È slittato di qualche giorno l’interrogatorio di Vincenzo Novari, l’ex amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina 2026, indagato nell'inchiesta per corruzione e turbativa d’asta, assieme all’ex dirigente Massimiliano Zuco e all’imprenditore Luca Tomassini. L’avvocato Nerio Diodà, che segue Novari, ha chiesto qualche giorno per potere valutare le accuse a carico del suo assistito. Nonostante questo, in procura proseguono i lavori sull’inchiesta, ormai divisa in due fascicoli. Il primo riguarda i 3 affidamenti digitali da almeno 10 milioni di euro a Tomassini, tramite la nomina di Zuco (nelle perquisizioni trovati un Rolex e 20.000 euro in contanti). Mentre nel secondo, quello sull’abuso d’ufficio e anche qui per turbativa d’asta (cioè altri appalti), gli inquirenti stanno cercando di capire le assunzioni facili fatti in Fondazione in questi anni, quando Novari aveva creato appunto un contesto di «opacità», a detta degli inquirenti. Del resto negli anni il numero di assunti è quasi triplicato, passando dagli iniziali 90 ai 380 attuali. Anche ieri in Procura sono stati ascoltati alcuni dipendenti a cui è stato chiesto conto di queste assunzioni, dopo che mercoledì era stata ascoltata come teste per sei ore una dipendente della Fondazione, che per quasi vent’anni ha lavorato con Novari. A quanto pare sarebbe stata lei a fornire i curricula all’ex amministratore delegato. Avrebbe riferito che era sempre lui a darle i curricula e a decidere sulle assunzioni. Gli inquirenti, l’aggiunto Tiziana Siciliano e i pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, vogliono capire se gli assunti negli anni dalla Fondazione siano stati scelti per un preciso motivo e se i ruoli in cui si sono poi ritrovati siano casuali o decisi. Del resto, durante il mandato del manager che fu nominato in MI-co dal governo giallorosso di Giuseppe Conte, è stato assunto personale che appartiene al cerchio magico stesso di Novari, dove si trovano manager che avevano avuto ruoli in società come H3G o in altre Bizboost, Softyou e Nhc) riferibili sempre a lui. Ma oltre a questi, se ne calcolano nove, sotto la lente di ingrandimento della Procura ci sarebbe anche l’assunzione dei cosiddetti figli o anche nipoti e amici di politici e vip, un aspetto che era già emerso negli anni passati. D’altra parte, quando la Fondazione entrò in funzione all’inizio del 2020 trovarono posto e incarichi diverse persone con cognomi importanti. C’è per esempio Livia Draghi che è il capo dei «contenuti video» dell’ente, assunta nel maggio del 2020, prima dell’arrivo dello zio Mario a Palazzo Chigi. Ma a trovare posto quattro anni fa fu anche Domenico De Maio, director of education di Cortina 2026 , che (era stato nominato nel 2018 dall’ex ministro Vincenzo Spadafora come direttore generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani: all’epoca era anche vice capo della segreteria dell’ex ministro. Nel settembre del 2020 fu assunto anche Iacopo Mazzetti, che aveva appena terminato il suo lavoro da capo staff di Roberta Guaineri, al tempo assessore allo Sport del sindaco di Milano Beppe Sala. Tra le assunzioni eccellenti si segnala anche quella del figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa: il figlio Lorenzo è Ceremonies Coordinator. In Fondazione lavora anche Lavinia Prono, ex segretario sempre di La Russa senior. C’è anche Antonio Marano, ex parlamentare della Lega Nord, attuale direttore commerciale del comitato olimpico. Da chiarire poi il contratto con Deloitte che non risulta indagata. Ci sarebbe infatti una sproporzione tra quanto versato dalla Fondazione e la somma incassata per la sponsorizzazione. Il cosiddetto contratto «Pisa» per circa 176 milioni di dollari avrebbe provocato «un ingente stato debitorio in capo alla fondazione», come sostiene la Guardia di finanza. Deloitte avrebbe preso il posto per la gestione dei servizi digitali di Vetrya e Quibyt di Tomassini. Ma le Fiamme Gialle mettono in evidenza che la italiana Deloitte Consulting srl e le statunitensi Deloitte Consulting Llp e Deloitte & Touche Llp sono «abituali fornitori» per oltre 74 milioni della Fondazione, mentre Deloitte Italy spa ha versato a Milano-Cortina 7 milioni per essere «sponsor».
