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Mentre il governo è accusato di autoritarismo, le piattaforme oscurano indisturbate chi vogliono. Come accaduto a Visione TV per aver mostrato «La Verità». Eppure i media e i politici, sempre pronti a strillare di libertà di stampa a rischio, ora fischiettano.
Presi come siamo dalle discussioni sul ritorno del fascismo e sui presunti rigurgiti di autoritarismo prodotti dal governo di centrodestra, dalle intemerate contro «TeleMeloni» e il circolo di CasaPound, ci facciamo serenamente sfuggire l’unica, vera e pericolosa forma di repressione che attualmente operi a pieno regime. Peggio: sembra che ci siamo abituati alla censura in servizio effettivo e permanente, alle mordacchie e alle limitazioni della libertà di informazione e opinione. Ogni giorno le piattaforme digitali oscurano, zittiscono, cancellano.
E lo fanno impunemente, senza che illustri rappresentanti delle istituzioni intervengano per denunciare lo scandalo o per lamentare una distorsione della democrazia. Anzi, a dirla tutta le principali istituzioni - a partire dall’Unione europea che ha partorito il Digital services act - sono prontissime a sfruttare il potenziale censorio delle infrastrutture digitali, orientandole come più gradiscono. Di fronte agli abusi regolarmente commessi, i più tacciono o restano indifferenti. Può così accadere che una piccola rete televisiva indipendente, Visione TV, venga bloccata per una settimana da Youtube nell’indifferenza generale. La terribile colpa dell’emittente?
Aver mostrato la prima pagina di un quotidiano nazionale, cioè La Verità, che casualmente esibiva un titolo su Roberto Speranza e gli effetti avversi dei vaccini. Il verdetto è giunto proprio mentre Sergio Mattarella ripeteva che «ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica».
Chiediamo sommessamente: non è eversivo l’atto di una grande compagnia tecnologica che si arroga il diritto di decidere unilateralmente che cosa si possa pubblicare e che cosa no? Non dovrebbe preoccuparci questa arrogante e violenta ingerenza nel dibattito pubblico di una nazione? E soprattutto: perché non c’è un rappresentante delle istituzioni che fiati? Perché non ci sono sindacalisti pronti a stracciarsi le vesti o ordini professionali che facciano giungere rapide dichiarazioni di solidarietà ai censurati? Dopo tutto è stata oscurata una televisione la cui unica colpa è quella di aver esibito la prima pagina di un quotidiano nazionale. Da quando in qua è un delitto mandare in onda una rassegna stampa?
E come si permettono questi dittatori da strapazzo di nascondere un giornale che pubblica notizie? Per altro, la condanna arriva senza processo, senza possibilità di difesa o di replica, senza appello. O obbedisci o sei tagliato fuori.
Sentiamo già i commenti: succede di continuo, non è mica una notizia; Youtube è una piattaforma privata e fa ciò che vuole; non è censura, solo un controllo dei contenuti più che legittimo. Purtroppo, tutte queste tre affermazioni sono vere, almeno superficialmente. Certo: di censure se no contano ogni giorno, e infatti ormai nemmeno le consideriamo, ci sembrano cose di ordinaria amministrazione. Il capitalismo delle piattaforme è riuscito a farci accettare clamorose limitazioni della libertà, e ha potuto farlo poiché gode dell’appoggio dei governi e delle organizzazioni sovranazionali.
Con la scusa delle fake news - contro cui spesso si è scagliato il nostro presidente della Repubblica - i giganti del Web possono stringere cordoni sanitari attorno ai cronisti sgraditi, ai giornali che li contestano, alle emittenti che non si piegano. Il caso di Visione TV è solo l’ultimo di una serie infinita. Quasi ogni giorno ci sono lettori che ci segnalano blocchi ai loro profili sui principali social network seguiti alla pubblicazione di nostri articoli o video. Altre emittenti, ad esempio la storica RadioRadio di cui ci occupiamo in queste pagine, hanno dovuto condurre sfinenti battaglie per ribadire il proprio diritto a fornire una informazione libera e indipendente. Anche quando ottengono ragione in tribunale, però, non riescono mai compensare pienamente il danno subito: troppo tempo e troppi soldi persi.
È vero, come no, che Youtube e altre Big Tech sono aziende private. Ma è anche vero che pretendono di svolgere un servizio pubblico, fingono di farlo stabilendo in totale autonomia quali siano le regole da rispettare.
Viene allora da chiedersi: quando finalmente gli Stati si decideranno a intervenire davvero, per togliere ai padroni della Rete lo strapotere sulle menti dei popoli?
