- Incontro fra Giancarlo Giorgetti e Johannes Hahn: «È lo strumento per cambiare piani rallentati da eventi straordinari». Raffaele Fitto riferirà in Aula.
- Marche, più fondi per lo sci che neve: a Bolognola, con impianti aperti solo da metà gennaio a inizio marzo, una seggiovia da 2,5 milioni col Recovery. Sarnano ne chiede altri 6 per le piste, Castelsantangelo 5,6.
Lo speciale contiene due articoli.
Governo al lavoro per sciogliere i nodi del Pnrr: ieri mattina si è svolta una cabina di regia alla quale hanno partecipato il ministro per Affari europei, il Pnrr, il Sud e la Politica di coesione Raffaele Fitto; il sottosegretario agli Interni Emanuele Prisco; il presidente dell’Anci Antonio Decaro e i sindaci di Firenze Dario Nardella e di Venezia Luigi Brugnaro per un confronto in merito alle problematiche connesse ai rilievi sollevati dalla Commissione europea sull’ammissibilità di alcuni interventi finanziati nell’ambito dei Piani urbani integrati, in particolare quello relativo agli stadi di Firenze e Venezia. Nel corso dell’incontro, fa sapere Palazzo Chigi, «sono stati approfonditi tutti gli aspetti tecnici e sono emersi elementi utili che il governo, in sintonia con i sindaci interessati, trasmetterà alla Commissione europea al fine di superare tutte le criticità riscontrate dalla stessa e, quindi, poter consentire la realizzazione degli interventi previsti».
Lo stesso ministro Fitto annuncia che riferirà in Parlamento: «Il governo», spiega Fitto, «accoglie volentieri l’invito a riferire in Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, intanto perché non vi è nessuna difficoltà a farlo, ma soprattutto perché la consideriamo un’opportunità. Anzi, un’ottima occasione di confronto per approfondire e chiarire il merito delle questioni».
Intanto, ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha incontrato il commissario europeo per il Bilancio e l’amministrazione, Johannes Hahn. I due, fa sapere il Mef, «hanno convenuto che i profondi cambiamenti (guerra in Ucraina, inflazione, costi energetici) richiedono una riflessione su una maggiore flessibilità nell’attuazione dei progetti del Pnrr». Giorgetti si è detto «soddisfatto perché entrambi abbiamo individuato nella flessibilità lo strumento per modificare e portare a termine quei progetti in difficoltà a causa di eventi straordinari». Flessibilità sui tempi o sui progetti? «Essenzialmente sui progetti», spiegano alla Verità fonti di governo.
La Lega intanto continua a esprimere le sue perplessità su tutto l’impianto del Pnrr che, ricordiamolo sempre, consiste in 191 miliardi di euro in arrivo dall’Unione europea, dei quali 68 sono a fondo perduto, mentre gli altri in prestito. Non siamo di fronte a un «regalo», dunque, ma a soldi che l’Italia dovrà, per la maggior parte, restituire. «Non si tratta di una pioggia di soldi gratis», dice Claudio Borghi, capogruppo della Lega in commissione Bilancio del Senato, ad Affaritaliani.it, «è giusto quindi cercare di capire e di gestire al meglio le criticità. Se non si spiegano, non si fa un buon servizio agli italiani. Se alcune opere vengono realizzate a metà, ad esempio, poi c’è il rischio che quei soldi debbano essere restituiti. Da economista, dico che la parte a debito del Pnrr va valutata bene rispetto ad altre forme di finanziamento. L’Europa ci presta dei soldi che dovremo restituire», aggiunge Borghi, «e non sappiamo nemmeno a quale tasso. Immaginiamo che sia un tasso simile ai Btp, ma almeno emettendo Btp l’Italia può fare quello che vuole, ad esempio abbassare le tasse, con il Pnrr invece si ricevono soldi ma altri decidono che cosa devono farci. E il rischio è quello di opere fatte di corsa e male, il tutto con l’indebitamento che rimane. Se faccio un mutuo compro la casa che voglio, non quella che vuole chi mi presta i soldi. È giusto quindi valutare alternative, come ad esempio l’emissione di Btp. Se Conte quando era premier avesse emesso 200 miliardi di euro di Btp a tasso zero», sottolinea ancora Borghi, «che sarebbero stati comprati quasi tutti dalla Bce, non sarebbe stato meglio del Pnrr? Non avremmo avuto alcun vincolo e con quei soldi avremmo potuto fare ciò che vogliamo».
