2023-11-26
«I rapporti distrutti dalla fine del maschio»
Susanna Tamaro (Imagoeconomica)
Per Susanna Tamaro, «il patriarcato non c’entra nulla: è stata la demolizione della virilità a rendere gli uomini fragili e quindi più aggressivi. Ne risentono anche le donne, che sono meno protette. La rieducazione a scuola? Una pessima idea».Susanna Tamaro ha appena pubblicato due libri di grande interesse: Il vento soffia dove vuole (Solferino), cioè una grande storia di amore con varie declinazioni, e Tutti abbiamo una stella, romanzo per ragazzi molto particolare, figlio anche del rapporto profondo dell’autrice con le arti marziali. Ho incontrato la celebre scrittrice per una puntata di Ztl, programma in onda tutti i giorni su Giornale Radio (sul cui sito si trova la registrazione integrale della conversazione). Perché secondo lei facciamo così tanta fatica a trovare una quadra nei rapporti fra uomini e donne, che in questi giorni sono al centro di un grande dibattito?«Perché le cose sono cambiate dagli anni Sessanta e Settanta, in maniera drammatica. Si sono squilibrate le relazioni e le dinamiche energetiche tra maschile e femminile. Lo dico perché io ho una visione profondamente taoista della realtà: se una delle due polarità va fuori fase, va fuori fase anche l’altra. C’è poco da fare, questa è una cosa quasi matematica, direi».Si può dire che lei questo cambiamento lo abbia attraversato tutto. «Sono cresciuta negli anni Settanta, all’inizio di questo cambiamento, e ho visto la progressiva distruzione della figura maschile, che è stata un lavoro lento e preciso, e che ha trovato pochi critici. Adesso le ragazze sono tutte sole, non ci sono relazioni di scambio, perché la diversità ormai è immensa tra maschi e femmine. Soprattutto i maschi vivono una perdita di dialogo, di parole, di conoscenza di sé e dunque di relazione con l’altro, in questo caso la donna. E questo è il primo grande vuoto nell’educazione maschile».In tanti, persino il ministro di un governo che si vuole conservatore di destra, parlano di rieducare i ragazzi a scuola, soprattutto i maschi. Lei che ne pensa?«I ragazzi sono molto deboli in questo momento, e sono aggressivi perché sono deboli: l’uomo impaurito diventa aggressivo. Io penso che siano una pessima idea i corsi di educazione e di rieducazione, perché la scuola deve insegnare altre cose. L’educazione dovrebbe venire dalla famiglia e dall’ambiente sociale intorno al ragazzo. Ma in un mondo che ha annullato qualsiasi valore, qualsiasi sforzo, qualsiasi senso del limite, è impossibile pensare che i ragazzi crescano in maniera sana. Molti sono depressi, molti problematici, perché intorno c’è il vuoto, e hanno ragione a essere arrabbiati, perché la società gli ha servito un piatto di pessima qualità, veramente di pessima qualità. Madri iperprotettive, padri assenti… Un bambino ha bisogno di sfide, ha bisogno di avere coraggio, ha bisogno di avere modelli positivi. E che modelli, oltre al videogioco, abbiamo visto negli ultimi 30 anni? Soltanto criminali, basta guardare le serie tv. Abbiamo fornito qualche modello positivo? No, e allora è inutile stracciarsi le vesti e fare corsi di educazione quando per 30 anni siamo stati totalmente zitti su questa questione». Insomma i danni ormai sono fatti. «Adesso è inutile piangere perché il latte è versato. L’amore richiede forza, e ci siamo dimenticati questo momento fondamentale della vita umana: se io ti voglio bene e ti educo, devo essere forte, devo anche sapermi far dire “ti odio”. Bisogna dare dei limiti, indicare con decisione una strada da percorrere quando si educa una persona. Non si può lasciarla brada, perché brada arriva la disperazione. E c’è una cosa che veramente mi colpisce…»Cosa?«Che si dimentica sempre la storia evolutiva. Sembra che siamo solo intenzioni, solo politica, ma in realtà abbiamo una storia lunga alle spalle e questa storia è ancora dentro di noi. Dunque se anche ci siamo separati anni fa dalle scimmie antropomorfe, la scimmia antropomorfa è dentro di noi. E se togliamo la parola perché non sappiamo più usarla, se togliamo l’idea che il mondo abbia un’anima e che siamo una realtà più complessa di quella potente animale, che cosa emerge?».Che cosa?«La scimmia. Perché la scimmia ha dei comportamenti che sono anche molto aggressivi nelle femmine, nei maschi eccetera. La scimmia non parla, non sa leggere la poesia… Si potrebbe dire che siamo nel tempo della scimmietà perché il nichilismo ha portato al riemergere delle scimmie».Si discute molto del patriarcato, del fatto che ci sia una dominazione maschile ancora forte. È così?