Di fronte alla gravità di certi episodi, le polemiche sul fascismo che risorge suonano ancora più tristi e vacue del solito. Tutto l’orgoglio della libera stampa che rivendica la propria funzione appare patetico, perché esplode soltanto quando le minacce sono insignificanti o inesistenti. Quando invece c’è da prendersela con i potenti veri, ecco che prevalgono il timore e la reverenza. Quando ci sono di mezzo gli inquisitori mainstream, ecco che i virili colleghi e i politici perdono la favella. Del resto, loro non corrono il rischio di essere censurati dai colossi online: si censurano benissimo da soli, e ne sono pure fieri.
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Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
Da Matteo Bassetti che boicotta il film «Gli invisibili» alle censure social che hanno colpito l’intervista della «Verità» sulla commissione d’inchiesta: la pandemia non è stata solo un fatto medico ma politico e sociale. E in tanti si sono prestati per favorirla ed esaltarla.
Il video della versione televisiva de La Verità è stato censurato. Il mio seguitissimo canale Youtube è stato cancellato da un giorno all’altro. Youtube è gratis, come Facebook, e quando qualcosa è gratuito il prodotto siamo noi.
Faccio un rapido riassunto delle cose dette sul canale Youtube che mi sono costate la chiusura. Raccomando a coloro che conoscono il francese la lettura dell’ottimo libro Gli apprendisti stregoni (Les apprentis sorcieres). Tutto quello che non sapete sull’Rna messaggero» di Alexandra Henrion Caude, editore Albin Michel. L’Oms nel febbraio 2020 ha chiesto agli scienziati di realizzare un vaccino subito, di studiare, una volta creato il vaccino, i rischi di malattie post-vaccinali e di creare un test per valutare l’efficacia di questi vaccini.
La richiesta è folle, c’è una contraddizione in termini spaventosa. Per fare un vaccino occorrono tempi lunghissimi. Per fare un vaccino e verificarne sicurezza ed efficacia, ancora di più. Il vaccino, invece, è stato creato in tempi brevissimi: la sequenza genomica del virus è stata pubblicata online dagli scienziati cinesi l’11 gennaio 2020; il team di Moderna ha fornito un progetto di vaccino entro 48 ore e ha inviato un campione di questo vaccino 42 giorni dopo. Ugur Sahin, il co-fondatore di Biontech, ha trovato la formula per il suo vaccino già il 25 gennaio 2020.
e gli altri sieri?
Noi bifolchi con tendenza al complottismo a questo punto ci siamo chiesti: visto che fare un vaccino è così facile, veloce e sicuro, perché la Dengue e la febbre gialla non sono ancora scomparse? La necessità del vaccino era stata incalzata da una propaganda micidiale, che ha creato un terrore apocalittico. E il vaccino scongiura l’apocalisse. Come dimenticare le parole di Mario Draghi sulla dipartita causata a sé e a altri da chi non si vaccina? Come dimenticare le parole del custode della Costituzione Sergio Mattarella, che ha affermato che la pretesa di libertà custodita dalla Costituzione scompare davanti all’emergenza vaccinale (adesso replichiamo con il clima)?
Il vaccino non impedisce di contrarre il Covid, non impedisce di contrarre nuovamente il Covid, non impedisce di infettare gli altri, non impedisce di morire di Covid. Come serenamente dichiarato dalla stessa Oms, che il 23 novembre 2021 ha ricordato che i vaccinati sono ancora a rischio di malattia. Il vaccino non impedisce nemmeno di infettare gli altri e, come evidenzia un colossale studio pubblicato dal New England Journal of medicine nel giugno 2022, non c’è, da questo punto di vista, differenza tra vaccinati e non vaccinati.
Secondo uno studio di Harvard, pubblicato sull’European Journal of epidemiology, l’aumento dei casi di Covid non è legato al tasso di vaccinazione e lo dimostra un’analisi condotta in 68 Paesi, mentre uno studio condotto in Sudafrica e pubblicato sul New England Journal of medicine nel settembre 2022 ci insegna che, di fronte a Omicron, due dosi di vaccino, come tre, non sono efficaci poiché non prevengono il ricovero, cioè le forme gravi. Il vaccino è poco efficace. I suoi possibili effetti collaterali vanno dalla morte all’invalidità, passando per una serie di patologie.
I numeri che allarmano
I dati di farmacovigilanza delle varie autorità esistenti confermano un numero rilevante di eventi avversi e decessi. A oggi sono stati segnalati più di 11 milioni di eventi avversi e più di 70.000 decessi potenzialmente correlati. Eppure il professor Matteo Bassetti cerca di impedire la proiezione del film Gli invisibili perché, altrimenti, la campagna vaccinale ne soffrirebbe. Attualmente, migliaia di pubblicazioni scientifiche supportano la descrizione di queste malattie e decessi post-vaccinali e avvertono anche del crollo della risposta immunitaria nei vaccinati e del pericolo che rappresentano per loro nuove iniezioni, come riportato da The Lancet nel giugno 2022.