Perplessità simili a quelle di Borghi vengono espresse da Alberto Bagnai, anche lui economista e deputato della Lega, intervenuto ieri in aula alla Camera: «Il vero nemico del Pnrr», dice Bagnai, «è chi continua a considerarlo un totem anziché chi, come questo centrodestra, lo considera come uno strumento e che quindi in quanto tale deve essere adattato alle circostanze. Per questo rivendichiamo di dovere e potere criticare l’impostazione del Pnrr in sede nazionale e, perché no, in sede europea. Basta fare un giro sui siti della Commissione europea e si vedrà che la Germania che aveva una venticinquina di obiettivi da raggiungere nel 2022, ne ha raggiunti zero. Non è più problema solo nostro, presto sarà un problema tedesco e quindi sarà un problema europeo e quindi gli europeisti di complemento dovranno cambiare discorso. I prestiti per l’Italia», sottolinea ancora Bagnai, «hanno un tasso da determinare, ancora non sappiamo quanto ci costa questa roba e quindi sarà il caso di approfondire e di saperlo». Il decreto legge sul Pnrr, all’esame della commissione Bilancio del Senato, doveva approdare già ieri in Aula, ma l’esame da parte dell’assemblea di Palazzo Madama è slittato a mercoledì 12 aprile.
Marche, più fondi per lo sci che neve
Se Cortina dorme sui lavori da effettuare in vista delle Olimpiadi 2026, paradossalmente Bolognola, in provincia di Macerata, nelle Marche, non ha perso tempo nel presentare progetti per accedere ai fondi del Pnrr al fine di migliorare i suoi impianti sciistici nonostante la stagione ultra corta per scarso innevamento. La località dei Monti Sibillini è balzata agli onori delle cronache al convegno organizzato da Ambrosetti su economia e finanza che ha diffuso anche un report sullo stato dell’arte dei lavori finanziati con i soldi stanziati dall’Europa per il Pnrr, ossia il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Secondo l’indagine, solo il 6% dei finanziamenti è stato speso con il 65% dei progetti che passa dai Comuni e per il 60% da località con meno di 5.000 abitanti, che hanno dunque notevoli difficoltà nella gestione dei progetti stessi.
Ma non Bolognola che, capitanata dal sindaco Cristina Gentili, sul Pnrr non scherza. Infatti nonostante abbia soltanto 147 abitanti ha presentato 47 progetti. Che non sono rimasti solo sulla carta perchè uno, realizzato con il fondo completare al Pnrr per le aree sisma, è stato inaugurato a novembre (il primo nel suo genere in Italia) rispettando, oltretutto, la tabella di marcia. Un’opera di 200.000 euro per un parcheggio da 100 posti auto e 20 piazzole a uso camper a servizio della stazione sciistica, 10 chilometri di piste e sei impianti che pochi conoscono al di fuori delle Marche. Quest’anno, complice il riscaldamento climatico, la neve è arrivata davvero tardi, a metà gennaio, e gli impianti, ai primi di marzo, viste le temperature elevate, hanno dovuto chiudere. Ma Bolognola, che è a circa 1.000 metri di quota, è ottimista sul futuro dello sci. Anche in notturna. E dunque, nonostante i soli 1.690 metri di quota massima, ha presentato un progetto anche per l’illuminazione delle piste da sci. Ottima scelta. Del resto anche St Moritz ha una pista illuminata... Mentre un altro progetto, già aggiudicato alla ditta Graffer di Lonato del Garda, prevede la realizzazione di una seggiovia quadriposto, come quelle di Courmayeur, nella località Pintura. Il costo previsto è di 2.518.000 euro. L’impianto funzionerà, viene fortunatamente, specificato, anche nella stagione estiva per portare in quota pure le biciclette. Bolognola ha progetti anche nell’ambito «attrattività dei borghi» per la realizzazione di un parcheggio in frazione Villa da Piedi per 4 milioni e di una scala mobile nell’area campeggio del Comune per 400.000 euro.
