Pubblicato il bando per individuare le aree per le piattaforme galleggianti: favorite Taranto e Brindisi. Gli scali sono al centro di grandi manovre che guardano alla Cina.
Ugo Patroni Griffi (l’authority) è regista a Brindisi e la sinistra ferma i polacchi-americani a Taranto, Qui nelle settimane scorse, come La Verità ha rivelato, sta avvenendo lo sbarco di un maxi consorzio di Varsavia con investimenti anti Pechino per 60 milioni. Ebbene, i polacchi hanno depositato dieci giorni fa la richiesta all’autorità portuale che gestisce la struttura tarantina ed è presieduta da Sergio Prete (unico italiano a comparire tra gli esperti dello Shangai international shipping institute). Al momento, però la domanda sarebbe ferma sulla scrivania di Prete. C’è chi dice, per volere di Emiliano. Tutto avviene in una regione, la Puglia, dove la politica estera sembra farla più Massimo D’Alema che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Senza dimenticare che sia Brindisi sia Taranto sono sotto la cosiddetta Zes (zona economica speciale) di cui si è occupato il ministro Raffaele Fitto.
Promessa mantenuta: non è stata rinnovata l’intesa con la Cina firmata, unico Stato del G7, nel marzo 2019. In contemporanea nel porto di Taranto sbarca un maxi consorzio di Varsavia con investimenti anti Pechino per 60 milioni. E con la benedizione americana.
Ora il governo pensa a un nuovo corridoio dei «mercanti». La guerra a Kiev cambia gli equilibri e marginalizza Berlino.
Tra le imprese pronte a insidiarsi nello scalo spunta anche UnaItalia. La società, produttrice di accumulatori e pannelli, è guidata da Fantetti, ex senatore e fondatore di Italia23, embrione del «quasi» partito di Giuseppi.
Pechino è attiva a Trieste e a Taranto, dove società d’Oltralpe puntano a rigassificatori ed eolico. Il pericolo è che Parigi ora triangoli investimenti in yuan come Berlino.