«Nei paesi del Golfo c'è una grande passione per il calcio. Vanno pazzi per quello europeo. Molti bar e ristoranti trasmettono le partite. Non hanno gli spazi né le temperature elevate permettono di avere campionati competitivi, quindi investono all'estero, in Europa, anche per un discorso di tipo geopolitico. Il calcio sta diventando uno strumento di geopolitica». Daniele Ruvinetti, analista geopolitico e Senior Advisor della Fondazione Med Or, spiega alla Verità l'attivismo degli ultimi 10 anni di paesi come Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Barhein nel mondo del pallone. Abu Dhabi è stata tra i primi a investire nel Manchester City. Poi si è subito accodata Doha, con gli investimenti milionari nel Paris Saint-Germain. Da poco è entrata in scena Ryad, che con Moḥammad bin Salman ha deciso di rilevare la squadra inglese del Newcastle. Infine, anche il piccolo emirato del Barhein ha rilevato il 20% della seconda squadra parigina, il Paris Fc che milita in Ligue 2, la serie B francese.
«Gli investimenti a cui abbiamo assistito negli ultimi anni» spiega Ruvinetti «non riguardano solo la passione per il calcio. Sono segnali di apertura al mondo occidentale. È sempre la strategia di fare geopolitica con il denaro. In questo modo possono entrare in paesi con cui non hanno grande confidenza, ma il grande consenso intorno al mondo sportivo permette loro di ottenere visibilità e consenso». Tra le monarchie del golfo, come noto, non esiste ormai solo una competizione calcistica. Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, stanno gareggiando da tempo al rinnovo delle loro rispettive economie, incentrate in particolare sul petrolio. Hanno sviluppato progetti di diversificazione economica, incentrati sulla tecnologia del futuro, prevedendo per il 2030 persino nuove città dove tutto sarà automatizzato, in modo da diventare nuovi hub di attrazione economica per l'occidente. «Le monarchie lavorano sul piano internazionale in modo differente. Basta seguire cosa accaduto in Libia, dove Qatar e Emirati Arabi sono su fronti opposti. Se i primi supportano i Fratelli Musulmani, i secondi invece sono contro, come anche l'Arabia Saudita». Allo stesso tempo le monarchie cercano amici in Europa. Hanno bisogno di instaurare un dialogo costruttivo. «Sono paesi piccoli, non hanno grandi eserciti, quindi la geopolitica si fa con il denaro». Il calcio è uno dei mercati più interessanti, ma anche non particolarmente redditizi. «In Libia il Qatar ha avuto sempre posizioni distanti dalla Francia. Eppure investendo nel Paris St Germain ha la possibilità di aprire un canale di comunicazione. Lo stesso si può vedere con gli Emirati o con l'Arabia Saudita, impegnati in Inghilterra, nazione da tempo vicina proprio ai Fratelli Musulmani». Le relazioni commerciali tra Francia e Qatar non sono mai andate così bene. The Peninsula, quotidiano in lingua inglese dell'emirato, ha spiegato nel dettaglio gli ultimi investimenti del Paese del Golfo in quello europeo. Si parla di oltre 20 miliardi di dollari (circa 17,21 miliardi di euro) investiti negli ultimi anni sul territorio francese. Inoltre, sono 120 le aziende transalpine che hanno cominciato a operare sul territorio qatariota. Le relazioni bilaterali, sottolinea il quotidiano, coprono una vasta gamma di settori, dalla sicurezza allo sport, il cui esempio principale è rappresentato dal Paris Saint-Germain. Tali investimenti, inoltre, sono realizzati sia a livello pubblico che privato, attraverso le entità affiliate alla Qatar Investment Authority, tra cui la Qatar Sports Investment proprietaria del Psg, e attraverso investimenti privati. Non è un caso che proprio ieri, Doha abbia preso parte alla riunione preparatoria per discutere la bozza di dichiarazione finale della Conferenza di Parigi sulla Libia, prevista per il 12 novembre.
