2021-04-27
Tasse «green» e repressione fiscale. Il nuovo Recovery prosciuga le tasche
Nel Pnrr passi avanti rispetto all’era Conte, ma si profilano stangate, con 2.200 «agenti» ingaggiati per il contrasto al neroIl mutuo è pronto per la delibera. Si tratta di 221 miliardi di euro suddivisi in deficit diretto, prestiti ed erogazioni Ue. Ieri Mario Draghi ha velocemente presentato all’Aula le circa 400 pagine del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Due giorni concessi ai parlamentari per la lettura. Entro venerdì ci sarà un nuovo cdm e poi si imbusterà il Recovery plan in direzione Bruxelles. Viste le interlocuzioni tra il premier e Ursula von der Leyen è difficile immaginare sorprese negative. Abbiamo già avuto modo di dare uno sguardo alle bozze e notare il cambio di passo rispetto alla versione vergata dal team di Giuseppe Conte. Su interi capitoli ci sono progetti dettagliati e precisi, sul pilastro transizione ecologica restano numerosi paragrafi fumosi. Nel complesso, le riforme sono così di buon senso che nessuno potrebbe fare una critica. Solo che siamo in Italia e tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Il nodo che però resta aperto è di natura fiscale e finanziaria. Immaginiamo di andare in banca e sottoscrivere un mutuo senza decidere il tasso, la rata e la durata: dovremmo definirci sprovveduti, per usare un eufemismo. Ecco, il Parlamento si sta apprestando esattamente a fare la stessa cosa. Il testo del Recovery plan nazionale si limita a fare cenno alla futura riforma fiscale. Il disegno di legge per mettere mano all’Irpef e al sistema tributario partirà solo a luglio. Eppure sarà fondamentale per capire chi pagherà i 221 miliardi di debiti. Ai quali per di più ieri Draghi ha aggiunto un ulteriore capitolo che da solo dovrebbe valere 26 miliardi, benché si tratti di fondi da stanziare per opere specifiche entro il 2032. Per tutto la domanda è una sola. Quali categorie saranno bastonate e quali alleggerite. E nel complesso chi assicurerà che la riforma sia a saldo zero veramente? Da qui non si scappa. I debiti si ripagano facendo più Pil e alzando il gettito. Solo che il Pnrr fa già capire che attuerà una serie di raccomandazioni dell’Ue, «affrontando il tema delle imposte e dei sussidi ambientali». Inoltre si occuperà di «ridurre la pressione fiscale sul lavoro, e di compensare tale riduzione con una revisione delle agevolazioni fiscali e una riforma dei valori catastali non aggiornati, nonché il contrasto all’evasione, in particolare nella forma dell’omessa fatturazione. Si invita inoltre a potenziare i pagamenti elettronici obbligatori, anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti». Abbiamo riportato per intero un passaggio decisivo alla pagina 32 del Pnrr. Per la la prima volta si mette nero su bianco ciò che abbiamo sempre temuto. La riforma del catasto sarà di fatto una patrimoniale perché servirà a compensare il taglio del cuneo fiscale. In molti potrebbero dire ottimo. Sappiamo invece che non sarà così. Perché la storia dell’Erario italiano insegna che da un lato si taglia di pochi miliardi e dall’altro si aumenta sempre di più. Il famoso saldo zero è guarda caso sempre a favore dello Stato. Non a caso si vuole aumentare la tracciabilità di tutti i pagamenti. L’Italia in questo caso è all’avanguardia. Nell’Ue i Paesi applicano il modello digitale esteso solo nelle transazioni con la Pa. Da noi riguarda anche i privati e sono rimasti nel cassetto i tentativi dell’ultimo governo pd di estendere gli obblighi anche tra aziende e persone fisiche. Imporre limiti al contante sempre più bassi non serve a contrastare l’evasione attuale, ma a creare una rete digitale dalla quale nessuno potrà scappare. Tradotto: anche se poi i governi aumenteranno le imposte riusciranno a evitare che chi è tracciato finisca nel circuito del nero. Lungi da noi difendere l’illegalità. Ma insistiamo che la pressione fiscale non serve a mantenere la carrozza pubblica, ma a gestire erogazioni di servizi. Temiamo che anche stavolta non accada. D’altronde lo stesso Pnrr si preoccupa di a mandare a segno l’obiettivo di assumere ben 4.113 nuovi funzionari e dipendenti dell’Agenzia delle entrate. Non si tratta di un desiderata in là nel tempo. Già quest’anno da cronoprogramma ne saranno assunti circa 2.200. A che serviranno? Lo spiega sempre il Pnrr. «Si recluteranno risorse altamente specializzate che consentiranno di affinare e migliorare i sistemi di contrasto all’evasione, anche attraverso la raccolta e l’analisi di grandi quantità di dati, l’utilizzo di software progettati ad hoc, al fine di supportare le decisioni strategiche dell’Agenzia nelle attività di “prevenzione, controllo e repressione” in campo fiscale». Il termine repressione fiscale ricorda un po’ la Russia di 100 e più anni fa. D’altronde la polizia fiscale è stata inventata dagli zar e sviluppata dai bolscevichi. Così mentre si prende tempo e si annuncia un nuovo stop agli invii delle cartelle esattoriali, aspettiamo luglio per capire quante nuove tasse nasceranno per finanziare il «green». Forse non è un caso che il capitolo sulla transizione ecologica sia quello più fumoso. Quando si diraderanno i dubbi spunteranno la carbon tax e le altre batoste al business tradizionale. Converrà all’Italia? Peccato non aver già fatto valutazioni preventive.
Pier Silvio Berlusconi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 3 settembre 2025. L'europarlamentare Silvia Sardone, vicesegretario della Lega, ci parla dello sgombero del Leoncavallo e dei fallimenti di Ursula von del Leyen.