2022-05-06
Tasse, vincono Lega e Fi. Col rischio
Antonio Tajani e Matteo Salvini (Ansa)
Il centrodestra di governo fa riscrivere due articoli della delega fiscale, scongiurando i pericoli sulle aliquote e, in parte, sul catasto: i valori Omi sono in mano alle Entrate...Mentre il decreto sulla concorrenza resta incagliato, la delega fiscale ingrana la quarta. Il centrodestra dopo un incontro serale definisce assieme a Mario Draghi un testo condiviso. In questo modo, come aveva anticipato il presidente della commissione, Luigi Marattin, la legge potrà tornare in Aula per i lavori prodromici al voto. I duri e puri del centrodestra avrebbero sicuramente preferito che la legge che riorganizza un pezzo di Fisco e soprattutto il catasto finisse in frigorifero. Meglio nessun accordo che un accordo pericoloso, ribadendo un concetto implicito nel modello stesso di legge. Una delega è in ogni caso l’affidamento a terzi di decisioni e attuazioni future. Dal punto di vista politico Draghi ha più volte minacciato la fiducia. L’ultima volta è accaduto mercoledì sera quando ha spiegato che non ci sarebbero stati altri punti di caduta e l’alternativa sarebbe stato tornare alla prima versione (inaccettabile per chi si batte contro le tasse) per di più da ingoiare con la fiducia in Aula. D’altronde è difficile sostenere una trattativa se l’arma finale è spuntata in partenza. Sia Lega sia Forza Italia hanno fatto capire che non avrebbero mai strappato.Con tali premesse il lavoro portato a caso è elogiabile, sebbene rispetto al testo della scorsa settimana (visionato da La Verità) sia stato aggiunto dal governo nell’articolo 6, dedicato al catasto, un elemento di rischio potenziale. In pratica, il centrodestra ha accettato che al futuro tavolo della riforma sia invitata l’Agenzia delle entrate. La cui presenza è sempre foriera di preoccupazioni e spesso generatrice di sorprese non positive per i contribuenti, giusto per usare un eufemismo. La versione dell’articolo veicola però promesse anti tasse. Innanzitutto si scrive nero su bianco che l’emersione degli immobili fantasma o irregolari garantirà un nuovo gettito che dovrà concorrere a ridurre l’Imu sul territorio di competenza. Inoltre, si ancora la revisione statistica al decreto 138 del 1998 e quindi alla possibilità di rivedere le rendite ma solo in ambiti territoriali omogenei e senza riferimenti a valori patrimoniali. Non a caso ieri la Lega ha celebrato il passaggio con una nota dai toni trionfali: «Il catasto italiano verrà quindi progressivamente aggiornato, ma senza cambiamenti rispetto ai criteri attuali. Esclusa anche in questo caso la possibilità di nuove tasse sulla casa». Silenzio invece sulla riga dell’ultima ora che rimanda invece esplicitamente all’Agenzia delle entrate. «Prevedere nella consultazione catastale l’accesso alla banca dati Omi».Si tratta di un acronimo che sta per Osservatorio del mercato immobiliare. Al momento, come si legge sullo stesso sito delle Entrate, «le quotazioni Omi non possono intendersi sostitutive della stima puntuale, in quanto forniscono indicazioni di valore di larga massima. Solo la stima effettuata da un tecnico professionista può rappresentare e descrivere in maniera esaustiva e con piena efficacia l’immobile e motivare il valore da attribuirgli». Perché vincolare la tenuta del governo all’inserimento nella futura riforma di questi parametri? Confedilizia, da sempre battagliera, solleva alcune perplessità sostenendo che risultanze catastali e valori Omi dovrebbero rimanere mondi separati.In pratica, il rischio, sebbene al momento non prevedibile, sarebbe quello di dare un’arma aggiuntiva alle Entrate lasciando l’amaro in bocca a tutti coloro che ritengono che solo il Parlamento debba avere l’autorità per prendere decisioni fiscali o tributarie. Purtroppo ci vorrà tempo per capire quale sarà il significato più intrinseco del ruolo dei valori Omi. Nel frattempo ieri si è mosso anche Silvio Berlusconi che in linea con la storia del suo partito ha ribadito l’importanza della casa e del mattone per l’economia italiana. Per il resto il testo della delega - la parte relativa alle aliquote duali - ha invece recepito in toto le osservazioni di Lega e Forza Italia, con l’appoggio esterno di Fdi.Nell’accordo, viene eliminato ogni riferimento al sistema duale, preservando i regimi cedolari esistenti e garantendo una armonizzazione del sistema fiscale: «nessun incremento di tassazione potrà quindi colpire i risparmi». Il riferimento del virgolettato leghista è ai prelievi agevolati di Bot, Btp e sulle cedolari. La totale marcia indietro del governo in questo caso garantisce un non aumento delle tasse e soprattutto smentisce le settimane di dichiarazioni piddine mirate a denigrare tutti coloro che si sono opposti alla modifica o ne segnalavano le dirette conseguenze sulla pressione fiscale. Era così falso denunciare l’aumento delle tasse che lo stesso Draghi ha ammesso che sarebbe stato nello specifico un errore che avrebbe creato pesante disequilibrio. Ciò dimostra che lo storytelling della sinistra su questi temi è peggio dei virus. Cambia, si evolve, ma non diventa mai endemico. Non a caso ieri sera Enrico Letta ha avuto l’ardire di dichiarare che «l’accordo raggiunto sulla riforma del catasto dimostra quello che noi già sapevamo e cioè che non ci saranno aumenti di tasse. Salvini l’ha scoperto e dice che è merito suo. Non è il modo di stare in una maggioranza». Certo il modo di stare in maggioranza per la sinistra è solo quello di accettare passivamente tutte le loro proposte, meglio ancora se finanziate dai soldi sottratti agli elettori altrui.
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