Comprendiamo che in tempi di concordia nazionale sia difficile ottenere un passo indietro del ministro dell'Interno, ma in altri momenti, dopo le gaffe sui controlli nei ristoranti e l'impotenza manifestata di fronte all'invasione di migliaia di sballati in provincia di Viterbo, a Luciana Lamorgese sarebbe già stato chiesto di fare in fretta le valigie e liberare l'ufficio. Senza dire poi della gestione dei migranti che, dopo la crisi afgana, rischia di aggravarsi e dalla linea adottata fin qui dalla responsabile del Viminale non c'è da aspettarsi nulla di buono se non un'invasione incontrollata.
Tuttavia, siccome non vogliamo dare l'impressione di avercela con il ministro dell'Interno per partito preso, ci tocca segnalare che Lamorgese, quanto a inefficienza, non è sola, ma in compagnia di almeno altri due ministri fra la decina del governo Draghi che non brillano per capacità. Non si può infatti non parlare dell'inerzia che regna al ministero dell'Istruzione, dove le vacanze sembrano non finire mai. Patrizio Bianchi, dopo la magra figura dell'accordo sindacale che di fatto ha legalizzato i professori no vax, è sparito, e a poche settimane dall'inizio delle lezioni la sola misura che risulta chiara è l'invito a tenere aperte le finestre delle aule anche con il maltempo, così da evitare i contagi da coronavirus (ma non le polmoniti). Sì, si andrà in classe con il capotto, perché dopo due anni di pandemia al Miur non sono riusciti a farsi venire un'altra brillante idea.
Ma se il ritorno a scuola rischia di avvenire sotto il segno del caos, anche la ripresa delle attività lavorative non promette bene. Dopo un'estate passata a discutere di green pass (va bene al ristorante, ma non in mensa, insiste Maurizio Landini), nei prossimi giorni gli italiani torneranno ad affollare i mezzi pubblici, ma il sindacato e tantomeno il ministro dei Trasporti Enrico Giovannini paiono non preoccuparsi. Il green pass andrà esibito sui treni ad alta velocità, ma su quelli a bassa, che trasportano i pendolari, non sarà necessario, così come pare non sarà richiesto se si sale su un vagone della metropolitana. Come per il rave, la logica appare chiara: se c'è da multare due tizi che entrano senza mascherina in un locale chiuso si può fare, ma se c'è da affrontare un problema più complesso, cioè migliaia di persone in un campo, migliaia di studenti che si affollano dopo il suono della campanella o migliaia di lavoratori che vanno di fretta per non arrivare in ritardo in ufficio o in fabbrica, ecco, allora il green pass non serve e neppure le norme di sicurezza e prevenzione. In questi casi si può derogare. Di fronte a tanta ipocrisia e altrettanta incapacità, noi vorremmo «derogare» alcuni ministri, rispedendoli a casa il prima possibile, perché abbiamo bisogno di decisione e non di alcuni tecnici indecisi a tutto.