Xi Jinping (Kevin Frayer/Getty Images)
Le gaffe e le uscite improvvide del presidente americano rafforzano l’asse tra Mosca e Pechino. Il cui ministero degli Esteri ora fa la voce grossa: «Siamo due grandi potenze, non cercate di contenerci o sopprimerci». Emmanuel Macron sente il leader russo.
Ansa
Giggino se ne va: da ieri non è più il capo politico del movimento 5 stelle. Resta ministro degli Esteri, ma senza avere la responsabilità di dettare la linea al movimento. Da numero uno Luigi Di Maio si auto retrocede a numero zero, ministro fra i ministri, senza più il potere di decidere e di espellere chi non si è messo in riga. Per i grillini è un cambiamento di non poco conto, anche se a dire il vero non si tratta di una sorpresa, ma di una decisione annunciata. Il passo indietro infatti è arrivato un attimo prima che qualcuno facesse un passo avanti per levargli da sotto il sedere la poltrona.
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- Incontro con gli omologhi Ue e frasi di rito: «Serve un cessate il fuoco». Dopodiché il ministro va in Turchia e annuncia visite in Algeria ed Egitto. L'iperattivismo serve a nascondere il fatto che Roma è tagliata fuori.
- In Iraq restano i militari italiani. Mentre la Germania sposta il suo contingente in Giordania, il nostro rimarrà in loco limitandosi a cambiare base poiché quella Usa a Baghdad non è abbastanza sicura.
Lo speciale comprende due articoli.
2018-06-26
Moavero va all'Ue e Savona rimane a Roma. Il numero uno della Farnesina si tiene le deleghe
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ANSA
Il ministro per gli Affari europei è rimasto nella capitale, dove ha incontrato il governatore della Sardegna. Il capo degli Esteri, invece, è a Lussemburgo per discutere il bilancio dell'Unione (1.000 miliardi). Disinnescato l'euroscettico, il giurista, di concerto con il Quirinale, non ha ancora affidato ai suoi vice e sottosegretari (tra cui un leghista e due pentastellati) alcun dossier.