Nei monti Sibillini ci sono progetti di miglioramento degli impianti anche per le stazioni sciistiche dei Comuni di Sarnano (6 milioni) e Castelsantangelo (5,6 milioni). Insomma, già così per il potenziamento dello sci nei Monti Sibillini la spesa sarebbe intorno ai 18 milioni di euro. Il sindaco di Bolognola, Gentili, ha però già specificato al sito online Cronache Maceratesi che «i numeri non tornano, i progetti sono inferiori a quanto riportato. Inoltre quattro sul dissesto idrogeologico sono stati presentati prima dell’avvio dei bandi del Pnrr su cui poi sono stati dirottati». Il sindaco Gentili rivendica il suo operato: «Il compito dell’amministrazione comunale è quello di cogliere tutte le opportunità di fronte alle risorse messe a disposizione».
Sempre secondo Cronache Maceratesi, tra i progetti del Comune più alto delle Marche figurano anche miglioramenti all’acquedotto, formazione di operatori, applicazioni informatiche per importi variabili tra i 4 e i 14.000 euro. Mentre 50.000 euro sarebbe il costo del progetto per l’impianto sportivo. Al sindaco Gentili comunque dei 47 progetti ne risultano effettivi solo la metà, ossia circa 23. Un buon numero comunque per un paese di soli 147 abitanti.
Tra le aziende che subiscono gli attacchi hacker e pagano, una su quattro non recupera i dati
Le aziende stanno perdendo la battaglia contro il ransomware, ossia gli attacchi informatici che bloccano i sistemi e i dati aziendali. Secondo il Veeam 2022 Ransomware Report, il 72% delle organizzazioni ha subito attacchi parziali o completi ai propri archivi di backup, con un impatto drammatico sulla capacità di recuperare i dati senza pagare il riscatto.
Veeam Software, che ovviamente è parte interessata in quanto opera nelle soluzioni per la protezione dei dati, ha rilevato che l'80% degli attacchi andati a buon fine ha preso di mira vulnerabilità note, sottolineando l'importanza di patch e aggiornare il software. Il sondaggio è stato condotto da una società di ricerca che ha intervistato mille manager negli Usa ma anche in Europa, le cui aziende sono state attaccate (con successo) da ransomware almeno una volta negli ultimi 12 mesi.
Tra i gruppi criminali più attivi in questi attacchi c’è la gang Conti, che ha un organico di oltre 100 hacker con salari dai 5.000 ai 10.000 dollari mensili. Un’organizzazione ben strutturata con un “fatturato”, risultante dai riscatti pagati dalle aziende, di oltre 180 milioni di dollari all’anno.
«Il ransomware ha democratizzato il furto di dati e richiede uno sforzo collaborativo da parte delle aziende per massimizzare la loro capacità di rimediare e recuperare i dati senza pagare un riscatto», ha spiegato Danny Allan, di Veeam. Le aziende infatti preferiscono pagare (76%) per porre fine all’attacco e recuperare i dati. Sfortunatamente, mentre il 52% dei paganti è riuscito a riavere i dati, il 24% non è stato in grado di recuperarli nonostante il pagamento. Il report rivela però anche che il 19% delle aziende non ha pagato alcun riscatto perché è riuscito, grazie ai suoi sistemi di protezione, a recuperare autonomamente i dati.
Ma come si svolge un attacco? Il più delle volte i cybercriminali hanno avuto accesso ai sistemi It aziendali attraverso utenti, spesso dipendenti delle aziende vittime di attacchi, che hanno cliccato su link dannosi, visitato siti web non sicuri o risposto a messaggi di phishing. E quindi gli attacchi più clamorosi, come quello alle Ferrovie dello Stato che ha bloccato per qualche giorno la biglietteria, avvengono in grandi organizzazioni con migliaia di dipendenti a volte distratti e quindi vittime delle ormai sofisticate tecniche di phishing.
Nella maggior parte dei casi, gli intrusi criminali hanno sfruttato vulnerabilità note, quelle dei sistemi operativi, delle piattaforme e dei server, senza lasciare nulla di intentato e sfruttando qualsiasi software senza patch o, più semplicemente, obsoleto. Quanto alle cybergang criminali il gruppo Conti, esaminato da Cynet, altra azienda di sicurezza informatica, si è dimostrato il meglio organizzato.
Nello specifico, le risorse impiegate dalla gang criminale comprendono programmatori, testers che analizzano i sistemi, coloro che si occupano del reverse engineering (ovvero che ricostruiscono il funzionamento dei sistemi aziendali da attaccare) e infine dagli hacker veri e propri, che forzano i sistemi. Infine, la ben organizzata gang, si è dotata anche di un help desk per i propri «clienti» (ossia le vittime), con persone che guadagnano sui 2.000 dollari al mese.
