
Dopo le nostre rivelazioni sul caso di estorsione, Serbia e Usa chiedono trasparenza. Stevo Pendarovski mette in un angolo Zoran Zaev.Il terremoto provocato dai documenti pubblicati dalla Verità dimostranti la corruzione del sistema politico e giudiziario macedone sta isolando il premier Zoran Zaev sia internamente, che internazionalmente. Gli Stati Uniti, oltre a mandare un proprio rappresentante a conferire con il presidente macedone Stevo Pendarovski, han trasmesso una forte critica al governo di Skopje attraverso la radio Voice of America. Sulle loro frequenze Paul McCarthy, dell'Istituto repubblicano internazionale, ha sottolineato come vi sia una forte apprensione nella comunità internazionale per i fatti rivelati e come l'idea di giustizia sia stata calpestata in Macedonia. Nel pomeriggio, l'ambasciatrice Kate Byrnes, ha sottolineato l'urgenza di fare chiarezza in base alle leggi internazionali.Perfino il presidente serbo Aleksander Vucic si è sentito in dovere di commentare gli avvenimenti. In conferenza stampa a Belgrado Vucic, quasi a voler mandare un benevolo avvertimento a Zoran Zaev, ha sottolineato come la creazione di una procura speciale non poteva certo essere la soluzione ai mali della Macedonia e d'essere informato che quanto da noi pubblicato fino ad ora è solo l'inizio di una lunga storia. Costretto così dalle nostre rivelazioni e incoraggiato da americani e francesi il presidente della Macedonia ha convocato ieri una conferenza stampa nella quale ha confessato, come cittadino, d'essere deluso dalla procuratrice speciale Katica Janeva e dal fatto che i vertici giudiziari - puntando con questo il dito sia contro Katica Janeva, cha la Procuratrice nazionale per il crimine organizzato Vilma Ruskoska - vadano in vacanza proprio nel momento in cui lo Stato vive la sua crisi più profonda. Con la conferenza di ieri il presidente Pendarovski si è allontanato dal suo padrino politico Zaev, ha preso un alto profilo istituzionale e sostanzialmente chiesto aiuto affinché non venga lasciato solo conscio del fatto che si trova al vertice di un Paese con un sistema giudiziario altamente corrotto. Dicendo che non tutti i giudici sono corrotti e d'essere pronto a utilizzare tutti i mezzi a disposizione del suo ufficio perché i giudici coscienziosi possano lavorare in maniera indipendente ha ammesso la disperazione nella quale si trova la maggioranza dei cittadini macedoni e si è candidato a ricoprire il ruolo di salvatore della Patria nel momento in cui il regime di Zaev, abbandonato da tutti, crollerà definitivamente. In uno scenario nel quale a causa delle prove da noi fornite, e di quelle da noi ancora sotto esame, Zaev sembra condannato a una fine rovinosa Pendarovski diviene l'unico garante della prospettiva euro-atlantica della Macedonia.Si tratta infatti dell'uomo su cui al momento le capitali estere paiono intenzionate a scommettere per una transizione morbida, democratica e il più possibile chiara.Tuttavia, egli sa che lo attende un compito difficile dato che a guidare le procure del crimine organizzato è Vilma Ruskoska ovvero la preferita di Zaev, la giudice a cui l'attuale premier vorrebbe perfino trasferire il mandato del prosecutore speciale Katica Janeva, cioè di tutti i casi di corruzione che potrebbero vederlo coinvolto. Come avemmo modo di scrivere per l'ex primo ministro conservatore accusato di corruzione Nikola Grujevski, il mondo intero si rende conto che anche se il premier davvero non fosse coinvolto nel sistema di corruzione da noi portato alla luce, egli è oggettivamente responsabile per i mali della Macedonia essendosi dimostrato incapace di governare il Paese e sradicarne il malaffare dilagante. A rendere ancora più difficile la posizione internazionale di Zaev, nel contesto generale delle nostre rivelazioni, è nelle ultime ore intervenuta perfino la Svezia, uno degli Stati più democratici. La corte di giustizia svedese ha rigettato la richiesta di estradizione a carico di Dejan Davidovski accusato da Vilma Ruskovska di terrorismo per essere coinvolto nell'assalto al Parlamento macedone del 2017. Dopo essere stato arrestato su richiesta dell'Interpol, i giudici svedesi non solo si sono rifiutati di procedere all'estradizione del cittadino macedone in quanto convinti del fatto che egli sia sottoposto a persecuzione