«Secondo me così si va fuori strada, perché il patriarcato c’è in moltissime parti del mondo, ma non nel nostro mondo. Noi siamo le donne più fortunate della Terra perché abbiamo una situazione, rispetto alle altre, di grande libertà. Naturalmente l’uomo è più forte fisicamente, tende a prevalere, tende in caso di mancanza di parole a sopraffare la donna: questo è un problema che ci sarà sempre. L’uomo dovrebbe essere protettivo nei confronti della donna e invece è possessivo, e dalla possessività nascono tutte le patologie. Questo è lo squilibrio tra maschile e femminile: se l’uomo non è protettivo ma è possessivo, anche la donna non si sente protetta perché, nella realtà evolutiva, il maschio protegge la femmina perché è la femmina che gli dà la discendenza, che in natura è la cosa più importante». Lei è una grande esperta di arti marziali. Il taoismo che ha citato prima pervade il kung fu. La nostra società tende a cancellare il contatto fisico, eppure forse le arti marziali potrebbero davvero fornire soluzioni educative utili. «Certamente. I bambini maschi una volta andavano in cortile e litigavano con gli altri, e si stabilivano gerarchie, si faceva una vita sociale, di relazione. Adesso sono tutti figli unici, per lo più isolati e dunque non hanno mai modo di mettere alla prova la loro aggressività, la loro voglia di combattere, di sfidare. Hanno un interlocutore elettronico: quella è un’energia che addirittura abbassa il testosterone, potremmo dire che ti fa perire dentro. Le arti marziali sarebbero fondamentali perché sono una grande scuola, se proposte bene naturalmente. Sono una grande fonte di educazione a superare il limite, a esercitare il coraggio e anche la nobiltà d’animo, che è una cosa di cui non parla mai nessuno. Ne abbiamo bisogno, ci manca tantissimo la nobiltà d’animo: un cavaliere è nobile d’animo, l’uomo maschio dovrebbe aspirare a questa dimensione, non certo a quella del camorrista».Ma davvero è possibile ottenere qualcosa di simile nel mondo di oggi? «Io ho scritto nel 1995 un libro per bambini che si intitolava Cerchio magico, in cui c’era un orco che prendeva il potere e cantava una canzoncina che diceva: “Un mondo pulito, obbediente, pancia piena e in testa niente”. Questo è ciò che si è realizzato da allora. Nessuno ha detto un attimo “fermiamoci, ragioniamo”… Siamo andati molto in là, troppo in là. Non saranno né i buoni sentimenti né le buone intenzioni a cambiare questa situazione. Abbiamo totalmente perso la consapevolezza del fatto che il mistero dell’iniquità appartiene alla nostra vita. Non siamo angeli, non siamo creature incorporee. Abbiamo questo seme dentro di noi, chi più chi meno, che può esplodere in qualsiasi momento. E meno contenimento sociale c’è, più facilmente esplode».Abbiamo parlato tanto dei maschi. E le ragazze?«Cambiano, e mi sembra che siano molto più prigioniere di modelli rispetto a quanto lo fossimo noi negli anni Settanta. Allora se tu eri un po’ grassa, non importava nulla. La parte esteriore era molto relativa, era importante la parte interiore. Adesso sono sottoposte a una pressione fin dalle scuole primarie per essere quello che devono essere, che la società vuole che siano. E questa è un’angoscia terribile, porta a disperazioni assolute, perché se tu manchi in qualcosa delle cose richieste, sei pronto a suicidarti, perché non hai raggiunto il modello di perfezione richiesta. Questa è una violenza terribile verso le bambine e le ragazze. E sono anche molto sole, perché non trovano facilmente fidanzati, spasimanti: c’è un muro tra maschi e femmine. Ovviamente ci sono le eccezioni, ma in media le figlie delle mie amiche sono single, sono sole, non hanno interlocutori sentimentali, diciamo così».Forse il punto è proprio questo, no? Siamo dentro un sistema che, al di là dei discorsi sulla tirannia del sesso maschile o sulla mascolinizzazione delle donne, ci porta alla solitudine e all’isolamento. «Certo, perché l’era dello squalene, come la definisco io - cioè l’era della finanza che si è mangiata l’economia - vuole che siamo soli, isolati, perché per i predatori, quando sei solo, è più facile mangiarti. Dunque è una solitudine cercata, voluta, dal mondo “pulito e obbediente, pancia piena e in testa niente”. Tra un po’ in realtà non avremo nemmeno più la pancia piena. Io ho parlato per 30 anni di queste cose, ma nessuno mi ha mai dato il minimo ascolto. Si sarebbe potuto fare qualcosa 30 anni fa, dire “fermiamoci”, informare i genitori ecc. Non è stato fatto, è stato lasciato tutto andare e il danno adesso è molto importante».