Continua a slittare la decisione del governo Draghi sul futuro della Fondazione Milano Cortina, la «scatola amministrativa» che gestirà la Olimpiadi invernali del 2026. Dopo l’addio dell’amministratore delegato Vincenzo Novari si sta cercando una nuova figura che possa rilanciare l’organizzazione del Giochi. E soprattutto possa dare un aiuto concreto sul reperimento di fondi e sponsorizzazioni. La scorsa settimana sembrava che finalmente la situazione si fosse risolta con l’annuncio di un atto imminente da Palazzo Chigi per formalizzare la decisione. Invece si continua a prendere tempo, anche perché gli azionisti non trovano una soluzione condivisa sul nome del nuovo amministratore delegato.
Per alcuni servirebbe un nome di livello internazionale e per questo nelle ultime settimane sono circolati quelli dell’ex numero uno di Eni Paolo Scaroni, dell’ad di Leonardo Alessandro Profumo e di Flavio Cattaneo, vicepresidente di Italo. Questa soluzione sarebbe quella sostenuta soprattutto da Giovanni Malagò, numero uno del Coni. Peccato che dalle parti del Partito democratico abbiano un’altra opinione in merito. E spingono - tramite i consiglieri del presidente del Consiglio Francesco Giavazzi e Antonio Funiciello - per Michele Uva, manager di lunga esperienza nel mondo del calcio legato all’Uefa e con un profilo meno appariscente. Secondo indiscrezioni Uva non sarebbe però gradito a Malagò per vecchi attriti risalenti a quando lavorano insieme: Uva è stato in Coni servizi. Ma altri sostegno che la ricostruzione non sia fondata.
Eppure starebbe tutta qui la situazione di stallo con gli altri azionisti - i Comuni di Milano e Cortina, Regione Veneto e Regione Lombardia - che aspettano che si sbrogli in qualche modo la matassa. A Palazzo Marino attendono un cenno da Roma, così come al Pirellone. Di sicuro c’è da recuperare il tempo perduto. Mancano almeno 500 milioni di euro all’appello. A quanto pare qualcosa potrebbe sbloccarsi dopo il 16 settembre. Il 27 maggio scorso infatti proprio Malagò aveva annunciato l’arrivo in Italia del numero uno del Cio (Comitato olimpico internazionale). «Il 16 settembre il presidente del Cio Thomas Bach sarà in Italia per ricevere il Collare d’oro» aveva detto Malagò, «Se Draghi non dovesse andare all’Onu quel giorno, ci sarà un incontro tra lui e Bach, poi quest’ultimo la settimana dopo sarà ai Pratoni del Vivaro per i Mondiali di completo di equitazione».
Non è detto che proprio l’incontro con Bach possa finalmente chiarire e risolvere la situazione. A meno che il governo non decida di prendere una decisione anche prima dell’incontro con il numero uno del Cio. Ma una soluzione che possa accontentare tutti sembra ancora lontana.
- Governo in stallo sulla scelta dell’ad della Fondazione. I consiglieri del premier, Giavazzi e Funiciello, spingono per Uva (vicino al Pd). Sondato anche Scaroni. Organizzazione al verde: manca mezzo miliardo.
- Michele Emiliano tace sulla candidatura con il Terzo polo del dg dell’agenzia per il lavoro (suo fedelissimo) che si è pure fatto pubblicità coi nuovi assunti Arpal.
Lo speciale contiene due articoli.
Nella corsa alle ultime nomine prima delle elezioni del 25 settembre, il governo di Mario Draghi si blocca su quelle per la Fondazione che dovrà gestire le Olimpiadi di Milano Cortina nel 2026. Con la fuoriuscita di Vincenzo Novari, infatti, a Palazzo Chigi sembrava finalmente di aver risolto gli ultimi problemi legati all’evento che inizia a presentare qualche difficoltà sul capitolo delle sponsorizzazioni. Si è perso troppo tempo negli anni passati.
