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Mentre i militanti dei 5 Stelle estromettono Grillo dalla guida del partito, alla festa di Atreju salgono sul palco anche gli avversari politici.
Mentre i militanti dei 5 Stelle estromettono Grillo dalla guida del partito, alla festa di Atreju salgono sul palco anche gli avversari politici.
Dalle stelle alle stalle. Ormai Beppe Grillo si sente così onnipotente e intoccabile (succede a chi prova l'ebbrezza di essere casta) da non limitarsi a insultare i giornalisti. Adesso li mena direttamente, li butta giù dalle scale come capitato all'inviato di Diritto e Rovescio. Il guru pentastellato trasformato politicamente in leone da scendiletto dopo l'alleanza sistemica con il Pd sembra pronto per un corso accelerato di Mixed Martial Arts; lui parte da cinque giorni di prognosi. In attesa di nuove imprese Grillo è stato riportato sulla terra da Paolo Del Debbio, conduttore del programma di Rete4, che nell'ultima puntata gli ha dedicato qualche minuto di fuoco. «La nostra solidarietà va a Francesco Selvi, inviato che non meritava di essere buttato dalle scale dal fondatore del Movimento 5 stelle che ha addirittura una piattaforma che si chiama Rousseau; gli invierò tutte le opere in francese e in italiano di Jean Jacques Rousseau perché mi pare debba dargli una ripassatina. Lui elogiava il buon selvaggio, non il cattivo selvaggio, la persona non corrotta dai cattivi costumi; invece tu sei un corruttore di costumi, un leader politico non tira giù dalla scala un giornalista. Fattela con me, vengo da un quartiere popolare di Lucca e a me non fai paura. Non ti sto minacciando perché sei un poveretto. Il passaggio da comico a tragico è importantissimo nella storia della letteratura greca, che si compra anche usata perché so che sei particolarmente tirchio». Poi Del Debbio ha ritenuto di dover fare un distinguo. «Mi dispiace dire queste cose perché i tuoi in questa trasmissione, da Di Battista a Toninelli, a Di Maio, alla Taverna, hanno sempre detto di essersi trovati bene. È un problema di ignoranza tua». E ancora: «Il tuo è un caso di senilità precoce. Come dice Italo Svevo, la senilità va curata perché uno che fa una cosa simile bisogna che si interroghi su sé stesso. A me fai un baffo, il problema è tutto tuo, della tua esistenza. Quando vuoi attaccare qualcuno, se non hai sotto due noccioline ma due c..., attacca quelli tipo me che sono più forti».
L'intemerata costituisce uno spartiacque, una nemesi. Nella trasformazione in un borghese piccolo piccolo (il partito, la villetta, la barchetta, il Suv, l'ideuzza condivisa con l'Andreotti dei poveri Goffredo Bettini) ecco che Grillo perde anche il primato del vaffa. Una volta lo imponeva, adesso lo subisce. Una volta ai giornalisti diceva: «Vi mangerei tutti solo per il gusto di vomitarvi. Voi siete i principi del pettegolezzo». Allora, nel lucido delirio, mostrava almeno una vitalità rivoluzionaria, la frustrazione primordiale che spesso è alla base delle più sgangherate ribellioni. Erano i prodromi della scatoletta di tonno mangiata senza mai aprirla; operazione indigesta. Adesso, come si vede nel video, se ne va in ciabatte allargando le braccia, con la pancetta da sottosegretario ombra, incapace di quel motteggio volgare o di quella battuta al vetriolo che gli avrebbe almeno dato l'ultima parola. Il Grillo mandato a quel paese da Del Debbio è un perfetto uomo di potere, il politico appagato e infastidito dalle domande dei media. C'è qualcosa di malinconico nello spintone e nel silenzio, qualcosa che somiglia al richiamo del 5 stelle Giuseppe Brescia che in giugno rimproverò Vittorio Sgarbi di «avere superato ogni limite». E incassò la risposta: «Ma se siete entrati in Parlamento al grido di vaffa...». Si comincia incendiari e si finisce pompieri, scappando in ciabatte sulla battigia inseguiti dalle proprie ambiguità. Oggi l'unica cosa trasparente di Grillo è la mascherina.
Caro Beppe Grillo, so che lei non risponde a domande, so che non concede interviste (se non in circostanze particolari), so che parla per tweet allusivi e messaggi in codice. Però mi piacerebbe davvero tanto parlarle perché ho bisogno di capire.
Sono uno di quelli che non ha mai sputato veleno preventivo sulla sua creatura a Cinque stelle.
Anzi, le confesso: ho assistito alle sue imprese, dal Vaffa day alla nuotata nello Stretto di Messina, con un po' di simpatia perché mi sembrava la giusta ribellione contro un sistema gravemente malato e lontano anni luce dai cittadini.
Spesso mi sono incontrato sul territorio con i suoi seguaci: quando ho combattuto alcune battaglie contro il sistema delle autostrade (ben prima del crollo del Ponte Morandi) o contro gli arraffoni dei trasporti locali o contro i vitalizi e gli altri privilegi della casta, ho sempre trovato grillini onesti, preparati e combattivi.
Le potrei fare un lungo elenco e le potrei mostrare le tonnellate di materiali che nel corso degli anni queste persone mi hanno fornito.
Ora mi chiedo: perché tutto questo impegno, tutto questo sacrificio, tutte queste speranze di tante persone perbene che credevano davvero nel cambiamento sono state sacrificate sull'altare di un'alleanza di governo con la forza più di palazzo che ci sia (il Pd), nata e cresciuta con i metodi più ancien régime che si siano visti negli ultimi decenni?
E perché quelli che dovevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno, quelli che inneggiavano alla trasparenza e viaggiavano in autobus, ora si rinserrano a Villa Doria Pamphilj arrivando su cortei di auto blu, con i vetri oscurati, e tengono riunioni a porte chiuse, manco fosse la massoneria, per prendere ordini da quell'Europa di burocrati e finanzieri che si voleva, anch'essa, ribaltare?
Dovevate cambiare il sistema, invece il sistema ha cambiato voi. In due anni vi ha fagocitati.
E io capisco che quando si arriva al governo ci si voglia restare. Capisco il fascino della poltrona, del potere, dei privilegi che tutto ciò comporta. Capisco che chi ci casca dentro venga avviluppato e irretito. Quello che non capisco è lei. Perché ha fatto tutto questo?
Ha lanciato un movimento rivoluzionario per produrre una nidiata di neo Rumor, ha gridato migliaia di vaffa per portare al potere aspiranti seguaci di Fanfani (senza la cultura politica di Fanfani), soprattutto ha sollecitato le speranze di cambiamento reale di tanti cittadini onesti per poi lasciarli in pasto alle solite manovre di palazzo, le beghe, le trame, e l'inevitabile delusione.
Perché lo ha fatto? E non è che c'entra la vicenda di suo figlio in tutto questo?

