Le Idf hanno reso noto che, durante la notte tra giovedì e venerdì, l’aviazione militare israeliana ha condotto un vasto raid su Teheran, colpendo numerosi obiettivi militari e centri di ricerca nucleare iraniani. Secondo quanto riferito dai media israeliani, oltre 60 caccia hanno partecipato all’operazione, sganciando 120 ordigni. Tra i bersagli colpiti vi sarebbero «diversi impianti di produzione missilistica industriale» situati nella capitale iraniana, che rappresentano - stando a fonti militari - il «fulcro industriale del ministero della Difesa iraniano», coinvolti nella realizzazione di componenti per missili e nella produzione di materiali utilizzati nella fusione dei motori.
L’Iran ha risposto con un missile balistico che ha colpito la città di Beer Sheva, provocando ferite non gravi a sette civili e gravi danni ad alcune abitazioni. Il missile è esploso lungo una strada, nei pressi di un complesso residenziale, provocando un cratere di grandi dimensioni e incendiando vari veicoli. Le Forze di difesa israeliane (Idf) attribuiscono l’impatto del missile a un guasto dell’intercettore, che non sarebbe riuscito ad abbatterlo.
Sono 54 le persone ferite, arrivate negli ospedali tra la notte e le prime ore del mattino di ieri, a seguito del lancio di missili iraniani contro il Sud di Israele. Secondo il ministero della Salute, 46 di queste hanno riportato lesioni di lieve entità. La città di Beer Sheva, già colpita il giorno precedente, è stata nuovamente presa di mira nel pomeriggio, mentre potenti esplosioni sono state avvertite a Gerusalemme, Tel Aviv e Haifa. Stando a diverse fonti, sarebbero almeno 25 i razzi lanciati da Teheran, e almeno 23 persone sarebbero rimaste ferite nella zona del porto di Haifa in seguito all’attacco aereo iraniano che ha anche distrutto la moschea di Al-Jarina nel quartiere di Wadi Nisnas, ferendo alcuni religiosi. Tra i coinvolti, due versano in gravi condizioni, altri due presentano traumi di media entità, mentre dieci avrebbero riportato ferite lievi, mentre una donna è morta di infarto mentre fuggiva.
Dalle immagini diffuse, emerge che l’Iran ha colpito Beer Sheva utilizzando una bomba a grappolo. Video e fotografie, provenienti dalla città nel Sud del Paese, documentano numerosi impatti di piccole munizioni in diversi punti dell’area urbana, suggerendo l’impiego di un missile balistico dotato di testata a grappolo. Una di queste munizioni ha colpito un asilo nido a Beer Sheba, che era fortunatamente vuoto.
Il capo di Stato maggiore israeliano, Eyal Zamir, ha invitato la popolazione a prepararsi a una «campagna prolungata» contro l’Iran, con l’obiettivo di «neutralizzare una minaccia di tale portata». In un messaggio video, Zamir ha accusato la Repubblica islamica di aver «messo in atto da anni un piano strutturato per distruggere lo Stato di Israele», spiegando che, negli ultimi mesi, tale progetto avrebbe «raggiunto il punto di non ritorno», con capacità offensive ormai pienamente operative. Zamir ha inoltre affermato che lo sviluppo dei missili balistici da parte di Teheran, il sostegno garantito ai suoi alleati nella regione e l’avanzamento del programma nucleare «hanno reso necessario un attacco preventivo», rivendicando la strategia di Israele come «proattiva e anticipatoria, volta a scongiurare una minaccia esistenziale e ad affrontare ogni sfida».
Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, intervenendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul conflitto tra Israele e Iran, ha sottolineato che «la centrale nucleare di Bushehr rappresenta il sito più a rischio in Iran in caso di attacco. Si tratta di un impianto operativo e un colpo diretto potrebbe provocare un rilascio significativo di radioattività nell’ambiente». Grossi ha inoltre informato il Consiglio che «i livelli di radioattività all’esterno dell’impianto di Natanz restano stabili e nei parametri normali, il che indica l’assenza di impatti radiologici esterni sulla popolazione o sull’ambiente. Tuttavia, all’interno del sito è presente contaminazione di natura sia radiologica che chimica». Il direttore dell’Aiea ha poi precisato che l’Agenzia «non ha, al momento, evidenza di danni all’impianto di Fordow» e ha aggiunto che «quattro edifici all’interno del sito nucleare di Esfahan sono stati colpiti nell’attacco di venerdì scorso, ma non si registra alcun incremento dei livelli di radiazioni nelle aree circostanti».
Attraverso la sua piattaforma social Truth, Donald Trump continua a intervenire sulla crisi con l’Iran. Nel suo ultimo post, il presidente degli Stati Uniti ha condiviso un intervento televisivo di Sean Hannity, andato in onda ieri sera su Fox news, nel quale il noto conduttore ha dichiarato: «Non ci si può fidare dell’Iran: l’impianto nucleare di Fordow scomparirà, in un modo o nell’altro».
Israele starebbe valutando un’operazione unilaterale contro il sito sotterraneo. Lo riferiscono due fonti dell’intelligence israeliana a Iran international, secondo le quali Tel Aviv sarebbe pronta ad agire in modo autonomo.
La Turchia ha informato i suoi alleati nella Nato di presunte incursioni israeliane all’interno del proprio spazio aereo, rendendo noto di aver fatto decollare i propri caccia in segno di reazione. Ankara ha inoltre avvertito del rischio reale «di incidenti in caso di nuove violazioni». Mentre andiamo in stampa, Teheran è ancora sotto attacco da parte delle forze armate israeliane.




