L’operazione fortemente voluta dall’ex-ad di Tim, Luigi Gubitosi non ha portato i risultati sperati. Gubitosi ha perso il posto e il subentrante ad Pietro Labriola ha accantonato ben 500 milioni per far fronte alle possibili perdite generate dal contratto stipulato con Dazn che prevede il pagamento di 340 milioni di euro all’anno per avere in esclusiva, sulla piattaforma Tim Vision le parte di campionato.
ESCLUSIVA A METÀ
In realtà si tratta di una esclusiva a metà in quanto tutte le smart Tv, gli smartphone e i tablet in circolazione in Italia possono scaricare direttamente la app di Dazn per vedere le partite. Certo mal si capisce come una società che ha come azionista di maggioranza Vivendi, al 23,9%, che in Francia controlla la maggior tv a pagamento del Paese, Canal Plus, possa aver fatto previsioni sbagliate sui possibili ricavi e sinergie tra Tim e TimVision. Ma voci insistenti dicono che ora Vivendi potrebbe rilevare Tim Vision per una cifra intorno ai 100 milioni di euro. Secondo gli analisti l’interesse di Vivendi per la piattaforma tv, pur considerando la complessità legata ad un’eventuale operazione tra parti correlate, sarebbe credibile.
Vivendi ha già iniziato la marcia di avvicinamento avviando una partnership con TimVision per la migrazione dei suoi contenuti sulla piattaforma CanalPlus che dovrebbe completarsi tra pochi mesi. Ora Vivendi potrebbe prendere, per una cifra stimata bassa, anche se la congruità del prezzo è difficile da stabilire, tutta la piattaforma tv a pagamento che dovrebbe avere, ma i numeri non sono confermati, 1,5 milioni di abbonati. Se così fosse assumendo che il costo del pacchetto base di Tim Vision è di 6,99 euro al mese, il prezzo indicato di 100 milioni corrisponderebbe a un anno di fatturato Tim Vision.
Vivendi si troverebbe proiettata nel mercato italiano della pay tv e potrebbe, tra tre anni, allo scadere del contratto da la Lega Calcio e Dazn, anche concorrere alla gare per i diritti del campionato di calcio, offrendo però ai potenziali abbonati, anche i ricchi contenuti di Canal Plus. Secondo gli analisti comunque il disimpegno di Tim da TimVision avrebbe rilevanza più strategica che finanziaria, visto l’incasso contenuto. Il gestore di tlc infatti potrebbe così focalizzarsi meglio sul suo core business, «rinunciando alla complessa gestione di una piattaforma di distribuzione multicontent, rivelatasi problematica, e affidandosi per le offerte convergenti fibra e contenuti a un player come Vivendi, con un track-record di successo nel segmento paytv».
IL PRECEDENTE DI AOL
Del resto Aol, ossia AmericaOnline, che era il maggior provider di Internet, nel 2001, acquisì Time Warner riportando nel 2002 una perdita di 99 miliardi di dollari, la più grande mai registrata da una società negli Usa. Time Warner, che ora si chiama Warner Media, dopo diverse peripezie venne poi scorporata e proseguì in solitario il suo cammino fino al 2018 quando venne completata la fusione da 85 miliardi di dollari con At&t. Ma anche un gigante delle tlc come At&t di fronte alla fatica di gestione dei contenuti, ha deciso fondere Warner Media con uno specialista del settore, Discovery. E infatti ora la società si chiama Warner Bros. Discovery.