Il Direttore del dipartimento degli Affari Arabi presso il Ministero degli Affari Esteri, l'Ambasciatore HE Nayef bin Abdullah Al Emadi ha rappresentato lo Stato del Qatar all'incontro che si è tenuto ieri durante una conferenza stampa. A fine ottobre lo sceicco Hamad bin Khalifa bin Ahmed Al Thani, presidente della Qatar Football Association (QFA), ha ricevuto nel suo ufficio lo sceicco Ahmed Al Eissi, presidente della Yemen Football Association (YFA). Lo Yemen fa parte del Gruppo A di qualificazioni alla coppa del mondo con Qatar, Siria e Sri Lanka. Le qualificazioni si svolgeranno a Doha dal 25 al 31 ottobre. I due hanno parlato dei modi per rafforzare la cooperazione congiunta per rafforzare i legami tra le due federazioni e contribuire al loro sviluppo. E intanto in queste settimane i tifosi del Newcastle, festeggiano l'arrivo del Fondo per gli investimenti pubblici (PIF) di Riyad che ha acquisito una quota di controllo dell'80% della squadra in un'operazione dal valore di 300 milioni di sterline (circa 353 milioni di euro). I sauditi, come noto, sono invece rivali del Qatar nello Yemen. Dallo sport alla guerra, insomma, il passo è breve.
La mappa geopolitica dei club europei con proprietà arabe
Negli ultimi 10 anni il trend di club europei che vengono acquistati da fondi o proprietà provenienti dai paesi del Golfo è in netto aumento. Basti pensare che sulla mappa attuale del calcio europeo si contano ben 11 squadre che hanno come soci di maggioranza investitori arabi.
Su questa mappa, oltre ai più conosciuti Paris Saint-Germain e Manchester City, in mano rispettivamente all'emiro del Qatar Tamim bin Ḥamad Al Thani e allo sceicco degli Emirati Arabi Uniti Mansour bin Zayd Al Nahyan, troviamo anche l'Arabia Saudita con il principe ereditario Moḥammad bin Salman che ha appena rilevato le quote del Newcastle per non rimanere indietro rispetto ai vicini di casa. Per Paesi dove l'economia è principalmente incentrata sull'esportazione di petrolio, la parola d'ordine è diversificare il più possibile le fonti di guadagno con investimenti di questo tipo in vista di un futuro, non si sa ancora quanto lontano, in cui il mondo occidentale sta cercando soluzioni di energia alternative. Ed è così che anche il piccolo Bahrein prova a dire la sua. Manama, oltre a possedere già le quote del Wigan, club inglese che milita in Football League One, la terza divisione del campionato d'Oltremanica, ha anche recentemente rilevato il 20% della seconda squadra parigina, il Paris Fc, che gioca in Ligue 2, la serie B francese.
Il Qatar, oltre al colosso del Psg, gestisce altre due squadre, una in Belgio e una in Spagna. Si tratta dell'Eupen, club della Pro League, la massima divisione del campionato belga di calcio, la cui proprietà è stata rilevata nel 2012 dall'Aspire Zone Foundation, una fondazione controllata direttamente dal governo del Qatar, e il Cultural y Deportiva Leonesa, squadra della città di Leon con a capo Tariq A. Al Naama, che gioca oggi in Primera División RFEF, la terza serie del calcio spagnolo.
Gli Emirati Arabi Uniti, invece, hanno investito in Inghilterra, Spagna, Belgio e Francia. Qui il grosso investimento riguarda appunto il Manchester City, passato nel settembre del 2008 allo sceicco Mansour bin Zayd Al Nahyan, proprietario dell'Abu Dhabi United Group, con l'obiettivo di promuovere la compagnia aerea Etihad Airways. Ma non solo. Nell'agosto del 2017, la holding messa su dallo stesso Mansur, la City Football Group, nel frattempo proprietaria anche del New York City Fc nella Mls americana, del Melbourne City Fc in Australia, del Montevideo City in Uruguay e dei Yokohama Marinos in Giappone, ha messo le mani sul Girona, società catalana che milita nella Segunda División del campionato spagnolo. Stesso discorso riguarda il Troyes, club francese da questa stagione in Ligue 1, e il Lommel, squadra della seconda serie del campionato belga, passati nel corso del 2020 al City Football Group.
A comandare questa mappa europea, però, è proprio l'Arabia Saudita, con il fondo Pif che oltre ad aver acquisito il Newcastle in Premier League, può contare sullo Sheffield United in Championship, la seconda divisione inglese, sull'Almeria in Spagna, lo Chateauroux in Francia e il Beerschot in Belgio. Il fondo Pif, però, pare non abbia intenzione di fermarsi al calcio. Il fondo di bin Salman è pronto infatti a fare il suo ingresso anche nel golf, visto che Greg Norman, membro della World Folf Hall of Fame, è stato appena nominato amministratore delegato della Liv Golf Investments, società supportata appunto dal Public fund investmet.