«Abbiamo avviato una petizione per chiedere le dimissioni dei giudici della Corte Costituzionale: ci sono fondati motivi per considerare le due sentenze promulgate a favore dell’obbligo vaccinale dei sanitari nulle o inesistenti». Olga Milanese, avvocato e giurista, scandisce le parole mentre annuncia l’iniziativa dell’associazione Umanità & Ragione che presiede. È lei che ha promosso la raccolta di firme per il referendum contro il green pass. È lei che ha lanciato la Richiesta di Aiuto Umanitario per l’Italia (che ha spinto Amnesty International a pubblicare l’allerta sulla violazione dei diritti umani in Italia) e ha depositato denuncia alla Corte Penale Internazionale raccogliendo le testimonianze di migliaia di italiani.
Non trova potenzialmente pericoloso che sia messo in discussione l’operato del massimo organo di giustizia del nostro Paese?
«Le giro la domanda: non troviamo pericoloso che tale organo, la Corte Costituzionale, anziché verificare la conformità delle norme sull’obbligo vaccinale alla Costituzione, si sia invece cimentata in una tortuosa valutazione della conformità di quelle norme alla “scienza del momento”»?
Perché la Consulta non doveva adeguare le proprie decisioni alle evidenze scientifiche?
«Perché non è questo il suo compito. Stabilendo che il suo giudizio dovesse “avere ad oggetto l’accertamento della non irragionevolezza e della proporzionalità della disciplina rispetto al dato scientifico posto a disposizione”, e non il rispetto ai precetti costituzionali, la Consulta ha dismesso le vesti di organo deputato alla tutela della Costituzione per trasformarsi in una “Corte garante della Scienza Suprema”: è questa la definizione che meglio descrive il ruolo e la funzione che si è ritagliata».
Parte dell’opinione pubblica ritiene che essendoci una situazione di emergenza, l’obbligo di vaccinazione fosse giustificato.
«Compito della Corte era vagliare il rispetto dei diritti umani da parte del legislatore; invece, nella sentenza n.14, la Consulta ha scritto che la sua decisione deve fondarsi su “l’adeguata considerazione delle risultanze scientifiche disponibili”: questo non soltanto è un errore, è proprio un orrore giuridico. La decisione avrebbe dovuto fondarsi sulla conformità dell’obbligo vaccinale ai precetti costituzionali e a null’altro».
I giudici hanno dichiarato di essersi conformati a sentenze precedenti della Corte…
«In realtà nelle sentenze sono citati alcuni precedenti della Corte che però erano giunti ad altre conclusioni. E comunque, il parametro avrebbe dovuto essere il rispetto della Costituzione, non dei precedenti sanciti dalla Corte».
La Corte ha anche stabilito che la pronuncia riguarda «la coerenza con le conoscenze medico-scientifiche del momento».
«No, la pronuncia avrebbe dovuto riguardare la conformità alla Carta Costituzionale, punto. È molto grave che la Corte ribadisca che la discrezionalità del legislatore debba “essere esercitata alla luce delle condizioni sanitarie ed epidemiologiche, accertate dalle autorità preposte”. Emblematico che la Corte sostenga che siano le “acquisizioni della ricerca medica” a dover guidare il legislatore».
Non è così?
«Spieghino, i giudici della Consulta, in quale parte della Costituzione è scritto che l’operato del potere esecutivo e legislativo debba essere guidato dalla scienza».
Il giudice Alessandra Chiavegatti ha dichiarato che il governo e la Consulta non hanno tenuto conto dell’evidenza scientifica, che mostrava chiaramente che il vaccino non impediva il contagio.
«Ripeto, a mio avviso il punto non è questo. Anche se il vaccino avesse impedito il contagio, e si sapeva già allora che non era così, la fondatezza delle “informazioni” medico-scientifiche - errate - cui la Corte ha fatto riferimento a nessun titolo avrebbe dovuto trovare spazio in un giudizio che doveva essere solo finalizzato al vaglio “costituzionale” di quelle leggi. L’errore imperdonabile dei giuristi è stato proprio quello di addentrarsi nelle “motivazioni medico-scientifiche”, dimentichi di ciò di cui si sarebbero dovuti occupare: il diritto».
I diritti umani e le libertà sancite dalla Carta?
«Certo. La gravità di quest’avallo da parte della Consulta è senza precedenti, e certamente non è degna di un Paese civile e democratico».
Eppure, l’articolo 32 della Costituzione parla di diritto dell’individuo ma anche di interesse della collettività.
