Pare di vederli, a Repubblica: in una mano la scala Pantone, nell’altra le foto degli atleti azzurri medagliati agli europei di atletica: «Questo è un nuovo italiano, questo è un vecchio italiano, questo parrebbe nuovo, ma potrebbe essere anche abbronzatura, ricordiamoci di controllare l’albero genealogico». Per la misurazione dei crani, si stanno attrezzando. In ogni caso, di fronte alle belle vittorie tricolori, nel quotidiano fondato da Eugenio Scalfari è questo che pare essere balzato all’occhio: l’integrabilità di quegli atleti nella narrazione immigrazionista su rigorosa base cromatica. Con buona pace degli altri connazionali sul podio, quelli con la sfortuna di essere figli di tanti anonimi Mario Rossi e Maria Bianchi, tagliati fuori dalle foto virali per insufficienza di melanina e conseguente irriducibilità alla retorica di parte. «Quelle medaglie dell’atletica dedicate a Vannacci e ai tanti colori dei nuovi italiani», titolava ieri Repubblica, cercando di tirare per un’ultima volta la volata al generale in spregio del silenzio elettorale. «È grazie ai “nuovi italiani”, i figli appunto dell’immigrazione, nelle sue gradazioni di colori, che l’Italia sta dominando gli europei di atletica», si leggeva nel pezzo. A dirla tutta, il fatto che all’aumentare di «afrodiscendenti» aumentino le vittorie in certe specialità è cosa che può sorprendere solo chi neghi l’esistenza delle razze umane, non chi affermi il contrario. Il fatto è che una nazione non si fa con la lista della spesa: «Mi dai tre kenioti per la maratona, due cinesi per il ping pong e due attaccanti brasiliani per la nazionale di calcio... anzi facciamo tre, che si schiera il 4-3-3». A ben vedere, del resto, anche le storie dei nostri campioni ritenuti epidermicamente corretti da Repubblica paiono mal utilizzabili per spalancare i porti: Mattia Furlani e Marcell Jacobs hanno un genitore italiano, così come Lorenzo Simonelli, mentre Chituri Ali ha papà e mamma stranieri ma da piccolissimo è stato dato in affido a una famiglia italiana, secondo prassi giuridiche in uso dai tempi dei romani. Urge trovare un campione appena sceso dal barcone, come in quel film in cui Checco Zalone faceva palleggiare i giovani immigrati direttamente nell’hotspot. Vecchia storia, comunque, quella dell’uso propagandistico di sportivi colorati: la Francia calcistica campione del mondo del 1998 doveva celebrare l’oggettivo trionfo della superiorità di un modello. Le vittorie delle monoetniche nazionali di Italia 2006 e Spagna 2010, invece, riguardavano solo quella cosa con la palla e 22 tizi che le corrono dietro, non c’era nessun’altra lezione dietro. Gli spaccati significativi della realtà, che si vorrebbero univoci, in realtà dipendono sempre da come «tagli» i fatti. Ad esempio: se la percentuale di medagliati di colore nelle gare di atletica ci racconta qualcosa del nostro Paese, perché non può dirci qualcosa l’analoga percentuale, basata sugli stessi identici criteri, dei condannati in Italia per reati sessuali?
Mondiali: Stano e Vallortigara tengono alta la bandiera italiana nell’atletica. Rinascita scherma
Si sono concluse nel weekend le rassegne iridate di atletica leggera e scherma. A Eugene, negli Stati Uniti, l’Italia chiude con un oro e un bronzo. Delusione per i grandi protagonisti di Tokyo 2020, Marcell Jacobs (ritirato per infortunio) e Gianmarco Tamberi (quarto nel salto in alto). In Egitto, invece, grande riscatto per la scherma azzurra dopo il flop olimpico con il terzo posto nel medagliere.
Si sono appena conclusi i mondiali di atletica leggera e scherma, e per i colori azzurri, nonostante siano rimasti lontani i livelli raggiunti appena dodici mesi fa in Giappone in occasione delle Olimpiadi, soprattutto nell'atletica leggera dove arrivarono ben cinque medaglie d'oro, si è trattato di due appuntamenti con risultati tutto sommato buoni.
Non tanto a livello di numero medaglie, piuttosto di prestazioni e crescita di molti atleti, soprattutto in vista dei prossimi impegni, a breve e medio-lungo termine, con l'Europeo di atletica leggera in programma a Monaco di Baviera dal 15 al 21 agosto, e i prossimi Giochi, fissati nell'estate del 2024. L'Italia chiude queste due settimane con un bilancio di tutto rispetto. Per quanto riguarda l'atletica leggera, un diciannovesimo posto nel medagliere che non deve però trarre in inganno, perché equivale a un dodicesimo posto nella classifica a punti, ossia la graduatoria che tiene conto dei piazzamenti nelle prime otto posizioni, dove venivano assegnati otto punti per la vittoria, sette per il secondo posto e via dicendo fino all'ottava posizione. Un dodicesimo posto che vede i nostri colori davanti a quelli di Nazioni come Germania, Francia e Norvegia. In particolare, a tenere alti i colori italiani sul podio dei mondiali di Eugene, negli Stati Uniti, sono stati Massimo Stano, che è riuscito a replicare la medaglia d'oro conquistata a Tokyo (un anno fa nella 20 chilometri di marcia), nella 35 chilometri di marcia, e Elena Vallortigara, con un bellissimo bronzo nel salto in alto. «Ci tenevo a vincere un'altra medaglia, volevo dimostrare a tutti che l'oro di Tokyo non era un caso» ha commentato il campione del mondo della marcia - «Ci tenevo così tanto a questa medaglia che non potevo mollare».
Chi non è riuscito a ripetersi, invece, sono stati i grandi protagonisti della spedizione azzurra alle Olimpiadi giapponesi, Marcell Jacobs, che è stato costretto ad alzare bandiera bianca per problemi muscolari prima della semifinale dei 100 metri, e Gianmarco Tamberi, fermatosi al quarto posto nel salto in alto, così come anche Filippo Tortu, fuori dalla finale dei 200 metri per una manciata di centesimi di secondo. Altri risultati degli di nota, sono stati i quarti posti di Sara Fantini nel lancio del martello e Andrea Dallavalle nel salto triplo, fermatosi a soli sei centimetri dalla medaglia di bronzo. In quest'ultima categoria da segnalare anche il quinto posto di Emmanuel Ihemeje. Ci sono stati poi i due settimi posti delle staffette 4x400 mista e femminile (Anna Polinari, Ayomide Folorunso, Virginia Troiani e Alice Mangione) e gli ottavi posti della 4x100 femminile e di Valentina Trapletti nella 20 chilometri di marcia. Ma non solo. Tra i risultati di grande prestigio raggiunti dagli atleti italiani ai mondiali di Eugene ci sono anche due record nazionali, ovvero i 54" e 34 centesimi nella gara dei 400 metri ostacoli di Ayomide Folorunso e i 42" e 71 centesimi della 4x100 femminile.
Se a Tokyo un anno fa era andata davvero male e sotto ogni aspettativa, a Il Cairo in Egitto la scherma italiana ha saputo rialzarsi e tornare quella che è sempre stata. Un medagliere finale che vede gli azzurri piazzarsi al terzo posto con otto medaglie, di cui due ori, con il fioretto femminile e maschile a squadre; quattro argenti, con Arianna Errigo nel fioretto, Tommaso Marini nel fioretto, spada a squadre femminile e maschile; e due bronzi, con Rossella Fiamingo nella spada e con la sciabola maschile a squadre.




