Mentre l’Europa deve ancora capire cosa fare, che posizione prendere sul nuovo scenario ucraino nella prospettiva di un tavolo di pace, gli Stati Uniti invece hanno le idee molto chiare. Washington ha già girato a Kiev il conto degli aiuti forniti in tre anni di guerra con la Russia. Con grande pragmatismo, la Casa Bianca ha messo a fuoco in che modo può essere compensato il suo impegno bellico e ha inviato una bozza di accordo al presidente Volodymyr Zelensky, che ha tutta l’aria di non essere trattabile. «Condizioni capestro», le ha definite il Daily Telegraph, il giornale che ha riportato la notizia dopo aver visionato il documento. Un testo di intesa che, secondo il quotidiano britannico, «avrebbe un peso stimato sul Pil ucraino superiore in proporzione a quello imposto alla stessa Germania in seguito al Trattato di Versailles che mise fine alla prima guerra mondiale attraverso la successiva Conferenza di Londra del 1921 e il Piano Dawn sulle riparazioni economiche del 1924».
I 500 miliardi di dollari di «accordi economici», evocati pubblicamente nei giorni scorsi dal presidente Donald Trump, risultano indicati nero su bianco nella bozza che ora Zelensky ha sul tavolo. Il presidente ucraino, stando alle indiscrezioni, non l’avrebbe presa affatto bene. Ma che potere contrattuale ha? Non c’è solo lo sfruttamento americano delle terre rare o di altre risorse minerarie ucraine, di cui ha parlato Trump nei giorni corsi e che già appariva come una condizione pesante. Washington punta ad avere un controllo «coloniale» dell’economia di Kiev a largo raggio: dalla cogestione dei porti e di altre infrastrutture al controllo di quei giacimenti di idrocarburi non situati nelle regioni orientali (ricche di materie prime), ormai occupate da Mosca.
Il documento, classificato come «confidenziale», fa riferimento sulla carta a «investimenti congiunti» ucraino-americani, destinati a evitare che attori «ostili possano trarre beneficio dalla ricostruzione dell’Ucraina». Ma secondo fonti di Kiev ha in effetti i contorni di un accordo capestro, che ricorda «le riparazioni» imposte in passato ai nemici dopo un conflitto perduto. Condizioni che il Telegraph non esita a definire più gravose perfino di quelle riservate a Germania e Giappone nel 1945 dopo la disfatta nella seconda guerra mondiale.
Dalla bozza di accordo emergerebbe che il rapporto semi coloniale a cui punta l’amministrazione Trump sull’Ucraina sarebbe a tempo indeterminato. Inoltre gli Usa sarebbero disposti a lasciare di fatto alla Russia una fetta ampia di territori ucraini, in cambio del dominio economico sul resto del Paese. La motivazione è che questa strategia agirebbe come un baluardo a un’ipotetica concorrenza futura della Cina.
E l’Europa? Stando al risultato (pari a zero) del vertice di Parigi, sta facendo harakiri, marginalizzandosi, incapace di elaborare una politica unitaria. «Io penso che sia uno scenario decisamente indigeribile per l’Europa», ha commentato, sul Daily Telegraph, Ian Bond, ex ambasciatore di Sua Maestà e attuale vicedirettore del Centre for european reform, think tank con base a Londra. «Trump sembra voler agire rivendicando all’America il diritto di controllare le risorse nazionali dell’Ucraina come contropartita per il sostegno dato finora. Anche se, a guardare l’ammontare complessivo degli aiuti a Kiev, la verità è che gli Usa hanno fornito più assistenza militare, ma l’Ue ha garantito molto di più in termini di aiuti finanziari e umanitari: qualcosa che Donald Trump considera essenzialmente come inesistente». Osservazioni ineccepibili, che però si scontrano con lo stato di sbandamento e di inerzia decisionale in cui si trovano i governi dell’Ue e le istituzioni comunitarie. Trump va avanti per la propria strada; Bruxelles, se c’è, batta un colpo.