«La Corte ha stravolto il pur chiaro contenuto letterale di quell’articolo: la nostra Repubblica deve, appunto, tutelare il “diritto” dell’individuo alla salute e l’“interesse” della collettività, non viceversa! Un “interesse”, pubblico o privato che sia, non può mai acquisire una rilevanza tale da sovrastare un diritto, come invece è successo. “Diritto” e “interesse” non sono equiparabili, il primo dovrebbe sempre prevalere, come spiegarono i Padri Costituenti. C’è una gerarchia tra i due riferimenti, come è ben spiegato nella chiosa finale dell’articolo 32, in cui si specifica che “in nessun caso l’obbligo sanitario può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”».
Quindi la collettività viene dopo l’individuo?
«È inciso con lettere di fuoco nei verbali dell’Assemblea Costituente: lo scopo primario della Costituzione consiste nel mettere al centro dell’ordinamento l’essere umano in quanto tale e garantire che diritti e libertà fondamentali dell’uomo non siano mai violati dallo Stato, che li “riconosce e garantisce” nell’articolo 2 della Costituzione».
La vulgata post-pandemica sostiene invece che l’«egoismo» del singolo non possa condizionare l’interesse della collettività.
«Bisogna che i cittadini (e non solo loro, ahinoi) conoscano e rispettino la loro Costituzione. Nell’articolo 2 si chiarisce che i diritti inviolabili appartengono all’uomo per nascita e non perché concessi, o negati, da una norma. Tant’è che la Costituzione non si limita a riconoscerli, ma li “garantisce”: se venissero soltanto “riconosciuti”, non sarebbero che un riflesso dei poteri dello Stato».
I sostenitori dell’obbligo ritengono ci sia stato un consenso informato.
«La sentenza n.14 vorrebbe tristemente insegnarci che la parola “consenso” non significa più “conformità di voleri” di due soggetti: consenso sarebbe l’accettazione di un’obbligazione, imposta dallo Stato con il ricatto della condanna alla fame in caso di inottemperanza. Stando alla nuova definizione coniata dalla Corte, non conta che tale accettazione non sia libera».
Quindi non c’è stato consenso?
«Le sembra legittimo obbligare a rilasciare il consenso su un obbligo?».
Le persone però erano informate. O no?
«La cosiddetta “informazione” è stata latitante, non solo negli hub vaccinali, ma anche, a quanto pare, nella valutazione dei giudici».
Lo sdegno dei giuristi a questo punto dovrebbe essere unanime…
«Ci chiediamo per quale motivo i colleghi avvocati, magistrati e i cultori della “scienze giuridiche” non abbiano il coraggio di levare la propria voce dinanzi allo scandalo di asserzioni che stravolgono la nostra cultura giuridica e mortificano la ragione. L’iter argomentativo della Consulta e le fonti citate sono, di fatto, motivazioni meramente apparenti e, pertanto, nulle».
L’art. 111 della Costituzione recita che «tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati».
«Appunto: secondo la Corte di Cassazione (sentenza n. 37662/2021), l’art. 111 esprime un preciso imperativo di esplicitare le ragioni alla base delle pronunce. Una sentenza non può mai risolversi in apodittiche affermazioni di principio, avulse dalle evidenze probatorie. Ed è questo, invece, che è avvenuto. Sono, quindi, diversi e particolarmente gravi i motivi per i quali le sentenze n.14 e n.15 della Corte Costituzionale sull’obbligo di vaccinazione dei sanitari dovrebbero considerarsi nulle se non addirittura inesistenti».
Cosa manca nelle sentenze?
«Manca proprio ciò che avrebbe dovuto valutare la Corte, ossia la conformità alla Costituzione delle norme che hanno stabilito l’obbligo vaccinale. L’asserita legittimità delle norme è stata proclamata unicamente sulla base di una non meglio precisata “evidenza scientifica” assurta a verità assoluta in quanto promanante dalle istituzioni. Per di più mancano gli stessi “dati scientifici” invocati - impropriamente - dalla Corte a sostegno della giustezza delle decisioni del legislatore».
Non avrebbe potuto essere diversamente: non ci sono.
«È così. La Corte ha individuato le “prove” della congruità delle decisioni del governo nelle giustificazioni che lo stesso governo ha fornito a sé stesso, cimentandosi in valutazioni politiche che non le sarebbero consentite».
La Corte ha tradito il suo ruolo?
«Non si può giungere ad altra conclusione se non questa: non solo non ha vagliato il rispetto dei precetti costituzionali, ma ha avuto l’ardire di affermare che il conflitto tra interessi individuali e collettivi possa essere risolto in modo “tragico” con il sacrificio totale del singolo in favore della collettività».
Cosa intendete fare?
«Non intendiamo avallare l’indebito ed oltraggioso tentativo di sovversione dei principi sanciti nella Carta costituzionale. Il castello di carte costruito con queste sentenze crolla davanti alla Costituzione, forgiata sull’uomo e sul rispetto della persona. I lavori della “edificazione” della Carta restano ad imperitura memoria, come testimonianza e monito all’operato di tutti gli organi dello Stato. Presto avvieremo importanti azioni al riguardo».