politica e del fatto che egli non possa essere sottoposto in Patria ad un giusto processo ma hanno addirittura suggerito al perseguitato di chiedere immediato asilo politico nel loro Paese. Difficilmente il sistema politico e giudiziario macedone poteva ricevere una bocciatura più clamorosa dal mondo delle democrazie liberali. Purtroppo, però, per il presidente macedone Stevo Pendarovski sono proprio queste persone, quelle considerate agenti politici dal mondo Occidentale, a guidare le istituzioni a cui egli si appella affinché giustizia sia fatta. Il corrotto non giustizierà mai se stesso. Ed ecco che egli in queste ore, per avere il massimo sostegno internazionale possibile, cerca di chiarire la sua posizione con il maggior numero possibile di capitali estere.Durante la conferenza stampa si è sentito in dovere di rispondere all'appello di Antonio Milošoski, rappresentante dell'opposizione, che si era detto esterrefatto delle dichiarazioni della professoressa Ana Chupeska, membro di una commissione governativa a nomina presidenziale che si era detta sicura del fatto che dietro le nostre rivelazioni vi fossero il fascista Salvini e Berlusconi. Il presidente macedone ha immediatamente chiarito di non ritenere Salvini un fascista bensì un politico democraticamente eletto di un Paese amico e in tal modo colpito alla radice il tentativo di politicizzare la nostra battaglia per la legalità ed il bene della Macedonia.
Giuseppe Benedetto (Imagoeconomica)
Giuseppe Benedetto, presidente di Fondazione Einaudi: «Il ddl Stupri porta le toghe dentro ai letti e, invertendo l’onere della prova, apre a vendette».
«Non basta la separazione delle carriere: serve la separazione dei “palazzi”. Giudici e pm non devono neanche incontrarsi». Giuseppe Benedetto, avvocato siciliano di lungo corso, è il presidente della Fondazione Einaudi, storico punto di riferimento della cultura liberale. Da quel centro studi è nato il Comitato «Sì separa», in prima linea per il sì al referendum sulla riforma della giustizia. «L’Anm è solo un sindacato privato, e con questa riforma smetterà di dettare legge sulle nomine. Serve un cambio culturale: le toghe sono dipendenti pubblici, non i sacerdoti dell’etica, che oggi mettono piede persino in camera da letto».
Roberto Scarpinato, ex magistrato e senatore del M5s (Imagoeconomica). Nel riquadro Anna Gallucci, pubblico ministero e già presidente dell’Anm a Rimini
La pm Anna Gallucci: «A Termini Imerese raccolsi elementi anche su politici progressisti, ma il mio capo Cartosio indicò di archiviarli, “d’intesa con Scarpinato”. Rifiutai, poi subii un procedimento disciplinare». Sarebbe questa l’indipendenza minata dal governo?
Anna Gallucci ricopre la funzione di pubblico ministero a Pesaro, dopo avere fatto il sostituto procuratore anche a Rimini e Termini Imerese. È relativamente giovane (è nata nel 1982) e ha svolto vita associativa: è iscritta alla corrente moderata di Magistratura indipendente ed è stata presidente della sottosezione riminese dell’Associazione nazionale magistrati. Ha lasciato la carica dopo il trasferimento nelle Marche, sua terra di origine. Nel 2022 si era espressa contro il vecchio referendum sulla responsabilità civile delle toghe e aveva manifestato giudizi negativi sulla separazione delle carriere. Ma adesso ha cambiato idea ed è molto interessante ascoltare le sue motivazioni.
Tra realtà e ipotesi fantasiosa, l’impresa aerea tra le più folli degli ultimi 50 anni dimostrò una cosa: la difesa dell’Unione Sovietica non era così potente e organizzata come molti pensavano.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio (Imagoeconomica)
Oltranzisti rumorosi, ma via via più isolati. Alle urne ci sarà l’occasione di porre fine a 30 anni di ingerenze politiche.
Credo che la maggioranza dei magistrati non sia pregiudizialmente contraria alla separazione delle carriere e che anzi veda persino di buon occhio il sorteggio per l’elezione dei consiglieri del Csm. Parlando con alcuni di loro mi sono convinto che molti non siano pronti alla guerra con il governo, come invece lasciano credere i vertici dell’Anm. Solo che per il timore di essere esposta alla rappresaglia delle toghe più politicizzate, questa maggioranza preferisce restare silenziosa, evitando di schierarsi e, soprattutto, di pronunciarsi.