Certo, c’è stata una pandemia di mezzo, ma sono comunque passati più di 3 anni. Oltre ai fondi pubblici che sono stati stanziati nel decreto Aiuti bis, 400 milioni di euro, ne servono almeno altri 500. Ma al momento Novari ne ha raccolti appena la metà. Per questo motivo da qualche mese la presidenza del Consiglio dei ministri si è messa in moto per trovare un manager adatto al compito di rimettere in moto la macchina organizzativa. Ieri doveva essere la giornata giusta per formalizzare la nomina del nuovo amministratore delegato, ma è slittato tutto a lunedì prossimo quando Draghi rientrerà a Roma.
Serve infatti un intervento del cdm, come vuole il decreto - appunto - del 5 agosto, quello che prevede che il ministero dell’Economia entrerà nella governance dell’organizzazione insieme al Coni, al comitato italiano paralimpico, alla Regione Lombardia, alla Regione Veneto, alle Province autonome di Trento e di Bolzano, al Comune di Milano e al Comune di Cortina d’Ampezzo. La nomina dell’amministratore delegato deve tenere conto di tutti i pareri. Ma in queste ultime settimane a muovere le fila sono stati soprattutto i consiglieri del premier, Antonio Funiciello e Francesco Giavazzi. Sono loro che hanno portato il nome di Michele Uva come possibile ad della Fondazione.
Uva è un dirigente sportivo, direttore di «Football & Social Responsibility», costola dell’Uefa che si occupa di volontariato e responsabilità sociale nel mondo del calcio. È stato in passato presidente della Lega pallavolo Serie A femminile e anche vice presidente della Uefa. Ma è stato anche direttore generale del Parma e ha portato avanti la candidatura dell’Italia ai Campionati europei del 2016. È stato anche consigliere per l’impiantistica sportiva e i grandi eventi di Dario Nardella nel Comune di Firenze. È considerato un tecnico vicino al Partito democratico di Enrico Letta, ma la sua nomina sarebbe comunque in linea con quelle scelte negli ultimi mesi da Palazzo Chigi, ovvero tecnici capaci e lontani dai riflettori.
Sembrava tutto risolto, ma nelle ultime ore intorno alla guida della Fondazione si è creato un mezzo impasse. Nell’entourage del presidente del Consiglio, infatti, qualcuno vedrebbe bene per quell’incarico Paolo Scaroni, attuale presidente del Milan, vicepresidente della banca d’affari Rothschild, nonché ex presidente di Eni, ma soprattutto profondo conoscitore di Cortina d’Ampezzo e del capoluogo lombardo. Il punto è che la sua nomina come amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina presenterebbe diversi conflitti di interesse con quelle già occupate. A Palazzo Chigi c’è chi ha già chiesto un parere tecnico, anche perché Scaroni non avrebbe l’intenzione di lasciare gli attuali incarichi. C’è persino chi azzarda una soluzione che vedrebbe Scaroni come amministratore delegato e Uva come direttore generale. Il week end porterà consiglio? Di sicuro la situazione ha creato non pochi malumori soprattutto tra le amministrazioni locali. In Regione Lombardia, per esempio, avevano sponsorizzato anche la nomina di Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano. Ora invece il nome su cui Comuni, Regioni e Province convergono sarebbe proprio quello di Uva. D’altra parte la nomina di Scaroni sarebbe bloccata dal decreto legislativo n. 39/2013, ovvero le «Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico». Il punto è che si sta perdendo troppo tempo.
A Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, sanno molto bene che bisogna cercare di accelerare, anche perché è ancora vivo il ricordo di Expo 2015, dove proprio il sindaco Giuseppe Sala aveva il ruolo di commissario unico. E ci sono enormi differenze tra Expo e Olimpiadi, basti pensare agli impianti che devono ancora essere realizzati come al coordinamento su tutto il territorio del lombardo veneto. È un lavoro di squadra che deve partire il prima possibile, con un nuovo amministratore delegato.




