2024-04-10
Clima, la Cedu condanna la Svizzera
Strasburgo, l'esultanza delle «Senior women for Climate protection» svizzere (Ansa)
Accolto il ricorso delle «nonne» ambientaliste. Per la Corte europea, il governo elvetico non ha rispettato gli obblighi green, violando i diritti umani. Greta Thunberg: «È solo l’inizio». Una sentenza destinata a fare storia e diventare un rischioso precedente per gli Stati Ue, quella emanata ieri dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Il tribunale di Strasburgo ha infatti condannato la Svizzera per aver violato l’articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, ovvero il diritto al rispetto della vita privata e familiare, in quanto non ha preso sufficienti misure per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Il procedimento era stato avviato a seguito del ricorso presentato dall’associazione elvetica Senior women for Climate protection Switzerland (Anziane per il clima Svizzera) e da altri singoli querelanti, supportati da Greenpeace Svizzera, che chiedeva alla Corte di obbligare la Svizzera «ad adottare i provvedimenti legislativi e amministrativi necessari per contribuire a scongiurare un aumento della temperatura media globale di oltre 1,5°C, applicando obiettivi concreti di riduzione delle emissioni di gas serra». Il verdetto, per la prima volta, lega la tutela dei diritti umani al rispetto degli obblighi sul clima, con possibili ricadute a catena in tutta Europa. Gli Stati, infatti, per evitare possibili condanne da enti sovranazionali come la Cedu, potrebbero essere spinti a varare provvedimenti in salsa green. Le anziane ambientaliste svizzere hanno inoltre aperto la strada a una deriva già cara alle istituzioni di Bruxelles, ovvero la legiferazione tramite sentenze e carte bollate, bypassando la volontà popolare e la sovranità statale. Dinamica ben chiara anche a Greta Thunberg: «Questo è solo l’inizio del contenzioso sul clima: in tutto il mondo, sempre più persone stanno portando i loro governi in tribunale per ritenerli responsabili delle loro azioni», ha dichiarato ieri l’attivista svedese, presente a Strasburgo. Ma anche sul fronte italiano gli attivisti climatici si sfregano già le mani: «La sentenza della Cedu segna un punto fondamentale per la climate litigation (contenzioso climatico) in Europa. Si apre una nuova fase che presto potrebbe coinvolgere anche l’Italia, dove tutte le norme interne devono rispettare i diritti e i principi garantiti dalla Cedu e dove la Corte costituzionale è tenuta a pronunciarsi sul rispetto dei predetti principi, la cui violazione è incostituzionale», ha scritto il Wwf Italia, «è auspicabile che l’orientamento della Cedu possa fornire un nuovo stimolo perché l’Italia al più presto conformi piani e misure alle ragioni della transizione ecologica. Inoltre, la sentenza costituisce un ulteriore incentivo per l’adozione di una legge sul clima che definisca, tra l’altro, gli obiettivi climatici e le percentuali vincolanti di riduzioni delle emissioni di gas effetto serra, nonché i budget di carbonio settoriali derivanti dagli obiettivi di riduzione delle emissioni».
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)