Giorgia Meloni «ricomparsa» a Palazzo Chigi l’altro ieri non avrà neanche il tempo di guardarsi le foto delle vacanze: una miriade di impegni la attendono, alcuni dei quali di grande rilevanza e delicatezza. Domani il Consiglio dei ministri si riunisce per la prima volta dopo la pausa estiva, e con ogni probabilità ratificherà l’indicazione del ministro agli Affari europei, Raffaele Fitto, come commissario europeo. I rapporti tra Ursula von der Leyen e la Meloni sono sereni e collaborativi, il mancato voto di fiducia di Fratelli d’Italia alla presidente della Commissione riconfermata non ha appannato la profonda amicizia tra le due leader. Ecco perché c’è fiducia che Fitto possa ottenere una vicepresidenza esecutiva, ruolo di primissimo piano nella nuova Commissione, oltre a deleghe di peso. Fitto può contare anche sul sostegno dell’ala di centrodestra del Ppe, quella guidata dal presidente Manfred Weber, che ieri a Roma lo ha incontrato prima di recarsi a Palazzo Chigi per un colloquio con Giorgia Meloni, durato ben 90 minuti. In serata, per Weber, una cena con il vicepremier e segretario di Fi, Antonio Tajani.
È evidente che il Ppe, partito di maggioranza relativa in Europa, può dare a Fitto (e alla Meloni) una spinta decisiva verso la conquista dell’agognata vicepresidenza esecutiva: va letta in questa chiave la missione romana di Weber, personalità politica da sempre allergica ai diktat e ai veti di socialisti, liberali e sinistre continentali nei confronti delle famiglie politiche di centrodestra. Domani, come dicevamo, il primo cdm post ombrellone, ma la Meloni è attesa anche da un appuntamento tutto politico e non privo di insidie: il vertice del centrodestra con Antonio Tajani e Matteo Salvini. Sul tavolo diversi argomenti, a partire dalle elezioni regionali che in autunno vedranno alle urne Emilia-Romagna, Umbria e Liguria. Per il dopo Bonaccini a sfidare il candidato del centrosinistra, Michele De pascale, sarà Elena Ugolini; in Umbria per il centrodestra si ricandida la presidente uscente, Donatella Tesei, che avrà tra gli sfidanti il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi (Alternativa popolare), e Stefania Proietti, candidata del centrosinistra. In Liguria invece il quadro è tutto da definire: il centrodestra, dopo l’inchiesta che ha coinvolto il presidente uscente Giovanni Toti, dava per persa la regione, e stava puntando su un civico. Ora però il centrosinistra, come di consueto, si sta affossando da solo: il candidato in pectore, l’ex ministro dem Andrea Orlando, infatti, si trova a fare i conti con le bizze del M5s, alimentate dal repentino rientro nel campo sedicente largo di Matteo Renzi. Risultato: il centrodestra adesso coltiva la speranza di vincere e quindi le scelte possono cambiare.
Per quel che riguarda la storia dello ius scholae, sulla quale Forza Italia ha costruito un po’ di sana propaganda estiva, siamo in grado di affermare che Tajani non farà mai un passo senza l’ok della Meloni. Il bluff dei berluscones quindi è destinato a essere scoperto, e non a caso Azione ieri ha annunciato la presentazione di un emendamento al dds Sicurezza che è la traduzione normativa della proposta avanzata, ma non ancora formalizzata, da Forza Italia. L’emendamento prevede il riconoscimento della cittadinanza ai minori stranieri, che abbiano completato un percorso di studio di dieci anni nel territorio nazionale, fino all’assolvimento dell’obbligo scolastico. Forza Italia troverà una scusa, non voterà questo emendamento e la manfrina estiva finirà nella cartellina delle palle d’agosto. Più difficile invece sopire le resistenze forziste sull’Autonomia differenziata, che al Sud rischia di far perdere voti: ieri mattina la Meloni ha incontrato a Palazzo Chigi il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, che è anche vicesegretario degli azzurri. Al centro dell’incontro, viene spiegato, temi regionali, ma è facile immaginare che la Meloni e Occhiuto abbiano anche affrontato il tema delle ricadute elettorali della legge sull’autonomia nel Mezzogiorno.
Tornando al fronte degli esteri, l’agenda della Meloni contiene un appuntamento molto importante: mercoledì prossimo, 4 settembre, a Palazzo Chigi c’è l’incontro con James Mike Johnson, Speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti d'America. Johnson è un protagonista della politica statunitense capace di mosse sorprendenti: repubblicano, originario della Louisiana, è un cristiano evangelico molto fervente, fiero avversario del diritto all’aborto e dei matrimoni gay, sostenitore delle tesi più radicali dell’estrema destra repubblicana e schierato senza se e senza ma con Donald Trump: è stato tra i più irriducibili sostenitori della tesi della non validità delle elezioni del 2020 e della vittoria di Joe Biden. Eppure, Mike Johnson è stato capace, mettendo anche a rischio la sua carica, di chiudere un accordo tra la parte moderata dei repubblicani e i democratici sbloccando così, lo scorso aprile, un finanziamento da 60 miliardi di dollari all’Ucraina, che proprio i trumpiani più ortodossi avevano bloccato per settimane, e guadagnandosi il ringraziamento social di Volodymyr Zelensky. I falchi repubblicani si sono scatenati contro Johnson, frenati però dal tycoon in persona, che aveva incontrato lo Speaker poco prima della svolta. La Meloni, incontrando Johnson, non scontenta quindi nessuno, in attesa delle presidenziali Usa di novembre, elezioni che segneranno inevitabilmente il corso della politica europea e pure di quella italiana.