Il 12 settembre 2022 viene pubblicato sulla rivista Social science research network un altro studio condotto da scienziati di Harvard e della Johns-Hopkins, che elenca i seguenti possibili effetti avversi correlabili: disturbi ematologici, emorragie, trombocitopenia, disturbi della coagulazione, trombosi, tromboembolia, ictus; disturbi immunologici come anafilassi; sindromi infiammatorie multisistemiche nei bambini, patologie polmonari come la sindrome da distress respiratorio acuto; disturbi cardiovascolari acuti tra cui miocardite, pericardite, aritmia, scompenso cardiaco, infarto, danno renale ed epatite acuta, disturbi oculistici. disturbi neurologici tra cui encefalomielite acuta disseminata, sindromi di Guillain-Barré e Miller Fisher, meningite asettica, meningoencefalite, convulsioni generalizzate, paralisi del nervo facciale, anosmia, ageusia; disturbi dermatologici tra cui eritema multiforme, alopecia (perdita di capelli); problemi di fertilità, alterazioni del ciclo mestruale, aborto.
I disturbi mestruali sono ormai un capitolo importante nella vita delle donne vaccinate: hanno riguardato, per periodi di tempo variabile, tra il 10% e il 65% di loro. Sul sito della Pfizer, su ognuna delle loro pagine, compare un banner dove è scritto: «I vaccini non offrono una protezione totale nelle persone che li ricevono e non sono indicati per curare l’infezione o ridurne le complicanze» Sempre sul sito compare la domanda «Perché dovrei vaccinarmi?». Le risposte sono: «Per aiutarti a proteggerti e fare la tua parte per la tua comunità; perché la maggior parte degli effetti collaterali sono generalmente da lievi a moderati e di breve durata». La vaccinazione, quindi, non è un atto medico ma politico e sociale e «generalmente» è un termine un po’ vago che non sarà smentito perché gli Stati non hanno fatto farmacovigilanza e quelli che l’hanno fatta (Scozia) non hanno comunicato i dati per non incentivare il pensiero no vax.
i tamponi nasali
Un’ultima osservazione: la saliva, in caso di infezione da virus, indica lo stato clinico del paziente ma anche la sua risposta immunologica e la sua contagiosità. Il tampone salivare è indolore e dà risultati più attendibili, ma è stato preferito il doloroso tampone nasale che, soprattutto se fatto male, spesso provoca emicranie, emorragie e altri disagi. Nell’agosto 2020 avevamo già una meta-analisi (revisione di diverse pubblicazioni esistenti sull’argomento) che dimostra come l’innocuo test salivare sia più attendibile. Ora, riascoltate il video di Renato Brunetta dove sembra quasi gioire della facoltà di fare il più male possibile. I tamponi nasali hanno avuto il solo scopo di essere una specie di tortura?
Insieme ad altre scelte come il lock down, il distanziamento giustamente chiamato «sociale» e non «igienico», ha spinto le persone a desiderare il vaccino e poi è stato usato come punizione per i renitenti. Grazie Brunetta di averci detto la verità.
La mia assoluta disistima va verso chi ha imposto i tamponi nasali, dolorosi, pericolosi e meno affidabili e la mia perplessità per tutti coloro, medici, infermieri, farmacisti, che hanno eseguito senza cercare letteratura e senza informarsi. Alcuni di loro si sono vantati di fare il più male possibile. Ogni dittatura ha bisogno di servi sadici. Il libro di Alexandra Henrion Caude è molto interessante, ma è sbagliato il titolo. Non credo si sia trattato di pasticcioni improvvisati in buona fede.
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Censurata la puntata di ieri, ospite l’endocrinologo Vanni Frajese, per «violazione delle norme» della piattaforma. Che minaccia di chiudere il canale. Ma con quale diritto può impedire il dibattito e la libertà di espressione?
Lo stato d’emergenza pandemica non c’è più, ma sopravvive la censura quando si parla di Covid e di commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia. La scure si abbatte, a prescindere da titoli e contenuti, impedendo la libera circolazione di pensieri, dibattiti, argomentazioni.
È capitato ieri, anche con la puntata in programma di TivùVerità, il nuovo spazio di informazione settimanale condotto dal vicedirettore Francesco Borgonovo. Il tema affrontato, assieme all’endocrinologo Vanni Frajese, era «Aspettando la commissione Covid», una mezz’ora di disamina di quello che sono stati gli ultimi tre anni e le aspettative sui risultati della commissione parlamentare.