Quanto alla negoziazione del riscatto, gruppo Conti è anche in grado di sapere se la vittima è dotata di una polizza assicurativa contro i cyber attacchi: in questo caso non concede sconti. Per i pagamenti inoltre vengono preferite le cybervalute, in particolare i bitcoin.
Catasto, se non si modifica la struttura dell’edificio niente rialzi dell’Imu
La casa è sempre al centro degli appetiti del fisco. E anche nel caso del Superbonus 110% le cose potrebbero finire male per i contribuenti, che potrebbero trovarsi con un aumento dell’Imu da pagare per l’immobile.
Non stiamo parlando delle cessioni del credito che hanno praticamente fermato molti lavori, in quanto alle banche, al momento, piacciono solo i privati che cedono il credito direttamente mentre fanno difficoltà alle imprese, ma anche di possibili variazioni di classe catastale una volta finiti i lavori. L’ipotesi ventilata fortunatamente però al momento non trova conferma in Confedilizia che segue da vicino la situazione.
Per l’associazione dei proprietari di case infatti se non vengono effettuati interventi che modificano la struttura dell’immobile, ad esempio la realizzazione di abbaini sul tetto o altri tipi di ampliamento, al momento per i soli interventi di efficientamento energetico ossia cappotto alle pareti esterne e coibentazione del tetto, non ci dovrebbero essere problemi di cambio di valori catastali, estimi e classe. Infatti, al termine di questa procedura i professioni incaricati devono chiedere solo una variazione di classe energetica, come del resto prescritto per ottenere lo sconto fiscale al 110%.
Ma se il superbonus 110 viene utilizzato per trasformare un rudere in una casa abitabile è ovvio che al termine del processo sarà necessario un nuovo accatastamento. Insomma per ora, ma la trappola è sempre in agguato anche se sarebbe probabilmente incostituzionale perché dichiarata a posteriori, non ci dovrebbero essere variazioni nell’accatastamento per le migliorie energetiche o di consolidamento strutturale con il sismabonus.
Naturalmente Confedilizia chiede al governo di fare chiarezza sul fronte dei bonus ristrutturazioni. Al momento il Superbonus è confermato al 110% per condomini e immobili bi o trifamigliari solo fino al 2023. Poi passa al 70% al 2024 e al 65% nel 2025. Per l’associazione dei proprietari sarebbe meglio avere un bonus certo strutturale e possibile per ogni tipo di immobile non solo quelli residenziali che in Italia sono oltre 31 milioni. Da sottolineare anche il motivo per cui è stato varato il Superbonus: nel 2020 serviva una misura forte per far ripartire l’economia stremata dalla pandemia.
Il Superbonus c’è riuscito. Secondo i dati dell’Agenzia delle entrate al 31 dicembre scorso le richieste di Superbonus 110 sono state pari a oltre 13 miliardi. Meglio del Superbonus 110 ha fatto il bonus facciate al 90% con quasi 14 miliardi di richieste. Ed è proprio su questa categoria di bonus che si sono concentrate il 46% di quei 4 miliardi frodati al fisco per lavori inesistenti. Il motivo è che il bonus facciate, quando è partito non richiedeva i controlli antifrode che sono stati sempre richiesti per il Superbonus 110%, per il quale, è bene sottolinearlo, le frodi si sono verificate solo nel 3% dei casi, e neanche tetti di spesa che erano invece previsti per il 110%.
Il risultato, dato che i lavori di questo tipo sono perlopiù in mano ad amministratori di condominio, è dunque stato negativo anche se, sempre secondo Confedilizia, lo stimolo all’economia è stato importante. Anche è soprattutto per via dello sconto in fattura che ha permesso a molti condomini di varare importanti lavori. Proprio lo sconto in fattura è uno dei punti che Confedilizia vorrebbe diventasse strutturale con, ovviamente tutti i controlli connessi.
Intanto, ieri si sono riaperti i termini per comunicare all’Agenzia delle Entrate la scelta dello sconto in fattura o della cessione del credito, Fino a venerdì 13 maggio, potranno essere trasmesse le comunicazioni, inviate dal 1° al 29 aprile, che sono state scartate o per le quali si sono verificati errori.




