e quindi sull’offerta di credito all’economia». Panetta ha poi ricordato che l’economia italiana cresce «a ritmi moderati» e può contare «sull’irrobustimento delle imprese, la solida posizione finanziaria delle famiglie e la forza delle banche». Si tratta di fattori che «ci consentono di guardare avanti con fiducia, ma non devono indurre a un eccessivo ottimismo». La solidità delle banche «rappresenta oggi un elemento di forza del nostro sistema produttivo», aggiungendo però che «la stretta monetaria della Bce ha indebolito significativamente l’erogazione di prestiti a famiglie e imprese con cali simili a quelli del 2009, quindici anni fa, negli anni a cavallo tra la crisi Lehman Brothers e quella dei debiti sovrani». Non solo. Secondo il numero uno di Bankitalia, un prolungamento della fase di alti tassi di interesse potrebbe incidere sulla capacità di rimborso dei debiti. Ci sono già i primi segnali in questa direzione: nel primo trimestre il flusso dei prestiti deteriorati è salito al 2,1% dei finanziamenti complessivi alle imprese, dall’1,8 del trimestre precedente, e si stima che continuerà a crescere moderatamente sia quest’anno sia il prossimo. Per le famiglie il tasso di deterioramento rimarrebbe più contenuto, intorno all’1%: «Si tratta comunque di valori lontani dai massimi storici, nei momenti difficili dello scorso decennio questo indicatore sfiorò il 10% per le imprese e superò il 3 per le famiglie», ha precisato il governatore. Alle banche sarà richiesta «un’attenta selezione dei debitori, un costante vaglio delle loro condizioni reddituali e finanziarie e un’efficace strategia di recupero in caso di insolvenza». Con l’aumento degli Npl, «il livello delle rettifiche di valore va definito in modo prudente», ha proseguito Panetta aggiungendo che le banche con operatività tradizionale «sulle quali vigiliamo direttamente hanno in media un tasso di copertura dei prestiti deteriorati inferiore a quello dei gruppi significativi. Abbiamo già richiamato gli intermediari interessati ad adeguare gli accantonamenti; la maggior parte ha intrapreso iniziative, la cui efficacia sarà valutata nei prossimi mesi». Resta un numero «limitato di banche che non ha pienamente fatto seguito alle nostre esortazioni; con esse proseguiremo il confronto per stimolare l’adozione dei necessari interventi». Il governatore ha infine messo in guardia dalla possibile «corsa al ribasso» sull'applicazione di Basilea3. Il prossimo anno entrerà in vigore in Europa l’ultima parte della normativa prudenziale sulle banche definita dal Comitato di Basilea. L’attuazione sarà «graduale e si concluderà nel 2030», ha detto Panetta ricordando che «le nuove regole comportano incrementi patrimoniali cui le banche possono fare fronte agevolmente nell’attuale fase di alti profitti». Il recepimento degli accordi «non sta però procedendo ovunque alla stessa velocità. In particolare, negli Stati Uniti avanza lentamente», ha continuato Panetta spiegando che ciò «rende la riforma incompleta e crea disparità competitive, come nel caso delle nuove regole sui rischi di mercato». Per questo motivo la Commissione europea, «al fine di assicurare parità concorrenziale tra gli intermediari che operano a livello globale», ha recentemente annunciato l’intenzione di sospendere per un anno l’entrata in vigore in Europa di questa parte della riforma. «Non è certo l’esito ottimale: una corsa al ribasso tra diversi ordinamenti non è la risposta che va data all’esigenza di ridurre i rischi e di rendere omogenee le regole a livello mondiale», ha concluso Panetta.L’assemblea dell’Abi di ieri ha riconfermato per acclamazione il presidente Antonio Patuelli per un altro biennio. Proprio Patuelli dal palco è tornato a chiedere al governo una sforbiciata sulle tasse che gravano sul risparmio. Una mano «pesante» che favorisce la fuga all’estero del risparmio degli italiani e rischia di far mancare la benzina alle banche per sostenere famiglie e imprese.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tassi-bce-danni-2668721503.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="giorgetti-rassicura-i-mercati-zero-pericoli-sulle-garanzie-statali" data-post-id="2668721503" data-published-at="1720611362" data-use-pagination="False"> Giorgetti rassicura i mercati. Zero pericoli sulle garanzie statali Sul Corriere della Sera del 22 giugno si parlava di «una cambiale da 300 miliardi» di euro che incombeva sui conti dello Stato. Il riferimento era alle garanzie da 300 miliardi appunto concesse a favore di piccole e medie imprese sui prestiti erogati dalle banche durante la pandemia. I toni erano apocalittici e arrivavano a definire «mostruosa» la cifra ereditata dagli anni del Covid «che potrebbe generare un film dell’orrore che il ministero dell’Economia si augura che non vada mai in onda». Il giorno dopo quell’allarme, La Verità rimise in ordine i fatti e uscì con un articolo di Giuseppe Liturri che rispondeva alle allusioni con i numeri del rapporto sulla stabilità finanziaria pubblicato da Bankitalia il 30 aprile scorso. A pagina 22, infatti, si evidenziava che «alla fine del 2023 era giunto a scadenza circa il 45% dei prestiti assistiti da una garanzia pubblica rilasciata durante la pandemia (tra marzo del 2020 e giugno del 2022) e di conseguenza che l’importo delle garanzie e del rischio a carico dello Stato si era quasi dimezzato. Non solo. La stessa Bankitalia aveva sottolineato che tale rischio resta contenuto perché «secondo informazioni fornite da Mediocredito centrale, gestore del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, a marzo del 2024 le escussioni dei prestiti garantiti sono cresciute rispetto a dicembre, ma rimangono inferiori agli andamenti osservati prima della pandemia». Come se non bastasse, l’istituto di via Nazionale metteva nero su bianco che il tasso di deterioramento dei prestiti assistiti da garanzia pubblica è rimasto costantemente entro la media, seppure lievemente superiore a quello dei prestiti senza garanzia e, in ogni caso, al livello più basso degli ultimi 15 anni. Morale della favola: le imprese italiane stanno rimborsando i prestiti addirittura in anticipo e le banche non hanno alcun bisogno di escutere la garanzia pubblica. Anzi, quei prestiti sono stati una vera e propria panacea per i loro conti, che hanno beneficiato di ricavi senza alcun rischio perché, nel peggiore dei casi, li avrebbe rimborsati il Mef. Non ci sorprende quindi che ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti abbia voluto rassicurare i mercati sul tema. «L’andamento delle insolvenze sui finanziamenti assistiti da garanzie pubbliche è contenuto e sotto controllo», ha ricordato il leghista davanti alla platea dell'assemblea dell’Abi, «a fine 2023 l’esposizione dello Stato era di circa 300 miliardi pari al 14,4% del Pil in calo rispetto a fine 2022». Per il ministro si tratta di esposizioni del tutto potenziali: le garanzie collegate al Covid 19 e alla crisi energetica «pesano per circa la metà 167 miliardi e non mostrano situazioni di criticità». In un altro passaggio Giorgetti ha parlato di un cambio di prospettiva «da una fase emergenziale verso un percorso ordinario con logica programmatoria con un efficientamento delle risorse pubbliche nei vari fondi e con un ritorno ad una compartecipazione del settore bancario».