Programmato alle 10 della mattina, 5 minuti prima della pubblicazione Youtube ha rimosso il video in quanto «violava le normative della community». Eppure non c’erano offese, ovviamente, né contenuti violenti od oltraggiosi. La Verità ha ricaricato la puntata, cambiando il titolo in «Aspettando la commissione d’inchiesta» e omettendo nell’abstract il nome del professor Frajese.
Il video è stato pubblicato, ma 5 minuti dopo è scattata l’identica censura e conseguente rimozione. Oltre alla segnalazione che, alla terza esclusione, il canale sarebbe stato chiuso, venivano fornite le «Norme sulla disinformazione in ambito medico relativamente al Covid-19», che la piattaforma applica.
Leggendole, sembra di tornare in piena pandemia, quando solo uno sparuto comitato di «tecnici» e un allora ministro della Salute senza cognizioni mediche o scientifiche, si arrogavano il diritto di prendere decisioni sulla pelle degli italiani. Youtube non si limita a permettere la condivisione e visualizzazione in Rete di contenuti multimediali, ma esegue i diktat della comunicazione ancora dominante in tema di cure domiciliari, per esempio, solo per screditarle.
Sono bannati, avverte, i «contenuti che consigliano l’uso di ivermectina o idrossiclorochina per la cura del Covid-19», poco importa se non è un consiglio, come faceva il professor Frajese durante la puntata bensì la considerazione che «si è detto fin dall’inizio che non c’erano cure, quindi ci si doveva chiudere in casa e attendere il vaccino senza fare altro». Anche perché «se ci fossero state cure non si poteva dare l’autorizzazione emergenziale a questi vaccini».
Una delle tante questioni, della mancata assistenza territoriale, su cui dovrà fare chiarezza la commissione parlamentare criticata pure dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre l’attività del Parlamento ai giudizi della magistratura si collocano al di fuori del recinto della Costituzione e non possono essere praticate», dichiarò il presidente. Mentre il centrodestra vuole una verifica politica dell’operato dei precedenti governi, senza pretese di sostituirsi alla Corte.
Il decalogo degli argomenti «fuorilegge» per Youtube è una stravagante mescolanza di contenuti comprensibilmente non condivisibili, come «istruzioni per la contraffazione di certificati vaccinali o offerte di vendita per siffatti documenti», o video «secondo i quali l’astensione dal cibo asiatico eviti il contagio da coronavirus», e di argomenti censurati solo perché «in contraddizione con le linee guida fornite dall’Oms e dalle autorità sanitarie locali». Salvo poi ammettere che «data la frequenza con cui queste linee guida cambiano, potrebbe verificarsi un ritardo tra le direttive Oms o delle autorità locali e l’aggiornamento delle norme».
Perciò, se in un video si affermasse che il vaccino anti Covid non va somministrato alle donne in gravidanza, come aveva finalmente dichiarato lo scorso novembre l’Agenzia europea del farmaco (Ema) nella sezione Gestione del rischio, verrebbe censurato in quanto non in linea con le raccomandazioni delle associazioni di ginecologi o dell’Iss.
Invece in merito all’estensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio di Comirnaty, tra i problemi di sicurezza evidenziati dall’Ema, c’è l’utilizzo del siero a mRna nelle donne in attesa e che allattano, perché «mancano informazioni».
Con quale scientificità censura Youtube? E perché si sente in diritto di farlo? Una settimana fa, La Verità vi ha raccontato dei Facebook Files presentati alla commissione Giustizia della Camera dei rappresentanti e di come «Facebook e Instagram hanno censurato i post e modificato le loro politiche di moderazione dei contenuti a causa di pressioni incostituzionali della Casa Bianca di Joe Biden», secondo quanto ha dichiarato il deputato repubblicano Jim Jordan, che ha cominciato a rendere pubblici i file su Twitter. «Durante la pandemia il governo degli Stati Uniti sembra aver assunto un ruolo simile a un “ministero della Verità” orwelliano», ha scritto il giudice distrettuale Terry Doughty, elencando gli argomenti censurati dal governo di Biden attraverso le piattaforme social Facebook, Twitter, Youtube, Instagram e LinkedIn. Una pressione continua, perché non si parlasse di obblighi di indossare le mascherine non supportati da evidenze scientifiche, di lockdown inutili e dannosi, delle tante restrizioni imposte anche negli Stati Uniti.
Nel video di TivùVerità censurato ieri, il professore Frajese spiegava che «la commissione parlamentare potrebbe dire verità di cui non si può parlare» e che è «un atto dovuto della politica: al popolo è stata chiesta qualunque cosa, durante la pandemia, anche di attuare discriminazioni violente». Nell’era dell’emergenza «da quella pandemica alla climatica, o con altre minacce virali», riflettevano conduttore e ospite, è quanto mai necessario non dimenticare quello che è successo. La commissione d’inchiesta aiuterà a far chiarezza, ma fa paura anche a Youtube.
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